Speriamo tutti che finisca a minuti. Che fra la crono, Courchevel e la tappa di sabato, Vingegaard e Pogacar trovino lo spunto per l’attacco decisivo, che renda memorabile questo Tour. Ma se le differenze dovessero restare di secondi, come spiegare a Pogacar che quei pochi non guadagnati sul Col de Joux Plane per colpa di una moto sono stati cosa di poco conto? E come convincere Hindley che sia stato giusto perdere il terzo posto grazie alla scia delle auto e delle moto grazie alle quali Carlos Rodriguez è rientrato sui primi?
Una macchina infallibile
Il Tour de France cresce, se non nei numeri certo nei dettagli. L’organizzazione è così curata che in certi momenti ti lascia senza fiato. La chat per i giornalisti accreditati fornisce informazioni così puntuali, che potresti startene a casa e raccontare di essere in Francia, tanti sono i dati di cui sei inondato quotidianamente. Le squadre raccontano con sollievo ed entusiasmo che quasi ogni giorno (di certo in quelli che potrebbero presentare problemi), ci sono moto della Polizia che le scortano fino agli hotel. Per non parlare delle evacuazioni dopo gli arrivi in salita. Quando parte il convoglio scortato dalla Gendarmerie, il resto del mondo – auto di tifosi, camper e ogni altro veicolo – vengono fermati con un rigore unico. Al Giro d’Italia successe un bel trambusto per gli elicotteri del Gran Sasso, qui tutte le squadre sono sicure di avere un percorso netto dall’arrivo all’hotel. Anche perché quest’anno gli hotel non sono stati quasi mai a distanze proibitive dagli arrivi.
Le moto sul Joux Plane
Si potrebbe andare avanti a magnificare la bravura degli uomini di ASO, ma proprio per questo quanto è successo sabato nella tappa di Morzine merita una riflessione a fin di bene.
Mancavano circa 600 metri dal GPM del Col de Joux Plane, quando Pogacar è scattato per prendere l’abbuono sulla cima e ha dovuto rialzarsi a causa della presenza sulla strada di due moto che ne hanno frenato lo slancio. Una della televisione francese, l’altra di Bernard Papon, storico fotografo de L’Equipe, che da queste parti è il vero padrone della strada. I due sono stati squalificati per la tappa successiva e multati di 500 franchi svizzeri.
Un passo indietro, tuttavia. Per rendere più avvincente la sfida su alcune montagne, il Tour ha previsto che sulla cima vengano dati degli abbuoni. Il sistema funziona, ma non tiene adeguatamente conto della folla sempre più numerosa, invadente e spesso – bisogna dirlo – indisciplinata. Alcuni tifosi, molto più di prima, pensano di poter fare come vogliono, quasi siano protagonisti della tappa al pari degli atleti.
Parla il fotografo
Nel giorno del pasticcio, le due moto erano certamente troppo vicine agli atleti, non dovevano essere così attaccate. Se però fossero state 10 metri più avanti, non avrebbero potuto riprendere quelle immagini, perché nel mezzo si sarebbero infilati i tifosi. Lo spazio di lavoro per gli operatori si riduce: crescono la folla e i mezzi dei VIP. Come se ne esce? E chi ci dice che al momento di ripartire, non avessero davanti troppa gente che ne impediva l’accelerazione?
«C’erano così tante persone – ha spiegato Papon – che è stato chiamato il pool (cioè una sola moto che poi darà le foto a tutti gli altri fotografi, ndr). Quando ho visto che Pogacar è partito, l’ho detto al mio pilota, che mi ha risposto semplicemente di non poter accelerare. E quando Pogacar ci ha raggiunto, ci siamo trovati in una situazione delicata. Il pubblico era così fitto che al momento c’era da fare una scelta: interrompere lo sforzo del corridore o buttarsi tra il pubblico e ferire le persone.
«Non difenderò l’indifendibile: non dovremmo mai trovarci in questo tipo di situazione. Avrei dovuto chiedere al mio pilota di prendere spazio più velocemente e in anticipo. La prossima volta accelero e non scatto la foto, peccato. E’ tutto pianificato dal punto di vista dei regolamenti per queste situazioni. Abbiamo commesso un errore e sono profondamente dispiaciuto per Tadej Pogacar e per lo spettacolo».
Barriere ai 500 metri
A 300 metri dalla cima, dei cordoni tenevano i tifosi lontani dalla strada e questo ha permesso a Vingegaard di scattare e prendere 8 secondi di abbuono, mentre Pogacar ha dovuto accontentarsi di 5. Ma soprattutto, il loro rallentamento dopo quel pasticcio, ha permesso a Rodriguez di rientrare.
Dietro i primi due c’era una tale coda di moto e auto e non tutte con un ruolo specifico in corsa, da chiedersi se il gigantismo e la presenza di Vip in carovana in certi momenti non rischi di influenzare la competizione. Quando Pogacar per quei 300 metri ha smesso di attaccare e si è messo a salire ai 15 all’ora, alle sue spalle questa colonna si è compattata, si è allungata e ha permesso a Rodriguez di avere un riferimento nella sua rincorsa.
Forse questa giornata merita una riflessione, che siamo certi gli uomini di ASO avranno già fatto. Belli i traguardi della montagna con abbuoni. Sbagliato che quelle due moto fossero così vicine (tutti vorremmo quelle foto, siamo onesti). Ma forse se là in cima ci si giocano secondi importanti per la maglia gialla, occorre mettere barriere o corde dai 500 metri. Quando si abitua il proprio popolo alla perfezione, basta una sbavatura perché tutti si storca il naso.