Consonni apripista per Milan, con qualcosa ancora da scoprire

10.10.2023
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Siamo rimasti un po’ sorpresi nel non vedere Simone Consonni al via del Gran Piemonte qualche giorno fa, ma lui ha messo subito le cose in chiaro. «Non ero al top e la squadra ha fatto altre scelte. In questa fase della mia stagione, avendo ripreso dopo lo stop iridato, o ero fresco e ti tiravo fuori la super prestazione. O, come alla Bernocchi, non tenevo il ritmo e mi fermavo».

Il campione olimpico del quartetto ha così chiuso il suo 2023 agonistico su strada. A fine anno lascerà la Cofidis per passare alla Lidl-Trek, dove troverà anche il suo compagno di successi su pista, Jonathan Milan. 

Rientrato dopo l’infortunio di Glasgow, Consonni tra Agostoni e Bernocchi ha solo accumulato tanta fatica. Inutile continuare così
Rientrato dopo l’infortunio di Glasgow, Consonni tra Agostoni e Bernocchi ha solo accumulato tanta fatica. Inutile continuare così
Simone, innanzitutto come stai. Eravamo rimasti all’incredibile incidente di Glasgow…

Ora meglio. In questi casi è più la pazienza per rientrare che altro. Si è trattato di sistemare le cose, nel senso di fare gli esercizi per la spalla, la scapola… E infatti adesso mi alleno bene e anche tanto. Sto facendo parecchi chilometri, anche se non corro più. E’ un modo per non fermarmi presto. Esco la mattina di buon’ora, sia perché le giornate sono ancora belle, sia perché nel pomeriggio ho molte commissioni da sbrigare, visto che il 20 ottobre mi sposo. E’ come nei chilometri finali, devi spingere a tutta!

A proposito di spingere nei chilometri finali. E’ quel che dovrai fare il prossimo anno con Milan alla Lidl-Trek a quanto pare. Come è andata questa trattativa?

C’era già stato qualche contatto dopo il Saudi Tour ad inizio stagione. Lì avevo vinto e venivo da altre vittorie sul finire della stagione precedente. Però io stavo bene alla Cofidis e declinai le lusinghe. La stagione proseguiva bene, altri bei piazzamenti, una buona Tirreno. Ero motivatissimo per il Giro. E così ho deciso di andare in ritiro in Colombia, con l’okay della squadra, per fare tutto al massimo. Sono tornato che andavo fortissimo. A Francoforte avevo valori ottimi. Poi dopo 5-6 tappe del Giro ho avuto un crollo fisico.

E a cascata anche mentale…

Esatto. Prima del Giro dovevo rinnovare con Cofidis, ma poi ho visto che temporeggiavano e lì ho capito che era finito il mio tempo in questa squadra. Io ho dato il 100 per cento. Sempre. Ma non sempre sono andato bene. Sono andato in Colombia a farmi il mazzo e non tre settimane ad Ibiza. A quel punto ho rivalutato la proposta della Lidl-trek che mi aveva continuato a dare fiducia e mi aveva lasciato la porta aperta. Una scelta che col senno del poi avrei dovuto fare ad inizio stagione.

In due anni alla Cofidis, Consonni e Viviani hanno corso 94 giorni insieme con tre GT. Se si considerano le tappe di montagna, i ritiri dell’uno o l’altro, le occasioni di volate insieme non sono state poi tante
In due anni alla Cofidis Consonni e Viviani hanno corso 94 giorni insieme con tre GT
E ti sei ritrovato Milan…

Lui lo conosco bene. Qualche voce, ma solo rumors, in gruppo girava già da tempo. Cosa farò con lui? Ancora non abbiamo stilato un programma chiaramente, ma l’idea è quella di fare un calendario appaiato. Devo cercare di fargli prendere la strada giusta, specie negli ultimi chilometri. Johnny è giovane, fortissimo, va un po’ raddrizzato di testa, non in quanto a professionalità, ma per normali errori di gioventù.

Adesso non sei più il giovane tu. E’ come se si fosse invertito il ruolo con Viviani?

Io ho fatto l’apripista per Gaviria, Kristoff, poi per Elia e credo di avere l’esperienza per poterlo fare bene con Johnny e farlo crescere. E non dimentichiamo che alla Lidl-Trek c’è anche Pedersen, ci sono più uomini di punta. E’ una squadra aperta a più soluzioni. Io posso aiutarli, ma anche loro possono aiutare me a trovare la mia miglior dimensione.

Tecnicamente cosa dovrai fare con Milan? Dovrai portarlo fuori con velocità maggiore? In progressione? Dovrai correre con due “occhi” dietro le spalle?

Dirlo così è difficile. Di certo Jonathan ha una potenza esagerata. Al Giro ha fatto delle cose assurde, anche se io non sono rimasto stupito. Lo conosco, lo vedo lavorare in pista, conosco i suoi wattaggi, i  lavori che fa… In una specialità come il quartetto dove ogni minima accelerazione o decelerazione si sente serve un certo feeling. Poi però bisogna riportare tutto su strada, in corsa… e non è facile. Prima di dire cosa dobbiamo fare e come farlo, bisogna lavorare su strada. E poi non si tratta solo del feeling tra noi due.

Simone in testa e Jonathan a ruota: i due, anche grazie al quartetto, si conoscono alla perfezione
Simone in testa e Jonathan a ruota: i due, anche grazie al quartetto, si conoscono alla perfezione
Cioè?

Serve anche quello con la squadra. Il team deve crederci. Io ho in mente la vittoria di Pedersen al Tour. La squadra ci credeva a tal punto che due scalatori come Ciccone e Skjelmose tiravano in pianura ai cinque chilometri dall’arrivo.

Hai parlato di dimensione da raggiungere, ebbene qual è la tua?

Non lo so ancora, spero quella che dovrò ancora raggiungere.

Simone, ma ti senti un apripista ormai o un velocista di punta?

Io non mi sono mai reputato un velocista assoluto, ma un buon corridore che se dà il massimo, se sta bene, può spalleggiare con i migliori al mondo. Quello che posso dire è che il mio top di prestazioni l’ho toccato non quando dovevo correre per me, ma quando ero in appoggio (parole che ben si sposano con quanto detto da Guercilena, ndr). In appoggio a Viviani. Ricordo che in quella fase ho colto delle fughe importanti al Giro d’Italia per esempio, come a Stradella e a Gorizia. Fughe scaturite da un’ottima condizione.

La stagione di Consonni era partita molto bene. Qui la vittoria a Maraya al Saudi Tour
La stagione di Consonni era partita molto bene. Qui la vittoria a Maraya al Saudi Tour
Noi ti ricordiamo vincitore di un italiano under 23 durissimo. Oggi invece in salita fai tanta fatica, forse anche per quel chiletto o due di di muscoli in più che ti servono per la pista. Senza quella massa potresti andare più forte? Per assurdo anche in volata? Ci sta questa analisi?

Se partiamo da quell’italiano okay, potrei essere più di un velocista, ma parliamo di 7-8 anni fa e nel frattempo il ciclismo è cambiato. Si va più forte in salita, la si approccia diversamente. Faccio un esempio. La Bernocchi l’ho fatta anche al primo anno da pro’, anzi ero ancora under 23. Se su sette passaggi del Piccolo Stelvio si apriva il gas dal quinto in poi, era grasso che colava. Adesso si va forte sin da subito. Prima i velocisti tenevano, adesso no. L’altro giorno sono arrivati in cinque o sei. C’è una gestione della corsa che taglia fuori i velocisti. E anche dopo Parigi 2024 non credo che alla fine cambierà molto. I lavori che si fanno in pista servono anche per le volate. Magari potrebbero essere meno estremizzati, ma aiutano.

Quindi Consonni velocista.

Poi non so, forse anche io negli ultimi due anni senza Elia non dico di non aver dato tutto, ma con lui avevo più responsabilità. Ne ho sempre avute di più quando dovevo lavorare per gli altri anziché che per me. Forse perché avevo “paura” di farmi trovare impreparato.

Se è così, ti rimetti in gioco parecchio con Milan…

Non abbiamo ancora parlato a quattro occhi, ma direi di sì. Per me sarebbe stato più “facile” restare in Cofidis, magari anche da leader. Lì se sbagliavo avevo meno pressione i miei eventuali errori erano meno in vista. Nella nuova squadra avrò più responsabilità. Insomma non vale il discorso: “Consonni ha fallito come leader alla Cofidis e va a fare l’apripista alla Lidl-Trek”.