Niccolò Bonifazio era così pronto per la Sanremo di marzo, che quando si è trovato a correrla ad agosto devono essergli girate un bel po’ le scatole. Il fatto è che il ligure, che vive a Monaco e per allenarsi fa ogni giorno di qua e di là dal confine, aveva fatto un bellissimo inverno che gli aveva permesso di vincere alle prime corse, perciò il lockdown è arrivato con la prepotenza del bullo che ti porta via il pallone quando è arrivato il tuo momento di fare goal. E visto che nei giorni scorsi avevamo chiesto a suo fratello Leonardo di parlare di Niccolò, siamo qui per rendergli il favore…
«Avevo fatto tre mesi alla grande – dice con frasi brevi e rapide – mi ero preparato con una precisione incredibile, per partire forte come piace a me. La prima corsa, sono caduto. La seconda l’ho vinta ed eravamo al Saudi Tour. Poi mi sono ammalato la sera prima dell’Haut Var e a quel punto, dovendo rientrare alla Tirreno-Adriatico, ho fatto una settimana di scarico. E proprio durante quella, il sabato, mi chiamano in tutta fretta dicendo che la corsa Rcs è stata annullata e che devo presentarmi per la Parigi-Nizza. Ci sono arrivato un po’ indietro, ma la gamba c’era e appena ho ripreso a respirare bene ho vinto la quinta tappa. Poi anche la Parigi-Nizza è stata fermata. E si è fermato tutto…».
Maledetto lockdown, dovremmo dire…
Con tanto esercizio fisico e poca bici. Ho preso qualche chilo e quando abbiamo ricominciato non ero al 100 per cento e non riuscivo ad arrivare alle volate. Un bel problema. Il Tour, che era l’obiettivo di tutti, è stato il più duro che abbia mai fatto. Praticamente, invece di calare verso la terza settimana, siamo andati sempre ad aumentare. E anche le tappe di volata non è che fossero proprio delle giornate veloci. Ormai per fare gli sprint devi avere dei buoni test nei 20 minuti. E ovviamente ci rimettono i velocisti puri, che stanno sparendo.
Quindi adesso che hai ricominciato, qual è l’obiettivo?
Seguire lo stesso schema dello scorso anno. Sono ripartito il 20 novembre, con il mezzo dolce in bocca del secondo posto a Scheldeprijs, quasi alla fine. Voglio essere pronto subito. Il ritiro di dicembre è stato annullato e rimandato a fine gennaio. Voglio fare subito un bel numero di vittorie. Ripartire per due volte quest’anno è stato davvero duro. Anche mentalmente.
TI alleni da solo?
No, parto ogni giorno da Monaco e mi trovo a metà strada con Troia e poi andiamo incontro a mio fratello Leonardo che stanno entrambi in Liguria. Facciamo l’allenamento insieme e poi ce ne torniamo ciascuno verso casa sua. Magari però sotto le Feste me ne sto un po’ a casa dei miei anche io.
Nei giorni scorsi abbiamo chiesto di te proprio a Leonardo, cerchiamo di ricambiare il favore. Come lo vedi?
Fisicamente sta molto bene, pedala forte. Ha giusto bisogno di ingranare nelle corse che contano, perché è abituato a fare quelle cui potevano partecipare le continental (lo scorso anno correva alla Sangemini, ndr) e quest’anno per chi come lui doveva ambientarsi è stato un anno perso.
La squadra cosa dice?
Alla Total-Direct Energie sono soddisfatti, ma ovviamente aspettano che dimostri qualcosa. E’ un buon corridore e soprattutto mi ascolta molto. Una cosa che non faceva quando conduceva un’altra vita. Tutto sommato, anche adesso su certe cose mi dà retta e altre no, ma quando si parla di ciclismo non sgarra.
Ad esempio?
Più si sale e più ci sono dettagli che fanno la differenza. Ieri ad esempio avevamo in programma di fare 3 ore, ma il meteo diceva che oggi e domani c’era rischio pioggia. Così abbiamo allungato fino quasi a 5 ore e lui non ha battuto ciglio.
Ha le tue caratteristiche?
E’ certamente veloce, ma più leggero di me. Speriamo riesca a ritagliarsi il suo spazio. Per scelta della squadra non facciamo lo stesso calendario, perché non vogliono che si appiattisca su di me. E anche se un po’ ci dispiace, è un bel segnale, perché vogliono che si metta alla prova e abbia il suo spazio. Insomma, sono suo tifoso almeno quanto lui lo è per me.