«L’idea di una gara gravel è di Jonny – dice subito Pozzato – e sarebbe davvero una figata. Lo vogliono le aziende, si vede da come spingono. L’altro giorno sono uscito sui Colli Berici e di 20 bici che ho incontrato, 15 erano gravel. Ma una gara da sola non reggerebbe, per cui si è pensato di inserirla in un programma più completo. Anche la formula va capita, perché come dicevamo già nei giorni scorsi, non esiste un regolamento tecnico. Non puoi far correre dei professionisti per 300 chilometri in linea, quindi l’idea è quella di un circuito finale, tipo kermesse, per vederli tante volte. I corridori si divertirebbero e avvicineremmo un pubblico diverso dal solito. Appassionati più giovani. Perché la bici da corsa sembra una condanna a morte, sempre dipinta nel segno di una fatica disumana. Ma per i dettagli sentite Jonny, lui ha le idee più chiare di me…».
L’idea di Jonny Mole
Jonny Moletta, in arte Mole, è suo compagno di mille avventure. Titolare a Cittadella dello studio di design che porta il suo nome, è stato uno dei motori dei campionati italiani in Veneto dello scorso anno. E quando c’è da progettare qualcosa, Pozzato sa di avere una spalla ricettiva e capace di rilanciare. Così è stato per le gare di ottobre e per la gravel.
«E’ stata un’intuizione – spiega il diretto interessato – osservando che nel calendario di date possibili, c’era un giorno libero. Il programma prevede il Giro del Veneto mercoledì 13 ottobre, la Gran Fondo sabato 16 e la Veneto Classic domenica 17. Allora ho messo insieme il fatto che ci siano tante ciclabili spesso su strade bianche e mi sono messo a pesare al modo per valorizzarle. La risposta? Mettiamoci i pro’. Ovviamente poi c’è da fare i conti con la praticabilità e qui si è aperto uno scenario infinito».
Di che tipo?
In primis sul tipo di gara. Forse la soluzione più semplice è farla tipo kermesse, come i circuiti dopo Giro, valutando semmai un ingaggio per i partecipanti e senza assegnare punti Uci. Poi c’è il regolamento tecnico, perché sarebbe difficile far seguire dalle ammiraglie. Così l’idea potrebbe essere creare dei punti di assistenza ogni 18-20 chilometri e se buchi devi tenere duro, oppure devi essere in grado di riparare la ruota.
Quanti corridori immaginate al via?
Altro fronte: la sicurezza. Vedrei 3-4 atleti per squadra, proprio perché le sedi stradali non sono larghe come per una corsa su strada.
Del percorso si è già parlato, in parte…
Partenza da Jesolo e arrivo a Piazzola sul Brenta, transitando per Treviso. A Piazzola, non è un caso, si incrociano due delle ciclabili più importanti: la Treviso-Ostiglia e la Ciclovia del Brenta. Il punto di raccordo e il quartier generale saranno in una spettacolare Villa di proprietà della Regione Veneto, intorno alla quale faremo il circuito finale. Non vogliamo snaturare l’essenza del gravel e insieme vogliamo mantenere quella della prova in linea.
Dici che funzionerà?
Volete sapere una cosa? Fra i partner che ci sono vicini, è la prova che più fa gola.
Quale messaggio si vuol far passare oltre al possibile ritorno commerciale?
Che in un’epoca nel segno dell’elettronica, si può tornare alle origini del ciclismo in chiave moderna. Ma siccome sarà una gara dovremo trovare il modo per evitare che si presentino con bici da strada, per cui sarà dettato un regolamento tecnico.
Magari anche il percorso potrebbe dissuadere…
Esatto, ci saranno dei passaggi con pietre, cercando di trovare il giusto compromesso fra tecnicità e sicurezza. Non deve succedere nulla ai corridori: questa è la prima regola.
Perché pensi che accetteranno?
Perché le squadre e i corridori hanno senso di responsabilità nel promuovere il ciclismo e se si tratta di spingere per allargare la base e farlo in sicurezza su ciclabile, penso che possa funzionare.
Come si chiamerà?
Serenissima Gravel, lasciateci ispirare ai fasti della nostra storia.
Movimento in crescita
Provando a sondare il terreno avevamo già provato a immaginare una tappa gravel in una corsa a tappe, interpellando chi come Lachlan Morton della Ef Education-Nippo già gareggia nella specialità e sentendo addirittura Marco Selleri, organizzatore del Giro d’Italia U23 che ci aveva già pensato da solo. Ieri Moreno Moser ci ha raccontato lo stupore per la nuova disciplina. Una cosa è certa: i professionisti, soprattutto quelli più giovani, non disdegnano le contaminazioni. Immaginate solo che dopo essersi sfidati nel ciclocross e poi alle classiche, nel prossimo weekend Pidcock e Van der Poel saranno a sgomitare nella Coppa del mondo di mountain bike ad Albstadt…