Chi avrebbe mai pensato a Matteo Malucelli vincitore di una corsa a tappe? Il ciclismo sa sempre regalare sorprese, ma certamente domenica l’ultima cosa che il forlivese si aspettava, partendo per l’ultima tappa del Giro di Bulgaria era di conquistare la vetta, festeggiando così nel migliore dei modi il ritorno alle gare dopo una sosta di ben 3 mesi.
Il racconto di come sia arrivato questo traguardo ha un “prologo”: «Alla vigilia dell’ultima tappa al comando c’era Carboni con 38” su di me e 1’03” sul locale Papanov. Io avevo vinto due tappe, ero contento così, ma alla partenza sapendo che avevamo un vantaggio buono ma non di piena garanzia, avevamo pensato di tenere la corsa chiusa per poi giocarci la volata. Io anche vincendo non avrei superato Giovanni, così saremmo stati tutti contenti.
Papanov imprendibile? C’è un perché…
«In corsa però Papanov ha attaccato al culmine della salita. Ci siamo messi in caccia, ma la strada era bagnata e in una curva Carboni è caduto, io gli sono andato dietro. Mi sono rimesso subito in bici, avevo il cambio bloccato sul 14, ma sono comunque riuscito a rimettermi in sella. Giovanni invece aveva rotto il cambio e ha dovuto aspettare la sostituzione della bici, a quel punto non poteva più rientrare. Rischiavamo di perdere la corsa. Dovevamo riprenderlo. Eravamo in una quindicina dietro ma per quanto ci dessimo regolari cambi, non guadagnavamo, il che ci sembrava strano. Dopo l’arrivo vittorioso di Papanov, visionando le riprese era evidente che aveva sfruttato la scia delle auto. Abbiamo fatto reclamo ed è stato accolto, lui è stato posto al 15° posto della tappa e penalizzato di 20”, così io ho vinto il Giro davanti a Carboni e Pesenti, abbiamo fatto il pieno».
Una vittoria che, per come è arrivata, non poteva non avere un fondo di amaro: «Dispiace sempre quando arriva una caduta. Giovanni, più che per la corsa perduta, era abbattuto per la botta subita, quando cadi è sempre brutto anche perché l’urto non è stato di poco conto. Poi dispiace anche che la corsa venga decisa a tavolino, avremmo sicuramente preferito che le cose fossero andate come avevamo stabilito alla vigilia».
Una sosta di ben 3 mesi
Malucelli, come anche gli altri compagni di squadra italiani è tornato alle gare dopo 3 mesi, dopo aver staccato la spina al termine della corsa più sentita da parte del suo team JCL Ukyo. Una scelta che era stata già stabilita a inizio stagione: «Non avevamo impegni dopo la parte riservata al calendario asiatico, quindi per due settimane non ho neanche voluto vedere la bici. Poi ho ripreso piano, ho fatto un primo periodo in altura ma molto blando, non mi sono negato neanche qualche cena fuori… Da luglio ho ricominciato a lavorare sul serio ma senza fretta, per raggiungere la condizione piano piano, rimettendomi in riga anche con l’alimentazione e il resto, ad agosto ero fresco fisicamente e mentalmente per ritrovare lo smalto giusto. Com’è avvenuto».
Questo sistema è positivo? «Per certi versi. Sicuramente sono arrivato in Bulgaria che avevo una gran voglia di correre, di fare fatica e quando questo si confronta con gente che invece è sulla corda da mesi, è stanca fisicamente e mentalmente la differenza si vede. Noi siamo sicuramente più freschi per il finale di stagione. Dall’altra parte però non è facile convivere con lo stare fermo mentre vedi che tutti gli altri corrono, gareggiano. D’inverno almeno non gareggia quasi nessuno, è diverso. Diciamo che un paio di mesi sarebbe una sosta più che sufficiente».
In Italia per continuare così
Ora però inizia una porzione importante della stagione: «Intanto sono al Friuli e ci arrivo con tanta voglia di fare. Poi continueremo a gareggiare in Italia, con Matteotti e Pantani, non so se le farò entrambe, per poi a fine mese ripartire per l’Asia per affrontare il Tour de Langkawi. A fine anno, ho fatto i calcoli che supererò i 50 giorni di gara, quindi rientro pienamente nella media».
Al di là del rocambolesco successo nella classifica finale, anche in Bulgaria Malucelli ha messo la firma un paio di volte in una stagione finora positiva e ricca di soddisfazioni: «Il bilancio è già col segno più, ma io devo dire di essere sempre stato costante nel mio rendimento, alla Gazprom come alla China Glory, dove ho ottenuto risultati dopo 4 mesi davvero complicati mentalmente. In Belgio ho conquistato 8 Top 10 in gare di alto livello, decisamente superiori a quelle che affrontiamo con la squadra giapponese. Io nel team mi trovo bene, ha una forte componente italiana e i giapponesi sono davvero il massimo in fatto di disponibilità. Non posso però negare che questa dimensione la sento un po’ stretta e me ne accorgo soprattutto quando si sale di categoria e si affrontano le Professional».
Per questo già al Friuli Malucelli è arrivato con tanta voglia di fare: «Io mi sento di partire per ogni tappa con un obiettivo solo: vincere. La prima è già andata bene, primeggiando con chiarezza sugli avversari. Ma non voglio fermarmi alla vittoria di San Giorgio di Nogaro, voglio far vedere che sono un corridore che ha ancora molto da dire e da dare anche in un consesso più alto».