ZURIGO (Svizzera) – Difficile trovare qualcosa da dire su un mondiale in cui le maglie azzurre sono rimaste puntini inquadrati da lontano e sempre nelle retrovie. Tre volte qualcuno si è affacciato alla finestra. Cattaneo, entrando in una bella fuga. Bagioli, rispondendo a Pogacar e sacrificando in quel gesto ogni chance residua. Ciccone, con due tentativi di allungo. Poi, quando mancavano corca 65 chilometri all’arrivo, dei nostri si sono perse le notizie. Bennati parla ai piedi del pullman Vittoria che accoglie gli azzurri al traguardo. E’ appena salito e ne è sceso dopo pochi minuti, non è riuscito certo ad approfondire con tutti il perché di questa prestazione. Per cui parla con il freno tirato, anche se c’è persino poco da dire.
«In macchina non abbiamo quasi visto niente – dice Bennati – faccio fatica a dare una valutazione su alcune situazioni di gara. Però credo che in certi momenti sia solamente una questione di gambe. Se nel gruppo alle spalle di Pogacar poteva esserci uno dei nostri? Magari qualcuno sì, ma c’è poco da girarci intorno, nel senso che quando non hai le gambe puoi fare solo quello che siamo riusciti a fare oggi».
Tu ti aspettavi qualcosa di più?
Ovviamente sì. Non si partiva con l’intenzione di spaccare il mondo, questo penso che sia sacrosanto. Però mi aspettavo di fare una gara sicuramente più dignitosa. Non per me, ma per i tifosi, per l’Italia. Noi qui siamo l’Italia! Poi ovviamente qualcuno ha fatto bene. Cattaneo. Lo stesso Bagioli ha fatto un’azione un po’ scellerata. Ha fatto un grande fuorigiri. A quel punto poteva sperare di arrivare il più lontano possibile, ma io non ho parlato con nessuno. Parlo prima con voi che con i corridori, non sarebbe giusto esprimere altre valutazioni.
C’era una consegna di seguire Pogacar a uomo? Toccava a Bagioli seguirlo?
Anche qui le parole le porta via il vento. Nel senso che quando si muove Pogacar, al mondo non c’è nessuno che riesce a stargli dietro. Lo hanno dimostrato quelli che ci hanno provato per pochi chilometri o per pochi metri. Non c’è nessuno al mondo che può stare con Pogacar, quindi ai miei corridori non ho consigliato di andargli dietro. L’obiettivo era quello di fare una gara dignitosa e se c’erano le possibilità di anticipare. Cattaneo si è infilato in una buona azione. Sulla carta, i primi due che dovevano muoversi erano Zana e Rota. Zana purtroppo ha avuto un problema meccanico. Abbiamo cambiato la ruota e ha dovuto inseguire per mezzo giro e ovviamente non poteva essere in quell’azione. Sto parlando per quel poco che sono riuscito a vedere, però ovviamente in termini di prestazione c’è poco da dire.
Infatti quello che ha colpito è stato non vedere più l’Italia negli ultimi 65 chilometri del mondiale.
Ovviamente sapevamo che Pogacar, Evenepoel e Van Der Poel sono di un altro livello. Evidentemente però dobbiamo anche ragionare sul fatto che ci sono anche altri corridori a un livello superiore al nostro. Sto dicendo delle cose a caldo, l’obiettivo era sicuramente di fare una gara molto più dignitosa di quella che è stata fatta. Le giornate no possono capitare. Ovviamente sarò il primo a farmi l’esame di coscienza.
Parli delle tue convocazioni?
In realtà ancora oggi continuo a non vedere una squadra B rispetto a quella che ho selezionato. Non vedo qualcuno lasciato a casa che potesse essere là davanti a giocarsi questo mondiale. Ad oggi questa è la mia opinione. Nei mondiali precedenti, siamo stati di più in corsa. Siamo stati protagonisti, infatti uno degli obiettivi che ci siamo prefissati era che lo fossimo nuovamente, indipendentemente dal risultato.
L’anno prossimo si vota. Altri tecnici hanno fatto capire con i loro discorsi che la chiusura del triennio è comunque un passaggio importante, come immagini il tuo futuro?
Ho voluto arrivare a questo mondiale facendo il mio lavoro al 110 per cento, con la massima dedizione, come ho fatto dal primo giorno. Da domani si tirerà una linea e poi avrò tempo sicuramente per parlare anche con la Federazione. Non ho ancora parlato del futuro e ragionerò anche su quello che saranno i miei pensieri. Se ci saranno le condizioni, che non sono le condizioni economiche ma le condizioni di progetto, allora si potrebbe anche ragionare di andare avanti.
Non è stato un anno facile per Bennati, a prescindere dalle responsabilità dei singoli. Poco prima di iniziare ad allestire la mini-squadra dei tre che avrebbero corso alle Olimpiadi di Parigi, ha scoperto che non avrebbe potuto convocare Milan né Ganna. Poi gli è stato detto che uno dei tre posti sarebbe stato assegnato a Viviani. Ha fatto buon viso e la sua lealtà alla causa della pista ha fatto sì che Elia potesse vincere la sua medaglia. Avrebbe voluto Ganna agli europei per tirare una grande volata a Milan, forse lo avrebbe voluto anche Jonathan. Ma Pippo ha saltato l’impegno dovendo recuperare per il mondiale e c’è riuscito mirabilmente con due settimane di lavoro. Mentre ad Hasselt, nello sprint che in teoria era solo da vincere, la squadra ha gestito il finale in modo diverso rispetto a quanto si era concordato. Cosa avessero deciso per Zurigo resta nel chiuso del pullman, forse però qualcosa non è andata come avrebbe dovuto. Il resto sarà un raccontare la vittoria di Pogacar, che coprirà tutto e arriverà davvero a breve. Passerà alla storia come il mondiale dei suoi 100 chilometri di fuga e non come quello di Ciccone, primo azzurro al traguardo in 25ª posizione a 6’36” dal vincitore.