Aleotti stanco, Battistella stremato: i due volti della fatica

10.05.2021
4 min
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Volti diversi al traguardo, mentre la gente si va concentrando verso il palco. A differenza di ieri, questa volta accanto alle transenne c’è un discreto schieramento di poliziotti che impediscono ai tifosi di assieparsi alle transenne. Ma alla fine, quando si tratta di applaudire il vincitore e la maglia rosa, qualcuno riesce a sfuggire al controllo e altri semplicemente escono nel giardino di casa. Come i proprietari e gli ospiti della villetta col prato che per sorte si trova proprio davanti al palco e battono le mani con i volti raggianti. E’ il Giro d’Italia, ragazzi, difficile restare indifferenti.

E mentre Ganna entra ed esce per indossare la rosa e poi la bianca, sul traguardo passano a distanza di 4 minuti uno dall’altro Aleotti e Battistella, due dei giovani italiani su cui si concentrano tante attese. Il primo arriva stanco per aver fatto egregiamente il proprio lavoro per Sagan. Il secondo arriva stremato, con la rassegnazione e la rabbia di chi non è riuscito a fare un bel niente.

Cimolai è arrivato secondo, una beffa lunga solo 4 secondi
Cimolai è arrivato secondo, una beffa lunga solo 4 secondi

Aspettando Sestola

Aleotti ha tirato per due salite, facendo quello che Sagan in qualche modo stamattina aveva anticipato. Anche se alla fine la missione è riuscita solo a metà e fra i velocisti importanti che sono riusciti a fare fuori si contano soltanto le… teste di Merlier, Nizzolo ed Ewan. Sul rettilineo, Peter è stato anticipato da Cimolai e si è lasciato dietro, fra gli altri, Viviani e anche Gaviria.

«Stavo bene – dice Aleotti, con gli aloni bianchi di sale sui pantaloncini – era chiara l’intenzione di staccare i velocisti e arrivare con Peter. E’ quello che ho fatto sulle salite, cercando di dare il massimo. Erano veloci. Si stava meglio a ruota. Però penso di aver fatto un bel lavoro»

L’entusiasmo dei vent’anni e la sorpresa per un Giro… conquistato in extremis possono trasformarsi in un boomerang? Giovanni sorride, con la serenità di chi sta davvero bene.

«Ieri – dice – è stata una giornata facile, oggi avevamo del lavoro da fare, quindi è stato più impegnativo. Giorno per giorno ci saranno tappe più o meno dure e domani non sarà proprio una passeggiata. Vedro tutti i volti della fatica, ne sono certo. Conosco il versante di Sestola. E’ diverso, molto impegnativo. Ripido. Sono 3,5 chilometri molto duri. Poi c’è una discesina e alla fine si sale ancora».

Sulla terza salita si è spenta la luce e Battistella è scivolato nelle retrovie
Sulla terza salita si è spenta la luce e Battistella è scivolato nelle retrovie

Dieta forzata

Battistella è magro come un chiodo. D’accordo che non lo incontravamo da un po’, ma davvero è tiratissimo. Anche se non si tratta chiaramente di un bel segno.

«Mi è tornata la gastrite – dice tirando fuori il problema di cui ci aveva parlato il 19 aprile – la crono è andata bene, poi devo aver preso un caffè di troppo e si è rimesso in moto tutto. Quando c’è da fare 5-6 ore, non vado avanti. Il dottore dice che non possiamo farci nulla, che lo stomaco ha bisogno dei suoi tempi. Solo che io nel frattempo non posso mangiare. Non posso mangiare tanto come terapia, associata a tutto il protocollo che speravo di essermi lasciato alle spalle. E non posso mangiare perché, se lo faccio, mi si blocca lo stomaco e finisco come oggi. La luce si è spenta sulla terza salita e a quel punto non aveva più senso andare a tutta. Non mangio e non assorbo niente. E così facendo, ho perso 2 chili dalla Freccia Vallone ad oggi. Speriamo che migliori».

Quando se ne va, la strada è ormai sgombra. I pullman sono a un paio di chilometri verso la campagna. Se questo è l’andazzo, domani la scena sarà simile. Aleotti magari dovrà lavorare per Buchmann o Fabbro. Battistella invece su quell’ultima salita rischierà di vedere le streghe. E alla fine i loro volti saranno gli stessi di oggi…

P.S. A margine della storia di Aleotti e Battistella, annotiamo le parole di un Cimolai decisamente amareggiato.

«Non avevamo i distacchi giusti – dice il friulano arrivato secondo – e io neppure sapevo che ci fosse ancora davanti Van der Hoorn. Per fortuna non ho alzato le braccia, non avrei mai voluto essere ricordato come uno di quei corridori. Sto bene, ma avrei preferito fare secondo battuto da Sagan o da Viviani, che per aver lasciato vincere uno a quel modo. Non mi capitano tante occasioni di vincere, fra sei giorni divento papà. Sarebbe stato un giorno perfetto. La morale? Siamo stati dei polli!».