Si va in Ungheria. Il Giro d’Italia ritrova la partenza rinviata lo scorso anno per il Covid e si racconta che nelle strade di Budapest il fermento sia già notevole. Immaginarsi cosa possa passare per la testa dei pochissimi corridori ungheresi del gruppo che, dopo la maglia rosa 2021 di Attila Valter, vengono riconosciuti per strada e stanno vivendo un momento di grande esaltazione...
Due di loro – Marton Dina ed Erik Fetter – corrono alla Eolo-Kometa, che ha un’importante radice ungherese. Dal 1994 infatti, proprio il secondo sponsor ha impiantato la produzione nel Paese magiaro, fino a diventare una delle maggiori aziende di lavorazione delle carni suine e uno degli attori principali del mercato ungherese.
Il Giro d’Italia 2022 partirà il 6 maggio da Budapest, in Ungheria (foto Rcs Sport) Alla presentazione della partenza ungherese anche Attila Valter, Fetter e Basso (foto Rcs Sport)
I due della Eolo-Kometa
Nei giorni scorsi abbiamo incontrato Dina al Tour of Antalya, mentre abbiamo raggiunto telefonicamente Fetter, che in questi giorni si trova a Tenerife per allenarsi. Non sul Teide, anche se ieri è arrivato in cima, ma al livello del mare per approfittare del caldo. Dei due, lui è forse quello più avanti, avendo anche vinto nel 2021 una tappa al Tour du Limousin e il campionato nazionale a crono. Ad entrambi abbiamo chiesto che cosa rappresenterebbe per loro esserci in quei giorni rosa a Budapest. E ad entrambi si sono illuminati gli occhi.
Dina, sogno Giro
Marton Dina ha 25 anni, vive a Budapest e sfiora il metro e 90. E’ entrato nell’orbita Eolo nel 2019, quando la squadra era ancora continental, arrivando dopo circa un mese secondo al Giro d’Ungheria. Ad Antalya ha lavorato per i compagni, restando sempre un passo indietro.
«Il Giro a Budapest – dice – è un grande sogno. Penso sia bello per il ciclismo ungherese e per tutto il Paese. Il mio sogno è esserci, ma sarà dura, lo so. Tutti nel team vorrebbero esserci, non solo noi ungheresi. E’ l’obiettivo principale per la squadra. Perciò non credo che dovrò giocarmi il posto con Erik, anche se è presumibile che un ungherese ci dovrà essere. Detto questo, vedremo se saremo entrambi al via del Giro o se andremo entrambi al Giro d’Ungheria. Per il team è chiaro che dovranno andare i migliori corridori. Non importa se saranno ungheresi, italiani, spagnoli o portoghesi…».
Giacomo Pedranzini è l’Amministratore Delegato di Kometa, che ha forti interessi in Ungheria L’azienda opera in Ungheria dal 1994 e occupa circa 800 dipendenti (foto Kometa) Dal racconto di Ivan Basso, Pedranzini lavora ogni giorno dalle 6 alle 21 La storia inizia negli anni ‘60, quando Ernesto Pedranzini e la moglie Maria diedero vita all’azienda agricola di famiglia (foto Kometa)
Giacomo Pedranzini è l’Amministratore Delegato di Kometa, ben radicata in Ungheria. Alle sue spalle il padre Ernesto L’azienda opera in Ungheria dal 1994 e occupa circa 800 dipendenti (foto Kometa) In ufficio e nello stabilimento. Dal racconto di Ivan Basso, Pedranzini lavora ogni giorno dalle 6 alle 21 La storia inizia negli anni ‘60, quando Ernesto Pedranzini e la moglie Maria diedero vita all’azienda agricola di famiglia (foto Kometa)
Strano calendario
Il calendario dice che a partire dal 6 maggio, Budapest accoglierà la partenza del Giro. Cinque giorni dopo scatterà invece il Tour of Hongrie, corsa di 5 tappe. Il Paese vivrà un maggio ad alta tensione ciclistica.
«In città ci sarà una grande folla – spiega – gente che verrà soprattutto per Attila Valter, che l’anno scorso è stato in maglia rosa e da quel momento la gente è impazzita per lui. Continuo a vivere in Ungheria, mi alleno su quelle strade insieme ai miei colleghi. Siamo amici come i colombiani (ride, ndr) ed è bello ritrovarsi in bici la mattina. In futuro forse mi trasferirò in Spagna o Italia. Essere professionista mi piace molto, questa squadra è una famiglia. Mi trovo bene con gli italiani e gli spagnoli. Quando sono arrivato era ancora continental, ma la presenza di di Basso e Contador la rendeva molto interessante. Ho scelto bene…».
L’effetto Attila
Sogno è la stessa parola che usa Fetter, immaginando la partenza del Giro da Budapest, in cui è nato, pur vivendo a Pilisvorosvar. Anche lui è alto intorno a 1,90.
«Siamo tre – dice includendo nel discorso anche Attila Valter – e per allenarci spesso li aspetto a casa mia, perché è più vicina alle montagne e le strade sono migliori. Quanto al Giro, parlo di sogno perché alcuni anni fa sarebbe stato impossibile solo immaginare che una corsa così importante potesse venire in città, sulle strade in cui mi alleno. E’ una cosa che capita una volta nella vita. In Ungheria ogni anno aumenta la gente che va in bici e grazie alla maglia rosa di Attila Valter, adesso ci riconoscono nelle strade».
Programma da Giro
Anche Fetter però evita di concentrarsi solamente sul Giro d’Italia, avendo capito che la selezione per andarci sarà severa.
«Preferisco pensare a tutte le corse che farò – dice – e se dovessi andare al Giro, sarebbe per la buona condizione e per i risultati che eventualmente otterrò. Non mi azzardo a fare neanche una previsione su chi andrà fra me e Marton, perché magari ci ritroveremo entrambi al Giro d’Ungheria, che per la squadra è pure importantissimo. Perciò adesso penso a finire questo ritiro e poi a fare un buon debutto al Gran Camino, la nuova corsa a tappe in Galizia, poi alla Tirreno-Adriatico. Mi sento già in forma, non vedo l’ora di dimostrarlo».
Altro non dice, ma nello snocciolare i suoi programmi, appare abbastanza chiaro che un pezzetto di numero per la partenza da Budapest lo senta un po’ suo. Dopo la Tirreno infatti andrà in altura e poi parteciperà al Tour of the Alps. Di solito è il cammino più collaudato per il Giro d’Italia.