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Gravel bike al Giro: follia o colpo di genio?

27.11.2020
5 min
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Una tappa gravel al Giro d’Italia. Fantascienza o realtà? Per il momento è poco più che una provocazione, ma perché non provare ad immaginare uno scenario diverso?

In fin dei conti il ciclismo negli ultimi 15 anni ha provato ad inserire qua e là delle novità che destassero attenzione. Dalla tappa sullo sterrato a Montalcino al Giro 2010, alla riproposizione della Roubaix nel Tour 2014 tanto caro a Nibali. La partenza stile griglia di F1 con le griglie, sempre al Tour. E adesso perché non cavalcare questa ondata di novità portata da questa tipologia di bici?

Con l’avvento del freno a disco i “disegni” delle specialissime sono cambiati. Si hanno più spazi per le ruote, si possono utilizzare gomme più larghe e le influenze della Mtb sono sempre di più. Influenze che riguardano anche l’allenamento visto che in parecchi le usano. 

Morton dice di sì

Lachlan Morton ovviamente non ha dubbi: si potrebbe fare e sarebbe anche bello. Ma è chiaro che il suo è un parere di parte: come per Cancellara quando si trattava di inserire tratti di pavé nel percorso del Tour.

«Parliamo del Giro – dice – tutto è possibile. Avete inventato la tappa sulle strade bianche e altre cose che inizialmente hanno fatto storcere il naso e adesso sono apprezzate da tutto il mondo. Ovviamente il primo problema che vedo è per le squadre, che oltre alle bici da crono dovrebbero portarsi dietro le gravel. Poi però penso alle aziende che vendono più gravel che bici da crono. Per cui magari per una volta accetterebbero di fare lo scambio. Chiaro che su certe strade si va bene anche con la bici da corsa e le ruote più grandi, ma è anche vero che non stiamo parlando di strade bianche, quanto piuttosto di strade di montagna dal fondo non lavorato».

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Soprattutto negli Usa le gare gravel sono già una realtà
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Soprattutto negli Usa le gare gravel sono già una realtà

Non mischiare le carte

«Io sono un tradizionalista – dice Alessandro De Marchi – se è una gara su strada, deve essere una gara su strada. Okay la Parigi-Roubaix, ma l’idea di mischiare le due cose non mi piace, ha poco senso. Già negli ultimi anni si è inserito spesso lo sterrato. Okay, c’è la Strade Bianche, ma quello è un evento fatto apposta, unico. Piuttosto meglio creare una gara specifica per gravel, allora sì. Sarebbe una bella esperienza».

E pure abbiamo visto come campioni del calibro degli stessi Nibali e De Marchi, ma anche di Visconti, Ulissi, Bardet… la usano. Perché non provare?

«Per me sono due cose troppo diverse – sostiene Giacomo Nizzolo – snaturerebbe troppo la natura di un Giro. Creerebbe troppe variabili al fine di una corsa a tappe che dura tre settimane. E non sarebbe giusto a mio avviso».

Sogno Etna

«Se dovessi parlare da spettatore – dice Damiano Caruso – direi di sì. Mi rendo conto che sarebbe un vero spettacolo. Se invece parlo da corridore, e ancora di più da corridore di classifica, allora dico no. Inserire dei single track sarebbe senz’altro divertente, ma anche un azzardo».

Però pensiamoci: si potrebbero ipotizzare delle limitazioni sui ritardi, cioè una classifica fatta di soli abbuoni o penalità temporali a prescindere dal distacco reale. Per esempio, il 147° prende 3′ di distacco, il 148° 3’02” e così via…

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Le alture dell’Etna
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Le alture dell’Etna

«Non credo neanche a questa soluzione. I corridori non la prenderebbero seriamente al 100% viste le difficoltà del caso. A questo punto preferirei eventi appositi. Prima di lanciare queste novità in un Giro andrebbero testate in gare singole.

E Damiano rilancia: «Mi hanno chiesto un parere sull’arrivo dell’ultimo Giro a Piano Provenzana sull’Etna. Da lì c’è una strada sterrata che sale fino a 2.800 metri di quota. Volevano sapere se con le bici da strada sarebbero potuti salire fin lassù. Io gli ho detto di no, ipotizzando però che si sarebbe potuto fare una gravel o una Mtb. Sarebbe stata una cosa bella. Pensate, solo i corridori e gli elicotteri. Niente pubblico. Magari in futuro una cronoscalata. Però bisogna ricordare che comanda sempre il vulcano. Se quel giorno i fumi dell’Etna soffiassero sulla corsa?».

Parola al meccanico

E poi ci sarebbe da capire la logistica. In teoria un evento gravel dovrebbe corrersi in autonomia, anche perché in certi punti le ammiraglie non potrebbero seguire i corridori. C’è molta carne al fuoco.

«Io credo che le cose non sarebbero così semplici neanche da un punto di vista logistico – dice Gabriele Tosello, meccanico dell’Astana – alla fine non sarebbe un problema per noi in senso stretto se non del lavoro in più, ma minimo servirebbero due bici per corridore. E riportare le misure in modo preciso non sarebbe così facile. Inoltre con il disco, oggi, si possono montare coperture più grandi, magari si potrebbe intervenire in tal senso, con una tappa su sterrato».

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Single track facili sono ideali per le gravel
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Single track facili sono ideali per le gravel

Da fare subito

Ma per chi la pensa in un modo c’è anche chi va controcorrente, come Giovanni Ellena, direttore sportivo della Androni Giocattoli.

«Il mio pensiero? Beh, dico che mi hanno sempre insegnato a mettermi nei panni degli altri e allora dico che se fossi un organizzatore non aspetterei un attimo ad inserire una tappa per gravel: sarebbe uno spettacolo eccezionale. Guardiamo la Strade Bianche: in pochi anni è diventata una classica di riferimento. La Parigi-Roubaix la guardano tutti. La gente vuole il ciclismo eroico. Lo sterrato ha sempre fatto effetto, ha sempre divertito. Io sono ancora incavolato nero per come sono andate le cose nel giorno dello sciopero di Morbegno (tappa lunga e con pioggia, ndr), quindi figuriamoci… 

«Di contro, proprio perché mi metto nei panni degli altri – conclude Ellena – se fossi un team manager che ha il corridore che punta forte alla classifica qualche dubbio ce lo avrei. Lì ci sono in ballo mesi e mesi di lavoro e investimenti importanti. Magari resterei più sui tratti di strada bianca. Però ripeto, il tifoso più che imitare il corridore, lo idolatra. Lo vede come un eroe».