Jakob Fuglsang cambia ancora pelle. Il danese dopo ben nove stagioni ha lasciato il gruppo Astana. Tra i grandi del WorldTour solo Valverde, Ulissi, Pinot e Puccio sono rimasti altrettanto tempo nello stesso team. E questo per chi va per i 37 anni non è una cosa da poco. Significa rimettersi in gioco, accettare nuove sfide, uscire da quella che oggi è la comfort zone.
Per l’ex biker approdato alla Israel – Premier Tech gli obiettivi non saranno più i grandi Giri, come già aveva dichiarato lo scorso anno, ma le classiche. E stavolta non si tratta solo della “sua” Liegi (che vinse nel 2019).
Nuove avventure
Fuglsang ha pagato un bel po’ lo scotto del Covid, anche se proprio al rientro nel 2020 era stato il migliore. Aveva dominato l’insolito Lombardia d’estate e “pagato dazio” al Giro d’Italia in autunno. E il 2021 è andato così così, fra strascichi del 2020 e qualche intoppo.
«Quella passata non è stata la mia stagione migliore – ha detto tempo fa Fuglsang – e per questo ho voglia di rifarmi partendo subito bene. Cercherò di lottare per una vittoria fin dall’inizio della stagione. La Strade Bianche è sicuramente uno dei primi grandi obiettivi. Successivamente farò anche il Fiandre. Poi penserò alle Ardenne».
A stargli vicino ci sarà un altro “vecchietto” tosto, Michael Woods. Il canadese, che ha un anno in meno, è stato uno dei corridori più regolari dell’anno passato e proprio nelle Ardenne mostrò forse la sua versione migliore. Durante la ricognizione della Doyenne mostrò una concentrazione pazzesca ed affrontò, sotto i nostri occhi, la Redoute in modo feroce.
«Se ci sarà la possibilità di essere in due nel finale di una classica monumento – ha ripreso Fuglsang – sarà un vantaggio. Avremmo la possibilità di giocarci le nostre carte e fare la differenza. L’importante è che uno dei due vinca una grande gara quest’anno».
Cozzi soddisfatto
Fuglsang stavolta non ha nel mirino “solo” la Liegi-Bastogne-Liegi. La Strade-Bianche e il Giro delle Fiandre lo aspettano al varco. Due corse prestigiose, durissime e che richiedono una certa abilità di guida. E in tal senso l’ex iridato U23 di Mtb non dovrebbe avere problemi.
Quest’anno il Fiandre vedrà al via più campioni del solito. Oltre agli specialisti, hanno alzato il braccio anche Nibali, Pogacar e adesso il danese. Anche se Jakob ha corso solo una volta la Ronde.
Il suo esordito con la Israel – Premier Tech è stato davvero pimpante. Il danese ha chiuso la Valenciana al sesto posto. Ma quel che lo ha reso felice sono state le sensazioni.
«E’ stata una gara difficile, ma ideale per me. Un buon inizio di stagione e un buon inizio di avventura con la Israel-Premier Tech. Sono molto contento di come è andata la gara, delle sensazioni che ho avuto e anche molto contento di come ha corso la squadra. Ho avuto un fantastico supporto dai miei compagni. Ci stiamo conoscendo».
«Ho visto un Fuglsang molto determinato – ci ha detto il diesse, Claudio Cozzi – Jakob non è venuto qui per essere “uno di passaggio”. Mi è sembrato un ragazzo molto serio. Un ragazzo che sa quel che vuole.
«Il programma? Lo abbiamo stilato insieme, cosa che facciamo soprattutto con i leader. Con loro cerchiamo di fare un calendario personalizzato, anche in base alle loro preferenze. I buoni corridori sono un potenziale che va “sfruttato”, per loro e per il risultato della squadra. Se un corridore non vuole andare ad una corsa è inutile portarcelo. Sì, è stato lui a chiedere di fare il Fiandre».
Insomma Fuglsang è sul pezzo. E ogni sua scelta è stata ben ponderata.
Sterrato nel Dna
E per quanto riguarda lo sterrato (e sul fatto di partire forte) tutto torna, visto come è andato alla Comunitat Valenciana, appunto. «Sono contento di come sia andata sullo sterrato. Ho dato tutto in quei 1.700 metri… forse troppo in una curva! Ma va bene così», ha detto il danese.
Anche il feeling con la bici è ottimo a quanto pare. Il danese, solitamente molto pacato, ha detto che la sua Factor Ostro Vam è probabilmente la migliore bici da strada che abbia mai avuto. «E’ una bici così ben bilanciata che è una gioia guidarla».
Bici o no, il danese è come il buon vino: più invecchia e più esalta le sue qualità. In gruppo non ci sono solo i “bimbi” della nuova generazione a fare la voce grossa. Prima di vincere devono battere i veterani.
«Dopo la Valenciana riprenderò alla Ruta del Sol. Spero che la mia forma continui a migliorare. Già lì vorrei ottenere un risultato migliore della Valenciana. Il mio obiettivo è continuare ad accrescere la mia forma fisica in vista dei miei prossimi obiettivi».
Strade Bianche in testa
E occhio davvero a queste due gare italiane, la Strade Bianche e la Tirreno-Adriatico.
«Alla Strade Bianche Jakob ci tiene davvero – dice Cozzi – arriveremo in Toscana il 2 marzo (tre giorni prima della gara, ndr) e ne approfitteremo per fare delle ricognizioni approfondite». Anche nella messa a punto della bici il danese è un vero cecchino. Lo scorso anno, proprio alla vigilia della gara senese, discuteva coi meccanici dell’Astana, su sensazioni, millimetri… e aveva fatto fare degli interventi sulla pedaliera.
«Jakob – conclude Cozzi – sa cosa è meglio per lui. Come ho già detto, è molto professionale e il suo palmares parla per lui. Ha capito dove può fare bene e quali possono essere le corse più adatte al suo potenziale in questo periodo della sua carriera».