L’estate in salita di Mohoric. A tu per tu con Matej

12.08.2022
4 min
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Abbiamo tutti ancora negli occhi la sua impresa nella discesa del Poggio. Grazie al reggisella telescopico e alle sue doti di guida, Matej Mohoric ha vinto una Sanremo che proprio in virtù della sua intuizione resterà storica. Una planata così in quel toboga ligure è da antologia dello sport e non solo del ciclismo.

Mohoric è un corridore che attacca, aiuta, alza le braccia al cielo. Un corridore così lo vorrebbero tutte le squadre. Ma qualcosa si è inceppato durante l’ultimo Tour de France. Parlando dello scarso rendimento della Bahrain Victorious in Francia, Pellizzotti stesso ci ha raccontato di un Mohoric sotto tono e quando uno così non va la sua “assenza” si sente. Di questo, e non solo, parliamo direttamente con l’asso sloveno.

Matej in azione sulle strade del Tour. Miglior piazzamento per lui il 31° posto nella crono di Copenhagen alla prima tappa
Matej in azione sulle strade del Tour. Miglior piazzamento per lui il 31° posto nella crono di Copenhagen alla prima tappa
Matej, Pellizotti ci ha detto delle tue difficoltà di salute al Tour: come mai?

Al Tour non mi sentivo come mi aspettavo, tanto più secondo le sensazioni che avevo prima della gara e quelle al Giro di Slovenia (dove stava alla grande, ndr). Mi sentivo vuoto, senza energie, come se avessi avuto un limitatore. Ci sono stati giorni che mi sentivo leggermente meglio e giorni nei quali invece mi sentivo male. Non riuscivo a dare tutto. Ho sempre sperato di passare le difficoltà, per questo sono rimasto in gara.

Cosa è successo secondo te?

I test del Covid erano sempre negativi, oltre la stanchezza non avevo sintomi. I test dopo il Tour invece hanno confermato che ho passato sia infezione di Covid che infezione di EBV (una sorta di mononucleosi, ndr). Ora sto cercando di recuperare. Ci vogliono solo la pazienza e il tempo.

Sei un corridore sempre molto attivo, vai in fuga, lotti: come ti sei sentito a non poter fare tutto ciò?

Mi sentivo al 60% del mio livello normale. Quando non sei al top è sempre difficile. Non essere fisicamente al 100% al Tour poi è ancora più difficile, perché è un obbiettivo importante per tutti e per questo il livello generale è più alto rispetto alle altre gare. Comunque ho sempre aiutato i compagni, non mi sento completamente deluso del mio lavoro. Ho fatto il massimo di ciò che potevo fare. Di certo ero dispiaciuto di non poter correre come quando sto bene. 

Lo sloveno ha pubblicato un libro, Mohopedija (scritto da Uros Buh), sulla sua vita (foto Instagram)
Lo sloveno ha pubblicato un libro, Mohopedija (scritto da Uros Buh), sulla sua vita (foto Instagram)
Ora come stai? E come hai recuperato dopo il Tour?

Devo ancora riposare. Purtroppo non riesco ancora ad allenarmi bene. Appena mi sentirò pronto, comincerò a prepararmi di nuovo. 

Quali sono i tuoi programmi da qui a fine stagione?

Per ora in programma ho Bemer Classic (Amburgo, ndr), Plouay, le prove in Canada e il mondiale. 

Sei molto legato all’Italia e gli italiani sono legati a te: c’è in particolare un posto dove ti piace correre da noi?

Sono sempre contento di tornare in Italia a correre, non importa dove. Certo però che dopo quest’anno tornare a Sanremo sarà sempre un’emozione! 

Un bel rapporto quello tra i mondiali e Mohoric. Matej vestì la maglia iridata U23 a Firenze 2013, poi passò alla Liquigas
Un bel rapporto quello tra i mondiali e Mohoric. Matej vestì la maglia iridata U23 a Firenze 2013, poi passò alla Liquigas
Hai una classica di fine anno, Tre Valli Varesine, Bernocchi, Lombardia, Pari-Tours, Coppa Sabatini…. o altre, che ti piacerebbe particolarmente vincere?

Sì ce l’ho ed è il Lombardia, ma sarà sempre più difficile riuscirci. Bisogna battere la nuova generazione con Pogacar, Remco e gli altri. Loro in salita vanno davvero forte. 

Mondiale in Australia. In Slovenia siete pochi ma buoni. Ci sarai dunque?

Penso e spero di recuperare in tempo. Di sicuro non vorrei viaggiare fino in Australia solo per partecipare.

Chi potrebbe essere il vostro leader, per Mezgec è troppo duro?

E’ sempre difficile dire quanto è difficile il percorso, cambia tanto in base a come viene interpretato in gara.