Hirt sapeva già tutto, ma non ha detto nulla. Il suo procuratore aveva avuto l’offerta dettagliata di Lefevere subito dopo la vittoria al Tour of Oman. Il belga lo voleva nella sua squadra per Evenepoel, che non aveva ancora vinto la Vuelta e tantomeno la Liegi o il mondiale, ma aveva chiaro in testa di puntare sui Giri. Tutto quello che è venuto dopo – la vittoria di Aprica al Giro e il sesto posto finale – è stato per entrambi la conferma di aver concluso un ottimo affare.
Ieri era il giorno del suo compleanno e Hirt lo ha trascorso come si fa alla vigilia delle corse. Allenamento di un paio d’ore. Pranzo con la squadra, in un’ala a parte del ristorante. Incontro con qualche giornalista interessato alla sua storia.
«Compio 32 anni – ha scherzato – tutti mi dicono che sono un ragazzino, ma nel ciclismo mi trovo spesso a pensare di essere vecchietto. Comunque grazie per gli auguri, è la prima volta che non festeggio a casa, ma così lontano e in una corsa. Non avevo mai cominciato così presto».
Mentre parliamo, attraverso la hall dell’hotel passano i corridori di rientro da allenamenti più lunghi, che vanno a rigenerarsi in piscina prima della doccia. Giornalisti scrivono ai tavoli del bar. E dopo due giorni di attesa, si comincia a riconoscere l’andirivieni tipico della corsa in arrivo.
Hai accettato subito quell’offerta?
Tutti vogliono correre alla Quick Step (la squadra da quest’anno si chiama Soudal-Quick Step, ndr), perché è quella in cui riesci a valorizzarti meglio. Voglio scoprire se posso diventare un corridore migliore. Avevo già corso con la Etixx continental nel 2014, ma non aveva portato a nulla. E adesso sono nel gruppo di Remco per vincere il Giro. E’ un ruolo di secondo piano, ma lo stesso importante e chiaro. Ho fatto in tutto dieci grandi Giri, so come funziona e sono contento di aiutarlo. E’ un ruolo che ho già svolto all’Astana e mi sono trovato bene. Il mio sogno è vincere corse per me stesso, ma l’occasione andava colta.
Che cosa ti pare di Evenepoel, ora che lo vivi da vicino?
Mi ha colpito. E’ un bravo ragazzo, pieno di fiducia in se stesso. In realtà credo proprio di non aver mai visto uno come lui. Nei ritiri, finché si andava a ritmo regolare, si stava facilmente tutti insieme. Ma appena cominciavamo a fare i lavori specifici, la differenza di velocità fra lui e tutti gli altri era incredibile.
In questa squadra si punta molto sull’affiatamento…
Il famoso Wolfpack, il senso di sacrificarsi per l’altro per costruire qualcosa di grande. E’ importante passare del tempo insieme, ma ci sono squadra in cui puoi vivere anche tutti i giorni nella stessa casa e non si crea complicità. Qui è bastato veramente poco per affiatarsi.
La Intermarché ha la fama di essere una famiglia, ci sono differenze rispetto al nuovo team?
La mia vecchia squadra era un bel gruppo di persone. Non faccio confronti, ma diciamo che ho capito che mi trovo bene nelle squadre belghe. Invece non potrei mai vivere in Belgio, non avrei percorsi per allenarmi e io senza salite non so stare.
Che cosa ha rappresentato il Giro 2022?
La miglior corsa della mia vita, in qualche modo mi ha aiutato anche a capire cose nuove su me stesso. Non mi ero mai trovato davanti a tener duro per più giorni. Vincere ad Aprica è stato speciale. Non penso che quel tipo di corsa sia una porta destinata a restare chiusa. E’ vero che sono vecchietto (sorride, ndr), ma non voglio fermare la mia carriera. Potrei provarci ancora.
L’anno scorso dicesti che il Giro d’Italia è la tua corsa preferita.
Mi piacciono le salite italiane e mi piace la data in cui si corre, perché a maggio sono sempre andato molto forte. Non è un fatto di preparazione, ma di attitudine, come quelli che vanno fortissimo con il caldo più torrido. Io vado bene a maggio e a fine stagione da sempre. Mi adatto bene al freddo e alle salite fatte col freddo.
Farai lo stesso programma di Remco?
Non in ogni singola corsa, ma certo nei passaggi fondamentali, come per il ritiro in altura prima del Catalogna. Non ero mai andato in quota così presto e questa forse è la prima differenza nella preparazione. Remco farà le classiche, io no. Io da qui andrò di nuovo al Tour of Oman, lui al UAE Tour. Non torno in Oman perché ci tengo particolarmente a difendere il mio titolo, ma perché la squadra ha deciso di mandarmi. Vincerlo di nuovo non è un obiettivo, l’obiettivo fino a maggio è il Giro. Remco vincerà sicuramente altro, venerdì all’Alto de Colorado farà già il primo test. Ma per noi del suo gruppo, il primo traguardo è la maglia rosa.