Con il cappellino nero calato sugli occhiali scuri, i capelli lunghi e la mascherina nera, prima di riconoscere il campione della maglia rosa e delle due iridate, è servito sentirne la voce. Bugno è passato alla Tirreno-Adriatico, assieme al presidente federale Cordiano Dagnoni e quello dell’Accpi Cristian Salvato. E così in un momento di calma prima dell’epilogo della corsa, ricordando il comunicato con cui il Cpa ha annunciato il voto elettronico, abbiamo pensato bene di farci raccontare come vadano le cose nel sindacato mondiale dei corridori che Gianni presiede da 12 anni.


«Il voto elettronico – dice Bugno – cambierà tante cose ed è anche giusto. Cambierà il presidente, ma non il Consiglio Direttivo. Io mi faccio da parte, ad ora non intendo più candidarmi, perché penso di aver raggiunto gli obiettivi che mi ero proposto quando ho cominciato. Spero però che la squadra costruita in questi anni rimanga e le singole Associazioni possano ben lavorare per rappresentare i corridori, che non hanno davvero il tempo per occuparsi di persona di tante questioni».
Quali obiettivi pensi di aver raggiunto?
Volevamo portare il Cpa a parlare con l’Uci, perché prima andavano il presidente e il segretario e nessun altro aveva diritto di parola. L’ultima assemblea, quella in cui è passato il voto elettronico, è stata la prima in cui abbia parlato il presidente dell’Uci. Credo che abbiamo lavorato bene sulla sicurezza, sui delegati per ogni Paese, come in Italia c’è Salvato, sul professionismo per le donne e sul Protocollo per le condizioni meteo avverse.


Per sicurezza intendi il voto sulle strane posizioni in sella?
Aspettiamo il voto degli atleti, ma io sono a favore del divieto di quella posizione pericolosa. Un po’ perché le bici non sono strutturate per reggere il peso del corridore sul tubo orizzontale. E un po’ perché quello che fanno i pro’ viene imitato dai ragazzi ed è meglio evitarlo. Sicurezza però è anche quella dei percorsi e degli arrivi. L’Uci sta seguendo da vicino gli organizzatori che non si sono adeguati al protocollo. Il 2020 è stato un anno difficile, il 2021 sarà lo stesso. Il ciclismo era già più freddo di un tempo, ma adesso il fatto di non poter avere contatti con gli atleti è brutto. Speriamo ci siano belle corse e grandi campioni che vincono, così le cose gireranno per il meglio.
Il Cpa dice qualcosa in merito alle wild card?
In realtà si tratta di una questione che compete agli organizzatori e all’Associazione dei gruppi sportivi. L’anno scorso, per far partire 25 team alla Sanremo, si chiese di avere 6 corridori per squadra, per un totale di 165 corridori e le WorldTour ovviamente si lamentarono. Quest’anno si partirà in 7 per squadra: io sarei per un gruppo di 200, ma l’Uci non vuole. Non credo che il numero dei corridori in gara incida sulla sicurezza.
Che cosa farà Bugno se non si candiderà più?
Nessun ruolo nel ciclismo. Ho deciso da subito che avrei fatto il pilota e ho studiato per quello. Il 26 marzo ho la visita per riavere l’abilitazione e mettere via questo periodo (il 30 aprile 2020, nei giorni in cui pilotava l’elicottero del 118 a Roma, Gianni ebbe un malore in seguito al quale fu ricoverato al San Camilo e in attesa di accertamenti venne messo a terra, ndr). E’ stato pesante, tra il malanno che ho avuto e il Covid. Ma è andata bene. Mi sono goduto le corse e ho avuto la fortuna di fare il Giro con la Rai, che ringrazio. Un’esperienza che mi è piaciuta e mi ha fatto capire che quello del commentatore non è il mio ruolo. Ho provato, ma non lo farò mai più. Ringrazio un tale Max, che in un forum ha scritto: “Bugno, no grazie”. Devo ringraziarlo perché ha confermato la mia sensazione.


Però da presidente del Cpa, ti sei ritrovato in tivù a parlare dello sciopero di Morbegno.
E’ stata fatta la volontà dei corridori, ma non è stato semplice gestirla. E’ stato organizzato tutto all’ultimo momento, la sera prima si sapeva che volevano fare qualcosa, ma non la modalità. Ne accettiamo le conseguenze. Come presidente avrei dovuto dire qualcosa. Mi prendo la mia parte di responsabilità.
Non vedi l’ora di tornare in elicottero?
Davvero tanto, ma non so dove andrò. Sono stato al Giro e poi al 118. Quel che verrà, lo vedremo poi. E nel frattempo porto avanti il progetto bici con mio figlio Alessio. Ora stiamo lavorando su una bici assistita. E soprattutto è un bel modo di fare le cose insieme.