«Rispetto allo scorso anno – sorride Stacchiotti – va bene aver firmato ai primi di novembre. L’ultimo inverno invece è stato infernale, questa volta se non altro mi allenerò come si deve».
Sera di metà novembre sulle colline di Recanati. Riccardo e Martina sono da poco tornati nelle Marche. Prima erano a Bergamo, ma la Lombardia è stata dichiarata zona rossa. Martina, lo avrete capito, è la più piccola delle Fidanza, tornata da poco dagli europei in pista con l’oro dello scratch.
Riccardo corre alla Vini Zabù-Ktm e ha da poco firmato il contratto per il prossimo anno. Qualcuno dice che un po’ ha deluso, ma le cose non sono come appaiono. Riccardo infatti è uno di quei quasi 50, fra corridori e staff, che l’anno scorso rimasero impiccati nella fantomatica squadra ungherese. Era tutto firmato, ma non era vero. E così quando alla fine di novembre l’evidenza venne a galla, Riccardo si ritrovò in mezzo a una strada, a capo della miglior stagione della sua carriera.
Quindi?
Quindi fu una mazzata. Avevo vinto al Giro di Sicilia e fatto circa dieci piazzamenti nei cinque. Mi sarebbe dispiaciuto smettere, proprio nel momento in cui avevo capito come allenarmi e l’approccio psicologico alle gare. A fine novembre nel 2020 quasi si corre ancora, ma l’anno scorso era un anno normale. Essere senza squadra significava essere quasi spacciato.
Un inverno duro…
Un inverno di lavoro senza sapere per cosa. Firmare a fine febbraio ha fatto sì che non abbia potuto programmare niente, era già tanto crederci. Martina sa quello che ho passato.
Quest’anno tutto normale, quindi?
Ho ricominciato da una settimana, ma mi sono allenato per tutto il periodo del Giro d’Italia. Ora cammino. Esco un po’ in bici. Vorrei andare in palestra, ma sono chiuse.
Perché non ti hanno portato al Giro?
Nella nostra squadra il posto devi guadagnartelo, conquistarti la fiducia. Io ero partito bene, con un terzo posto al Tour of Sibiu. Poi però alla Tirreno ho steccato le tre volate. Le gambe c’erano, anche i numeri…
E allora?
E allora un conto è fare le volate a Sibiu e altro in una gara WorldTour, dove ci sono i treni e la prima volata devi farla per prendere la posizione. E visto che in squadra ero l’unico velocista, si è scelto di portare al Giro qualcuno che entrasse nelle fughe.
Tu non potevi andare in fuga?
Negli anni scorsi lo facevo. Solo che avendo vinto le volate, mi è venuta l’idea di puntarci ancora. Se poi arriva un altro velocista, posso fare l’ultimo uomo o un programma diverso.
Come ci si allena per fare le volate?
Con il preparatore in questi ultimi due anni abbiamo aggiunto tanta palestra, oltre a quella che si fa d’inverno. Ogni 10 giorni, anche nel periodo delle corse, faccio richiami di forza esplosiva con squat e pressa. E poi subito in bici a velocizzare.
Martina è tifosa di Riccardo?
Mi sa che per ora il tifoso sono io. Ho visto le sue gare in pista, dal vivo a Fiorenzuola e poi in tivù. Non pensavo che mi sarei emozionato tanto. Più di quando vinco io. Ma devo rifarmi. Vorrei che anche lei mi vedesse vincere.
Vi allenate insieme?
Solo giretti che prevedono il caffè. Lei quando si allena deve stare da sola, altrimenti si innervosisce. Però chiede consigli, soprattutto sull’alimentazione. E ne dà a me. L’anno scorso mi è stata davvero vicina. Ai primi di dicembre torneremo su. Anche perché mi sa tanto che le vacanze finiranno anche per lei e dovrà tornare ad allenarsi in pista.