Wout Van Aert e Mathieu Van der Poel. Mathieu Van der Poel e Wout Van Aert. Il duello storico va avanti. Va avanti anche nel web, dove i due sono messi più a confronto di Pogacar ed Evenepoel. Ma anche noi vogliamo metterli a duello e giudice di questo confronto è niente meno che Michele Bartoli.
Il grande ex campione, ora preparatore, è stato un grandissimo delle classiche e anche un esperto di ciclocross. Ha tutti gli ingredienti per imbastire questa sfida.
Van Aert, classe 1994, belga, corridore in forza alla Jumbo-Visma, 39 vittorie su strada all’attivo. Ottimo cronoman, super “gregario”, forte in salita, fortissimo in volata. E’ alto 190 centimetri per 78 chili.
Van der Poel, classe 1995, olandese, corridore in forza alla Alpecin-Deceuninck, 40 vittorie su strada all’attivo. Scattista eccelso, tiene, anzi distrugge quasi tutti, nelle brevi salite, va forte a crono. E’ alto 184 centimetri per 75 chili.
Michele, Van der Poel e Van Aert, proviamo a fare un’analisi dei due…
Van Aert è un cecchino, Van der Poel spara col bazooka! Van Aert è più completo, quando si muove difficilmente sbaglia. Van der Poel è più imprevedibile, ciò che gli viene in mente fa. E spesso butta via il risultato. Lo abbiamo visto lo scorso anno al Giro d’Italia. Però forse anche per questo piace molto.
Sono due fenomeni, in ogni caso…
Ad oggi ciò che vince Van Aert, Van der Poel non lo può vincere, mentre vale il contrario e questo dipende soprattutto da differenti capacità tattiche, visto che come potenzialità sono lì. Come si fa a dire chi è più forte dei due? Posso però dire che Van Aert dà più affidamento. A me piacciono gli Avengers… Si fa sempre il confronto tra chi sia il supereroe più forte, se Thor o Hulk. Ecco, VdP è uno degli Avengers, Van Aert è uno tra Thor e Hulk.
Con questa metafora hai vinto, Michele! Torniamo al mondo reale. Van Aert dà più affidamento, però in questa stagione del cross tra i due ha dominato Van Aert, ma magari il mondiale lo vince VdP come quale anno fa…
Se VdP indovina la tattica lo fa per fortuna e quando va così può vincere. Il cross poi, anche se non sembra, è una disciplina estremamente tattica, che richiede la gestione di ogni singolo metro di gara molto più della strada: la curva, lo sforzo, l’ostacolo… e in questo Van aert è più preciso. Può capitare quindi che quella volta su dieci che vince VdP possa essere il mondiale.
Hai parlato di tattiche un po’ sconsiderate, di fare ciò che gli passa per la mente: per te incide il fatto che l’olandese sia anche un biker? E quindi abbia una mentalità più “free”?
Questo non lo so di preciso, ma ci sta che derivi da lì. Semmai credo sia più una questione caratteriale. Se Mathieu non si diverte, si annoia… E fa quello che poi vediamo.
Invece il Michele Bartoli preparatore che giudizio dà dei due?
Da quello che si vede, Van Aert alla soglia aerobica riesce ad esprimere più qualità: lo si è visto anche al Tour e alle sue prestazioni in salita. Per fare quel che ha fatto un corridore della sua stazza deve avere una soglia aerobica enorme, un motore gigantesco. Mentre Van der Poel ha maggior capacità lattacida.
Se dovessimo metterli di fronte ai cinque monumenti: chi vedresti favorito?
Immagino dovrei escludere il Lombardia e la Liegi e quindi per Sanremo, Fiandre e Roubaix sono lì.
Mettiamoci anche Liegi e Lombardia, che tra l’altro Van Aert ha detto di voler fare…
Beh, se devo considerare anche queste due allora prendo ancora Van Aert. Ricordo la Tirreno 2021 quando volle tenere duro dietro a Pogacar in salita. Pensavo: «Ma questo è pazzo, che tiene a fare?». Invece aveva ragione, perché per poco non vinse la generale. Pertanto se tiene in quelle tappe mi dà più garanzie per Liegi e Lombardia. Van der Poel invece con la sua esplosività lo vedo un pelo meglio in ottica Sanremo. Chiaro, parliamo sempre di gare di un giorno in cui tutto può succedere.
A crono?
Ritorno al discorso del motore. Van Aert è fortissimo. Nelle crono lunghe non c’è storia, mentre in un prologo o in una crono corta Van der Poel può essere anche avvantaggiato. Però nelle crono lunghe, specie in quelle dei grandi Giri, Van Aert è inavvicinabile.
E in volata, Michele?
Nel testa a testa secco forse è meglio Van der Poel, più che altro perché nelle volate a ranghi ristretti in cui in teoria lo sprint parte da velocità più basse l’olandese può sfruttare la sua potenza e la sua esplosività. Mentre in una volata di gruppo, in cui si arriva a velocità più alte, è avvantaggiato Van Aert.
Guardiamo il loro calendario tra ciclocross e strada, cosa ti aspetti anche in ottica futura?
Mi stupisce che abbiano tanta continuità nel fare la doppia attività e nel farla a quel livello. E’ di una difficoltà enorme, credetemi. Però la gestiscono bene. Gestiscono con attenzione i loro calendari, anche perché i risultati che raccolgono parlano chiaro. E riescono sempre ad avere le forze necessarie. Magari arriverà il momento che non faranno più le due discipline, però è anche vero che non sono più due ragazzini. Hanno trovato il loro equilibrio, almeno fisico. Perché io lo dico sempre ai miei atleti: «Se sei stanco, con una buona cena e una bella dormita, la mattina dopo recuperi fisicamente, ma mentalmente?». Se fai troppa attività rischi che alla lunga ti passa la voglia.