La svolta la diede Antonio Fusi, quando divenne tecnico della nazionale. Da ottimo preparatore quale è sempre stato (la Colpack ne sta raccogliendo i frutti proprio negli ultimi mesi), il comasco cambiò le abitudini e, anziché ricorrere al logorante sistema delle indicative, avendo a che fare con fior di professionisti, iniziò a programmare con loro l’avvicinamento agli appuntamenti e alle convocazioni. Mondiali e Olimpiadi, senza eccezioni. Lo ricorda bene e con piacere anche Michele Bartoli: la gara dell’ultima ora poteva servire al massimo per sciogliere il dubbio su un nome. Che senso ha, si chiese Fusi, costringere dei professionisti a guadagnarsi il posto, se conosciamo bene quello che possono dare e la loro capacità di arrivare in forma all’appuntamento?
Rush finale
E mentre il mondo ne ha sposato la teoria, pare che qui da noi non sia più così o che lo sia a tratti. La settimana appena iniziata sarà cruciale per tutti gli azzurri in odore di convocazione olimpica su pista, anche se a Tokyo manca più di un mese.
A Montichiari ci saranno infatti dei test importanti per i pistard, uomini e donne. E questo, al netto delle parole sussurrate sicuramente nell’orecchio dei più forti, potrebbe essere fonte di tensioni non certo produttive dopo l’anno del Covid, che di tensioni ne ha prodotte anche troppe. Immaginiamo che Ganna sappia quale sarà il suo percorso fino ai Giochi e come lui Viviani, forse però gli altri hanno idee meno chiare.
Gruppo e tensioni
Ce ne siamo accorti nelle ultime settimane parlando con le ragazze di Salvoldi e anche con i corridori di Villa, in occasione di interviste e incontri fortuiti. Mentre il resto del mondo ha già dato i nomi, consentendo ai rispettivi atleti di programmare l’avvicinamento e trovare alla svelta il miglior equilibrio psicofisico, i nostri si giocheranno il posto nelle prove cronometrate che si svolgeranno nelle date degli europei rinviati. Ma se per ammissione dei tecnici azzurri, la rassegna sarebbe stata soltanto un passaggio, perché non formare con largo anticipo il gruppo di riferimento per le varie specialità, impostando la miglior preparazione dei singoli?
Il gruppo strada
Inizialmente, stando alle interviste uscite sull’argomento, era parso che anche Cassani avesse indicato nel campionato italiano un momento di verifica. Salvo poi dire, giusto ieri dopo la vittoria di Colbrelli, che non avrebbe avuto senso pretendere segnali da chi è uscito dal Giro, perché era normale che avesse staccato. Di fatto, fra i reduci del Giro e stando alla prima lista indicata dal tecnico azzurro, soltanto Moscon, Ciccone, Nibali e Formolo hanno dato dei segnali. E allora ci chiediamo, ad esempio, se Caruso, Bettiol oppure Ulissi siano già certi del posto e per questo stiano lavorando nel modo migliore.
Il ruolo del tecnico
In questo ciclismo che programma tutto, che porta i corridori in altura dalla prossima settimana per averli in condizione alla Vuelta e poi per il finale di stagione, suona strano ridursi un mese prima delle Olimpiadi e non avere ancora i nomi. A meno che le squadre siano già fatte e certe prove cronometrate servano per argomentare le scelte. Anche se un tecnico della nazionale vive di scelte e non dovrebbe essere un problema comunicarle e condividerle con il gruppo di lavoro.