E se l’avesse fatto di proposito per misurarsi in volata? Vi sembrava che Evenepoel avesse la faccia di uno al gancio in salita? Passa il tempo dopo l’arrivo e le parole di Remco e il suo volto in pieno controllo sul Murgil Tontorra, l’ultima asperità, accendono il sospetto.
Il belga aggancia Marino Lejarreta a quota tre nell’albo d’oro della Clasica San Sebastian e vince allo sprint. Un attacco breve nel 2019, la prima volta. Una lunga fuga solitaria per la seconda vittoria lo scorso anno. Attacco da lontano e volata a due in questo 29 luglio 2023 che annuncia il mondiale di Glasgow.
«Questa vittoria fa bene alla testa e alla motivazione per la seconda parte della stagione – conferma subito dopo il campione del mondo – e ovviamente anche per i mondiali della prossima settimana».
L’azzardo di Remco
Ha parlato ieri. Ne ha raccolto subito le dichiarazioni un sito specializzato, come ascoltato nella diretta, e stamattina la Gazzetta dello Sport. Poche parole, ma chiare: voleva vincere e lo ha fatto. Solo che questa volta, ha preferito aspettare.
Poca voglia di rischiare o curiosità da campione? Ha voluto arrivare allo sprint contro un enorme Pello Bilbao, per mettersi alla prova in vista di un mondiale che potrebbe proporre identica situazione? Come dice Bennati, per sapere se sei veloce, le volate devi farle.
Le gambe ci sono
Non crediamo che Remco abbia mai dubitato delle sue gambe. In un incontro durante il Tour, Giampaolo Mondini che fa da raccordo fra Specialized e il team, ha raccontato di aver visto qualche file di allenamento del belga. E i dati erano tutt’altro che fonte di dubbio.
«E’ stata una gara speciale – racconta Evenepoel – non avevo intenzione di attaccare sull’Erlaitz così presto (mancavano 73 chilometri al traguardo, ndr), ma i miei compagni di squadra erano ormai dietro, perciò ho deciso di partire per vedere chi mi seguiva. Abbiamo formato un gruppo perfetto e la collaborazione era buona. Nell’ultima salita ho tenuto un ritmo duro che sapevo di poter mantenere fino alla cima».
Pubblico di parte
Pello gli è anche passato davanti, mentre Vlasov cedeva il passo. Lo ha guardato, mentre il pubblico intorno era tutto per lui, poi il belga si è rimesso davanti con un passo che non è parso dei più cattivi, né la sua smorfia (senza occhiali) lasciava pensare a uno sforzo massimale.
«Ho visto che Pello era ancora in agguato – racconta – e so che è uno degli scalatori più veloci del gruppo. Mi sono sorpreso per il mio sprint. Mi piace questa gara e i tifosi qui, anche se oggi hanno tifato un po’ più per Pello che per me (ride, ndr). Devo dire che li capisco e che lui è stato fortissimo. E’ stato molto bello correre insieme nel finale».
L’orgoglio di Pello
Il basco racconta a bassa voce, consapevole di essere arrivato a un passo dal sogno di bambino, ma anche di dover essere contento del secondo posto contro questo biondino così forte.
«La gara è cominciata da lontano – sorride Pello con una punta di rimpianto – sappiamo che a Remco piace muoversi in anticipo ed ero pronto a seguirlo. Quando si è formato il nostro piccolo gruppo, ho trovato giusto collaborare, perché anche lui stava dando tutto. Ho provato a cambiare un po’ il ritmo nell’ultima ripida salita e ci siamo ritrovati da soli, ma lui aveva più energia nelle gambe, era più fresco di me. Me ne accorgevo quando mi dava gli ultimi cambi, per questo non sono riuscito a batterlo allo sprint. Comunque sono orgoglioso del lavoro fatto nelle ultime settimane. E’ stata un’esperienza super intensa e fantastica».