La Gand del belga e dei tre italiani. E Nizzolo rimugina…

28.03.2021
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Nizzolo sta cominciando a capirlo solo ora. Forse la Gand l’ha buttata, anche se Van Aert magari avrebbe vinto lo stesso. E’ passata quasi un’ora dall’arrivo e Giacomo non ha ancora rivisto la volata, ma a forza di sentirsi dire che forse qualcosa è andata storta, qualche crepa si sta aprendo nella convinzione professata sul traguardo di aver fatto tutto bene.

«L’arrivo era corto – dice – ho corso per tutto il giorno come volevo. La volata l’ho presa così da dietro perché pensavo di non avere gambe per farla in testa. Pensavo di essere stanco e forse farla di rimonta era meglio. Potevo giocarmela meglio, ma ha vinto il più forte. Vorrei che questo fosse chiaro…»

In attesa del podio, ciascuno con i suoi pensieri
In attesa del podio, ciascuno con i suoi pensieri

Rimonta strozzata

Forse il nuovo finale della Gand-Wevelgem con dei chilometri nuovi a causa di un incendio. Oppure il fatto che Van Aert si sia tenuto saggiamente accanto Van Hooydonck, impedendo a chiunque di scattare. Magari davvero il senso di affaticamento per aver risposto agli scatti sul Kemmel e poi a due allunghi di Kung nel finale. Il 55 e le ruote da strada, perché tanto pavé in realtà non c’era. C’era tutto per fare bene, eppure qualcosa non ha girato nel verso giusto. Infatti mentre Van Aert con Trentin e Colbrelli a ruota si lanciavano nello sprint, Nizzolo doveva ancora iniziare la rimonta. Che in un arrivo breve come l’ha descritto benissimo lui, è rimasta soffocata nella gola.

Il gruppo di testa sotto al Menin Gate di Ypres, monumento ai caduti
Il gruppo di testa sotto al Menin Gate di Ypres, monumento ai caduti

Doppio rimpianto

«E proprio la gola – sorride mestamente – continua a darmi fastidio dalla Sanremo, ricordo che ne avevamo già parlato. E diciamo che certi sforzi e il vento freddo del Nord non aiutano a farlo passare. In salita non mi hanno staccato perché si andava troppo forte per fare la differenza. In finale poi Van Hooydonck ha ricevuto l’ordine di tirare fino all’ultimo. Io ho risposto a Kung, che mi è partito da davanti e non volevo lasciarlo andare. La rimonta, già la rimonta. Ero indietro. Mi sono lanciato e ho dovuto smettere di pedalare. Ho girato attorno a uno e poi sono ripartito. Mi resta la consapevolezza che alla fine delle corse lunghe sono ancora veloce, ma sta iniziando a venirmi anche un po’ di rimpianto. Come ho ancora qua sulla gola la Sanremo. Ho vinto bene la volata del gruppo. Quel colpo che ho dato col ginocchio sul manubrio a inizio anno mi ha fatto arrivare alla Classicissima con un po’ di ritardo, ma ora sto bene e guardo con curiosità al Fiandre. L’ho fatto una sola volta da neopro’ con Cancellara, ricordo poco. Starò quassù fino alla Roubaix. Perché a noi dicono che si dovrebbe fare».

Sull’ultimo Kemmel, il forcing di Van Aert. Trentin risponde bene
Sull’ultimo Kemmel, il forcing di Van Aert. Trentin risponde bene

Grazie a Van Hooydonck

Prima Van Aert e poi i tre italiani, da capire se esserne depressi oppure prendere atto che alle spalle del gigante ci fossero soltanto i nostri.

«E’ stato uno sprint velocissimo – dice il belga – abbiamo avuto vento favorevole fin dal Kemmel e siamo stati in grado di gestire bene il finale. Van Hooydonck ha fatto per tutto il giorno un lavoro fantastico, ma nel finale è stato superlativo. Non è stato un giorno semplice. La fuga non era molto numerosa e abbiamo dovuto fare parecchi chilometri tirando ciascuno per la sua parte. Abbiamo avuto sempre il vento di traverso, è stato uno sforzo enorme, ma ne è valsa davvero la pena».

Probabilmente sul Kemmel ha ragionato e ha scelto di non attaccare a fondo, come magari avrebbe fatto Van der Poel. Certe corse si vincono con la testa e non solo con il carattere. Per questo Van Aert è forse superiore all’olandese.

Schermaglie in pianura: Van Aert fa buona guardia
Schermaglie in pianura: Van Aert fa buona guardia

Trentin, quasi perfetto

Ieri Trentin le aveva azzeccate tutte. Ha sbagliato solo il pronostico sulla Trek-Segafredo, perché non poteva sapere che a causa di una doppia positività Covid, la squadra americana non sarebbe partita. Ma quando il discorso si è spostato sullo sprint, contro Van Aert c’è stato poco da fare.

«Ancora terzo come l’anno scorso – dice – un po’ sono deluso, ma non è una vergogna arrivare dietro un così. Diciamo che posso essere contento al 50 per cento. E’ venuta fuori una gara molto dura. Dopo 60-70 chilometri era già tutto spaccato. La prima selezione l’ho fatta io. Volevo dare una ripassata al gruppo, che era tutto compatto. Mi sono girato e avevo tutta la Bike Exchange a ruota. Si è formato un bel gruppo, nessuno ha fatto il furbo. E poi il Kemmel ha dato le scremate successive. Cosa vuol dire in prospettiva del Fiandre? Tutto e niente. Non si possono paragonare le due corse. Il Fiandre ha più salite e più pavé e spero di vincerlo. Così quando domenica parleremo della settimana trascorsa, potremo dire che il terzo alla Gand era il segnale della condizione».

Van Avermaet è rimasto fuori dai primi ed ha inseguito per tutto il giorno
Van Avermaet è rimasto fuori dai primi ed ha inseguito per tutto il giorno

I dubbi di Colbrelli

Alla fine c’è Colbrelli, che il podio l’ha perso negli ultimi 30 metri e un po’ gli scoccia. La voce sempre venir fuori da un pozzo, sfinita e cupa. Sono andati forte per tutto il giorno e nel bilancio della stagione di Sonny c’è la scelta di non correre fino alla Sanremo, provando un modo di fare che probabilmente non ha dato frutti.

«Ma questo qua è un fenomeno – dice Colbrelli, riferendosi a Van Aert – e il compagno l’ha aiutato perché ha impedito gli scatti. Senza di lui magari vinceva ugualmente, ma gli toccava chiudere tutti i buchi. E in salita non ci ha staccato. La volata? Riguardandola, magari ho sbagliato a uscire dalla sua scia. Invece di pensare a passarlo, dovevo restare lì e magari mi portava lui sul podio, visto che Trentin mi ha passato con le ultime tre pedalate. Mi manca ancora qualcosa, perché non ho corso tanto. Abbiamo provato questa preparazione, era giusto farlo, ma non ho esplosività e facilità nei rilanci. E’ stato un buon test per domenica, anche se al Fiandre torneranno in ballo Van der Poel, Alaphilippe e altri. Comunque le corse quassù sono tutte diverse. Ad Harelbeke la Deceuninck sembrava imbattibile, oggi si sono squagliati. Se cambiava qualcosa senza il malanno di Bennett? Probabilmente sì. Ero accanto a lui quando ha rimesso, per poco non prendeva anche me. Non credevo ai miei occhi. L’ho guardato e mi sono detto: che cosa sta facendo questo qua?».