Colleoni, la crescita c’è, ma il grande Giro deve attendere

11.08.2022
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Tra le belle notizie dello Sazka Tour, non c’è stata solo la vittoria di Lorenzo Rota, ma anche l’ottima prestazione di Kevin Colleoni. Il lombardo della BikeExchange-Jayco è arrivato terzo, ma quel che più conta è stato il segnale che ha dato e le sensazioni che avuto.

Kevin ci racconta di essere in crescita, che la gamba inizia a girare e che la differenza rispetto allo scorso anno, quando era un debuttante tra i pro’, si sente.

Da oggi sarà impegnato in Norvegia, all’Arctic Race. Gambe e morale sono alti. «L’obiettivo – ammette Colleoni – è fare punti per la squadra con Groenewegen per le volate e Schultz per la generale. Magari per me è un po’ complicato fare risultato, ma vedremo giorno per giorno».

In Repubblica Ceca per Colleoni (classe 1999) un ottimo terzo posto finale
In Repubblica Ceca per Colleoni (classe 1999) un ottimo terzo posto finale

Crescita concreta

Kevin è stato un ottimo dilettante. Magari senza l’avvento del Covid avrebbe vinto di più e sarebbe passato con un palmares ancora più importante, chissà…

«Le cosa vanno bene, dai… Sto preparando questa seconda parte di stagione. Dopo lo stacco e la preparazione a Livigno sento che va bene. Meglio dello scorso anno. Mi sento più maturo e la differenza l’ho vista proprio in Repubblica Ceca».

«Riesco a stare meglio davanti, avere un obiettivo e arrivarci pronto… non è sempre scontato. Tutto sommato sto andando come mi aspettavo, non ho avuto problemi. E forse ho fatto anche qualcosina in più di quel che mi potevo attendere.

«L’anno scorso, al primo anno, è stata dura, adesso invece quando si va forte davvero sto davanti “facile”. Ci sono anche più motivazioni. E’ una crescita a 360 gradi».

A Livigno molte ore di allenamento, anche con la sua compagna Arianna Fidanza
A Livigno molte ore di allenamento, anche con la sua compagna Arianna Fidanza

Niente Vuelta

Colleoni aveva anche preso parte al Delfinato e di solito chi disputa quella corsa, a meno che non esca dal Giro, è dirottato verso il Tour. Vedendolo tra i partenti abbiamo sperato in una sua presenza alla Grande Boucle.

«Al Delfinato – dice Colleoni – sono andato per supportare la squadra e Gronenewegen in particolare. E a dire il vero il Delfinato lo avevo fatto anche l’anno scorso, ma solo per fare esperienza. 

«Il Tour non è mai stato nei programmi, quel che era in programma invece era la Vuelta, ma poi il team ha cambiato i piani e per il mio primo grande Giro dovrò aspettare il prossimo anno. E mi dispiace, perché ero pronto e l’ho dimostrato».

Neanche Kevin conosce le motivazioni reali di questo cambio di programma in corso d’opera. Probabilmente di mezzo c’è la questione dei punti o magari la scelta di andare in tutto e per tutto con un team a supporto di Simon Yates. Senza Vingegaard e Pogacar e un Roglic dato non in super condizione potrebbe essere un’occasione ghiottissima.

Colleoni sin qui ha quasi sempre lavorato per la squadra
Colleoni sin qui ha quasi sempre lavorato per la squadra

Con Pinotti…

Una cosa è certa: Pinotti è dalla sua parte. Marco segue direttamente Colleoni. Questa collaborazione va avanti da un anno e si sta rafforzando. 

«Con Pinotti mi trovo benissimo – dice Colleoni – parliamo tanto, siamo vicini di casa e abbiamo la possibilità di confrontarci faccia a faccia, a volte persino in bici. Quest’anno a Livigno, Marco è stato davvero presente».

«Lo scorso anno era la prima stagione che lavoravo con lui: non ci conoscevamo bene. Ho dovuto apprendere i suoi metodi… Adesso invece ci si fida di più, si parla di più e possiamo correggere meglio il tiro. Per esempio se un giorno non va scarichiamo, un altro giorno invece facciamo di più. Sono cose che migliorano col tempo».

Kevin Colleoni, Giovanni Aleotti, Aprica, Giro d'Italia U23 2020
Kevin Colleoni con a ruota Giovanni Aleotti nella tappa dell’Aprica Giro d’Italia U23 2020
Kevin Colleoni, Giovanni Aleotti, Aprica, Giro d'Italia U23 2020
Kevin Colleoni con a ruota Giovanni Aleotti nella tappa dell’Aprica Giro d’Italia U23 2020

Scalatore dentro

All’inizio avevamo parlato di un Colleoni dilettante molto forte. Un talento che sapeva destraggiarsi molto benone su tutti i terreni. Fortissimo in salita se la cavava anche in volata. E se c’era da andare in fuga non si tirava indietro. 

Adesso dopo un anno di professionismo che corridore è?

«Personalmente – conclude Colleoni – mi sento più scalatore che altro. Più da corse a tappe, magari brevi o corse di un giorno dure. Sin qui non ho mai disputato gare a tappe più lunghe di 10 giorni (il Giro U23, ndr) o di otto giorni tra i pro’, quindi non saprei dire se sono per i grandi Giri.

«E anche per questo sono molto motivato e curioso di vedere come posso andare in un grande Giro. E a fare sempre di più in generale».