Dietro gli arrivi di Alaphilippe e Hirschi, c’è una Tudor che cresce

24.08.2024
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A metà del secondo anno della sua storia come professional, con undici vittorie nel primo e già nove nel 2024, il Tudor Pro Cycling Team si è messo sul mercato e ha realizzato due colpi magistrali. L’arrivo di Marc Hirschi e quello di Julian Alaphilippe innalzano il tasso tecnico della squadra svizzera e la dotano di due uomini vincenti che saranno capaci di finalizzare il gran lavoro degli altri. Più in generale, guardando i movimenti del team, si ha la sensazione che l’opera di consolidamento prosegua con coerenza e seguendo un piano ben preciso.

In questi giorni, Ricardo Scheidecker si trova con la squadra al Lidl Deutschland Tour, per cui quando lo raggiungiamo ha appena finito il debriefing della tappa di ieri – vinta da Mads Pedersen – e sta per iniziare una riunione con lo staff. Non ci sono giornate tranquille durante le corse, ancor meno nelle squadre che pur vivendo nel presente stanno costruendo il futuro. Con il suo ruolo di Head of Sports, il portoghese è la figura di riferimento per fotografare il momento del team.

Vi siete mossi sul mercato con colpi veloci, precisi e di qualità. C’è la sensazione di un cambio di marcia…

Forse non un cambio di marcia, semplicemente il processo di crescita che prosegue. Il cambio c’è stato fra il primo e il secondo anno quando da 20 corridori passammo a 28 e fu un passaggio importante. Nel 2025 avremo un corridore in più, saremo 29. La squadra ha bisogno di qualità e di esperienza, ma non solo a livello di atleti. Stiamo facendo lo stesso con lo staff. L’anno scorso abbiamo preso il “Toso” (Matteo Tosatto, ndr) e Bart Leysen come rinforzo nell’area tecnica. Sul fronte dei corridori abbiamo esperienza, ma servono anche motori e qualità fisiche importanti, come nel caso di Hirschi, di Alaphilippe, lo stesso Marco Haller e Lienhard. In più abbiamo fatto passare dei corridori della devo team (Aivaras Mikutis e Fabian Weiss, ndr) e questo vuol dire che non trascuriamo lo sviluppo. Quindi credo che sia un mercato equilibrato.

Quanto c’è di tuo, dopo i tanti anni alla Quick Step, nell’arrivo di Alaphilippe?

Julian è un campione e credo che avesse anche altre proposte. E’ stata una scelta della squadra, non una scelta di Ricardo. Poi che io abbia aiutato nel creare il ponte è un altro discorso, perché abbiamo lavorato insieme per sei anni, credo i migliori della sua carriera. Abbiamo condiviso tantissimi momenti ed è rimasto un rapporto di amicizia vera, non solo di lavoro. Ma il bello di questa squadra è che gli acquisti si ragionano insieme con un gruppo di persone e non per la scelta di uno solo.

Ricardo Scheidecker, portoghese, è Head of Sports al Tudor Pro Cycling Team (foto Anouk Flesch)
Ricardo Scheidecker, portoghese, è Head of Sports al Tudor Pro Cycling Team (foto Anouk Flesch)
Hirschi è svizzero, la squadra è Svizzera: può diventarne la bandiera?

Diventerà logicamente uno dei leader della squadra, questo è molto chiaro. Noi crediamo assolutamente che abbia il potenziale per fare più di quello che fa al momento. Il fatto che sia svizzero è un’ottima coincidenza, soprattutto perché in squadra abbiamo colleghi che hanno lavorato con lui in passato e anche loro hanno contribuito a dargli fiducia perché decidesse di venire qui. Ritroverà persone con cui ha lavorato e che lo conoscono bene. E lo abbiamo trovato convinto del fatto che qui in Tudor Pro Cycling troverà l’ambiente giusto per la sua carriera e per esprimersi ai suoi livelli migliori.

Marc ha 26 anni, Julian ne ha 32. Pensi che abbia ancora il livello per essere l’Alaphilippe di prima dell’incidente?

Quest’anno si è rivisto a un bel livello, devo dire. Sono convinto che potrà tornare a uno standard altissimo. Se poi sarà al livello dei vecchi tempi, lo scopriremo l’anno prossimo quando cominceremo a correre. Quest’anno ha già dato dei segnali in questo senso, perché ha vinto un po’ di corse in modo importante, con lo stile di una volta. Credo che la chiave per lui sia trovare felicità e la nostra promessa è che qui la troverà. Conoscendolo, se davvero sarà così, il resto verrà naturale. La sua qualità porta tantissimo alla squadra, ma non basterà avere un nome. Dovremo essere in grado di meritarci quello che eventualmente verrà.

Il mercato è ancora aperto per altri colpi?

No, siamo a posto.

Se dovessi dare una valutazione a metà di questa stagione, cosa diresti della squadra?

Nel complesso, che vuol dire tenere conto anche del tanto lavoro non visibile all’esterno e che ci fa crescere, io dare un 8. Credo che stiamo lavorando bene. Conosciamo le nostre debolezze e ci impegniamo per migliorarle. La squadra ha un anno e mezzo, per cui possiamo essere fieri pur tenendo i piedi per terra, perché ancora non abbiamo fatto nulla di quello che ci proponiamo. Però pian piano stiamo crescendo. E quello che abbiamo progettato per il prossimo anno sarà un altro scalino che potremo salire.