DENIA (Spagna) – Juan Ayuso si presenta in conferenza stampa in ritardo. Arriva con passo rapido e, mentre si siede, inizia immediatamente a leggere un foglio. C’è scritto che ringrazia la UAE Emirates, soprattutto Gianetti e Matxin, che la squadra gli ha dato tanto… E chiude questa lettura dicendo: «Non risponderò più a domande sui miei tempi alla UAE».
Per fortuna, però, con le domande successive gli animi si sciolgono e rispetto a come si era presentato lo spagnolo appare decisamente più disponibile e anche sereno.
Nel media day della Lidl-Trek è senza dubbio lui quello più atteso. La vera novità. Di fatto non aveva più parlato dai mondiali in Rwanda. La prima cosa che rivela è il suo calendario. «Il Tour de France è il grande obiettivo 2026. Andrò in altura sul Teide, quindi inizierò con Algarve, Parigi-Nizza, Paesi Baschi, Freccia Vallone, la Liegi-Bastogne-Liegi e il Delfinato».


La Lidl è già casa
E quindi si guarda subito avanti. Anzi, al presente. E’ il presente dei primi approcci con la nuova squadra. Per patron Luca Guercilena e il suo staff, Juan Ayuso rappresenta una vera sfida. Se si riuscirà a smussare il carattere forte di questo atleta – che è forte anche grazie a quel carattere – allora il manager milanese avrà messo a segno un altro grande colpo.
«Sono davvero felice di essere qui – ha detto Ayuso – è stato un lungo percorso per arrivare in questa squadra. La mentalità è quella giusta, mi sono subito sentito a casa e la prima cosa che ho fatto è stata quella di lavorare. Ho subito cercato di essere concentrato soprattutto in questi primi giorni del ritiro qui a Denia. Perché nel ritrovo che abbiamo fatto in Germania è stata più una riunione di squadra, per divertirci e relazionarci».
A proposito di relazioni: Larrazabal, capo dei tecnici, ci ha detto che ad introdurlo è stato Mads Pedersen, il vero leader della Lidl-Trek. Lo ha letteralmente preso sottobraccio.
«Qui sono giorni intensi e anzi, grazie anche per avermi aspettato. Era il primo giorno in cui mi sono potuto allenare bene per davvero per questo ho fatto tardi. La squadra è molto felice di avermi qui e cercherò di ripagarla dando il mio massimo.
«I rumors che mi volevano alla Movistar? Chiaro, quelli ci sono sempre: uno spagnolo nella più grande squadra spagnola… è anche marketing. Ma in realtà quando mi ha contattato Luca (Guercilena, ndr) tutto è andato molto velocemente perché ci capiamo alla grande. Devo ringraziarlo per l’opportunità che mi sta dando e per credere in me».


Tra fiducia e ambizione
Sentire Ayuso parlare di fiducia è insolito. Lui sembra sempre non scalfirsi mai, ma forse il solo fatto di aver cambiato ambiente ha modificato qualcosa in lui. Che si senta leader non c’è dubbio, che sia al centro di un progetto è qualcosa di nuovo anche per lui. In UAE chiaramente non poteva esserlo.
«Sono un uomo da corse a tappe – va avanti Ayuso – e sono un uomo molto ambizioso. Vogliamo essere competitivi nei Grandi Giri. Vero c’è anche Mattias Skjelmose: ci capiremo, ci aiuteremo. Ho trovato una squadra molto aperta, dove si parla e si ascolta. Una delle cose che più mi ha colpito della Lidl-Trek è l’etica del lavoro. Ho suggerito alcune cose. C’è grande supporto, ad alto livello, in ogni settore. Per esempio, ho già lavorato in galleria del vento, cosa che prima non avevo fatto».
Il clima si fa più disteso domanda dopo domanda. Ayuso si apre. E sembra farlo con sincerità. Risponde in modo netto, ma al tempo stesso cerca le parole più giuste. A chi gli chiede se vincerà il prossimo Tour de France risponde sicuro.
«Penso che non sia impossibile – dice – però bisogna anche essere realisti. Dobbiamo sapere dove siamo e contro chi lottiamo. Il nostro è un progetto a lungo termine. Tra l’altro io non ho mai fatto un Tour de France per me stesso in ottica classifica, quest’anno sarà la prima volta. E come primo passo dobbiamo puntare al podio. Chiaro che se ci dovessero essere opportunità per vincere cercheremo di sfruttarle. Ma se Tadej (Pogacar, ndr) mantiene il livello che ha, anche per il 2026 c’è poco da fare. È il miglior corridore del mondo. E poi il vero leader del Tour sarà Mads Pedersen: non ha mai vinto la maglia verde e questo è un obiettivo».


Ayuso come Remco
Ayuso, come Remco, si trova al centro di un progetto grande e ambizioso, un progetto che inevitabilmente finirà per mettergli pressione. Anche lui come Remco ha il suo Lipowitz, che è Skjelmose. E anche lui viene da un 2025 non proprio superbo. Il tema pressione quindi è centrale per entrambi. Ayuso dice che non la sente e che qui si sente già a suo agio. Chiaramente le cose saranno diverse quando inizieranno le gare.
«Quello che voglio – spiega lo spagnolo – dal 2026 non è questa o quella corsa, ma continuare a migliorare. Ho cambiato allenatore, direttore sportivo, bici, team… Voglio fare un passo in avanti, magari due. Voglio divertirmi in un nuovo ambiente in cui mi sento il benvenuto. Poi, se guardo indietro, nel 2023 ho avuto una malattia che mi ha fatto stare due mesi senza pedalare. Nel 2024 ho avuto il Covid nel pieno del Tour, mi sono ritirato e non sono tornato al mio livello. Nel 2025 sapete com’è andata… Quindi spero prima di tutto di avere una stagione regolare nella quale poter mantenere il mio livello tutto l’anno e non solo per pochi mesi».


Sognando il Tour
Ayuso è un fiume in piena. Continua a ringraziare per la fiducia che gli è stata data e promette massimo impegno. Migliorare per lui resta un dogma e, tutto sommato, ha anche ragione.
«Alla fine ho solo 23 anni – dice – a ogni stagione continuo a migliorare. Vingegaard, Remco, Pogacar… Loro sono tutti nomi che ancora sono sopra a me. Ma ogni anno gli sono più vicino. Credo che alla fine sia in parte una progressione naturale e in parte una progressione che dovrò fare con il supporto del team. Ed abbiamo tutte le carte in regola per farlo.
«Qual è il mio sogno? Vincere il Tour de France. Parlare di sogni è sempre difficile, un sogno è qualcosa di molto grande. Quando ne parli poi, in tanti sono critici, alcuni ti ridono anche in faccia, ma io ho grandi speranze e, come ho detto, sono una persona molto ambiziosa. A volte ottimista, ma sempre realistica. Ed è quello che mi aiuta ogni mattina a lavorare di più».