Il prossimo a partire sarà Simone Gualdi, junior di secondo anno che dal 2024 correrà con la Circus-ReUz, “devo team” della Intermarché, avendo già in tasca un biennale per passare con la WorldTour dal 2026. Ormai la pista estera attira per tutte le questioni ben sollevate da Paolo Rosola. In Italia ci sono i talenti, all’estero ci sono i soldi. Ma quanti riescono davvero? Quanti i successi? E quanti i fallimenti?
Il meccanismo è chiaro e alla luce del sole. Salvo un paio di eccezioni, gli squadroni non si muovono, ma aspettano. I procuratori intercettano i ragazzi con i risultati migliori e poi li offrono sul mercato. E dato che in Italia c’è poco al di fuori della Green Project-Bardiani e della Eolo-Kometa, è palese che le offerte migliori arrivino dall’estero. La domanda che viene da farsi è se tutto questo anticipare sia davvero necessario e utile: non c’è alcuna risposta da offrire, per il semplice fatto che a nessuno interessa darla. Si va avanti così, sempre più velocemente.
Il dubbio di Lefevere
E’ stato interessante un paio di giorni fa leggere su Het Nieuwsblad le riflessioni sul tema di Patrick Lefevere. Il manager belga ha più pelo sullo stomaco di tutti gli altri messi insieme, ma al contempo ha addosso la storia del ciclismo e in qualche modo si rende perfettamente conto dell’anomalia. Farà qualcosa per correggere la rotta? Assolutamente no.
«Una tendenza che continua nel ciclismo: la caccia ai migliori giovani. Partecipano tutte le squadre – ha detto a Jan-Pieter de Vlieger – noi compresi. Ad essere onesto, non sono sicuro di come posizionarci al meglio in questa guerra per il talento. Tutti cercano il nuovo Tadej Pogacar, il nuovo Remco Evenepoel o il nuovo Juan Ayuso. Ma parliamo di bambini. Ragazzi e ragazze che possono continuare o meno gli studi a 18 anni, che sono amati o non amati, che scoprono il mondo e che soprattutto vogliono continuare a correre.
«Il mio dilemma è questo – si chiede – allinearmi a tutti gli altri oppure aspettare fino a quando ci sarà stata la prima selezione e i veri talenti saranno venuti a galla? Il buon senso indica la seconda opzione, ma poi ti accorgi che le squadre fanno firmare ai loro migliori talenti dei contratti molto lunghi. Succede a tutti i livelli: padre e figlio Reverberi ne fanno un modello di guadagno per il team Bardiani. Danno un contratto a lungo termine a bravi corridori giovani, nella speranza che poi vengano riscattati dal WorldTour. Quindi la cinica considerazione finanziaria da fare è la seguente: proporre contratti agli adolescenti, unendosi ai manager che praticano il gioco della domanda e dell’offerta, oppure guardarli firmare altrove e accettare che portarli via avrà poi un costo superiore?».
L’esempio di Tratnik
Lefevere va avanti con la sua disamina, mostrando come ogni squadra abbia un preciso bacino da cui pescare. Ad esempio la Jumbo-Visma ha particolari attenzioni per i giovani scandinavi, avendo campioni di riferimento come Vingegaard e Foss e perché magari un colosso come Visma, dal budget miliardario, potrebbe diventare il primo sponsor con l’uscita annunciata di Jumbo. Idem, dal suo punto di vista, la famiglia Reverberi si dedica al mercato italiano. Ma quel che risulta interessante e in qualche modo è un accenno di risposta alla domanda da cui siamo partiti è l’osservazione che il belga propone su Jan Tratnik, attuale punto di forza della Jumbo-Visma (in apertura all’ultima Liegi), dopo esserlo stato al Team Bahrain Victorious.
«Nel 2011 – prosegue Lefevere – abbiamo ingaggiato Jan Tratnik, allora un ventenne molto interessante. Veniva dalla piccola continentale slovena: la Zheroquadro Radenska. Non ha funzionato affatto: lottava con l’alimentazione, il peso saliva e scendeva e alla fine ha avuto problemi psicologici. Ha lasciato dopo una stagione. E’ tornato per cinque anni in squadre continental per riemergere alla CCC. Se dopo un percorso del genere, è riuscito a raggiungere il livello che ha oggi, io mi tolgo il cappello.
«La sua storia dimostra che ogni corridore ha la sua traiettoria e il suo tempo. Il problema è che ricordiamo le storie di successo e dimentichiamo i fallimenti. Quasi tutti i miei colleghi pensano che la caccia ai giovani talenti sia condotta con troppa ferocia. Ma nel frattempo continuiamo a fare offerte l’uno contro l’altro. Per cui, nonostante ciò, per la Soudal-Quick-Step c’è davvero solo una vera opzione: partecipare alla corsa per il successo».