A un certo punto della scorsa settimana, un comunicato stampa annunciava che fra i direttori sportivi del Team Corratec sarebbe arrivata Fabiana Luperini, cinque Giri vinti e tre Tour. Una novità inattesa sotto il cielo italiano, che si sposa per coincidenza con l’arrivo di Ro De Jonckheere all’americana Power Health.
La squadra toscana si sta rigenerando dopo l’annata continental, con l’arrivo di corridori da ricostruire come Valerio Conti, alcuni giovani e l’ispirazione dietro le quinte di Angelo Citracca. Serge Parsani è il team manager, Francesco Frassi e Marco Zamparella i due diesse. E proprio a Frassi si deve l’arrivo della pisana di Buti.
«E’ nata un po’ per caso – racconta Luperini – perché conosco Frassi sin da piccola. Ci siamo ritrovati in un’occasione e mi diceva che il prossimo anno sarebbero passati professional e avevano bisogno anche di un’altra persona con il tesserino internazionale. E quindi mi ha chiesto se mi interessasse farlo. Io ho pensato che non vado fra persone sconosciute e quindi ho detto di sì».
Con che mentalità ti approcci alla novità?
Col fatto che conosco già le persone che ci sono, il salto non mi spaventa. Se non so una cosa, la chiederò. E poi comunque sia, il ciclismo è il ciclismo, sia a livello maschile che femminile. Sicuramente quello maschile è un po’ più impegnativo per quanto riguarda i chilometraggi e anche le gare. Ma non credo che avrò grossi problemi.
La fase di conoscenza dei corridori è già cominciata, oppure ci sarà il primo ritiro per farlo?
Ancora è presto. La squadra sta ultimando in questi giorni gli ultimi ingaggi, quindi ci troveremo di qui a breve e poi conosceremo anche i ragazzi.
Secondo te quale può essere il valore aggiunto di Fabiana Luperini in una squadra così?
Adesso non lo so, perché si tratta della prima volta. Però penso che una donna è sempre diversa da un uomo, quindi magari credo che avrò un’altra sensibilità, un’altra prospettiva rispetto ai direttori sportivi uomini. E magari in certi casi può fare anche bene.
Sappiamo che segui sempre il ciclismo femminile, che rapporto hai con quello maschile?
Lo seguo ancora. L’unica cosa, a differenza delle donne, non abbiamo in Italia un atleta forte che ti fa venire voglia di vedere una gara piuttosto di un’altra. Mentre nelle donne ci sono delle ragazze per cui vale la pena accendere la televisione. Intendiamoci, è bello anche veder vincere Van der Poel, Van Aert e Pogacar, per carità. A volte però, mi piacerebbe anche vedere un italiano come c’era in passato. Un Pantani, Bugno, Bartoli…
Che effetto fa essere il primo diesse donna d’Italia fra i pro’?
I due mondi iniziano a comunicare. Ci sono anche tante massaggiatrici donne che seguono gli uomini. Magari le prime a entrare sono state loro, vedo poi che ci sono anche dei dirigenti donna. Insomma, ora arriveranno anche direttori sportivi. Piano piano, si fa tutto. Logicamente il professionismo rimane sempre un ambiente soprattutto maschile, ma il fatto che qualcuna entri è già un mezzo segnale.
A questo punto della tua carriera ti aspettavi una chiamata del genere?
Diciamo che non stavo cercando una squadra fra le donne e nemmeno fra gli uomini. E’ capitata questa esperienza e mi sono detta di provarci. Come aspettative, è ovvio che potessi aspettarmelo più da un team femminile, vediamo cosa succede in questa nuova avventura. Magari imparo altre cose nuove che mi possono essere utili nei prossimi anni.
Hai già fatto il direttore sportivo, del resto…
L’ho già fatto alla Cipollini donne. Nelle juniores femmine con Ciclismo Insieme. Lo stavo già facendo quest’anno a livello giovanile, perché si trattava di esordienti donne e allieve. Qui a livello locale, da quando ho smesso l’ho sempre fatto.
Non sarà un salto nel buio, insomma…
Non credo, il fatto di conoscere bene Frassi sarà un bel supporto. Siamo delle stesse zone, poi mio babbo e suo babbo, sono amici. Correvano insieme a livello amatoriale, quindi mi capitava spesso di vederlo alle gare o comunque durante le cene che facevano i nostri genitori insieme. Perciò adesso non mi resta che cominciare…