EDITORIALE / Giro U23, un’altra fumata nera. Perché?

28.11.2022
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«Per quanto riguarda l’assegnazione del Giro Under 23 2023 e Giro donne 2024, il Consiglio ha dato mandato agli uffici federali di individuare il procedimento burocratico più celere e nel rispetto delle norme vigenti».

Queste poche righe nel comunicato (appena pubblicato) relativo al Consiglio Federale che si è svolto nel weekend a Riccione sono tutto quello che si può dire al momento sui due Giri d’Italia. Quello delle donne che per il 2023 sarebbe coperto, anche se da settimane risulta impossibile parlarne con il suo organizzatore Ruini. E come lo scorso anno, le squadre non riescono a fare programmi, non sapendo a quale percorso andranno incontro. Quello degli under 23 (in apertura, con Marco Selleri il vincitore 2022 Hayter, foto Extra Giro), che è ancora sprovvisto di una società organizzatrice.

Lo scorso anno fu Infront a salvarlo con un sostegno importante (si parla di un milione di euro, in cambio del quale probabilmente ci si aspettava di poterlo organizzare per gli anni successivi). Ad ora invece non si vede all’orizzonte chi possa farsene carico.

L’interesse di RCS è ben noto, ma il lento lavorìo che si sta svolgendo dietro le quinte non ci offre un’immagine di grande serietà. E poi, bastano sei mesi di lavoro per mettere in strada un Giro d’Italia all’altezza delle ultime edizioni e, ad esempio, del Tour de l’Avenir?

Già lo scorso anno la presentazione del Giro Donne, vinto da Van Vleuten, avvenne in ritardo: qual è la partita quest’anno?
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Unire le forze

Fa bene al ciclismo il fatto che sia tutto nelle mani di un solo soggetto? Non sarebbe più redditizio unire le forze, uscendo dalle solite logiche particolari, trattando unitamente i diritti televisivi ed eventuali contributi pubblici? Serve una Lega che lavori, non che soffochi nel commissariamento.

Lo status attuale sicuramente giova al soggetto più forte, che avrà la possibilità di rastrellare sponsorizzazioni sul territorio in un regime di quasi monopolio. Viene però da chiedersi, se così dovesse andare, che cosa resta per altri organizzatori che di anno in anno cercano le risorse per le proprie gare? Pensiamo a un Giro della Lunigiana oppure al Giro del Friuli e tutte le manifestazioni che vivono anche grazie ai contributi pubblici, qualora sugli stessi territori arrivassero i commerciali milanesi a raccogliere il necessario per tre Giri d’Italia.

In Francia con ASO succede a tratti lo stesso, anche se l’atteggiamento della società organizzatrice del Tour verso il movimento è di costruzione e non di mero assorbimento. Tuttavia la Federazione ha ideato la Coupe de France, l’ha offerta a un grosso sponsor come FDJ e ha dato ossigeno agli altri organizzatori. 

ASO organizza anche il Tour de France Femmes, ma anche una bella fetta di prove per le donne
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Il ciclismo nelle scuole

Dopo un po’ ti chiedi anche se abbia senso continuare a parlarne. Da una parte perché immagini che il lettore preferisca sapere di corse, preparazione, tecnica e tutto quello che ne alletta il palato. Dall’altra perché in apparenza non serve a molto. Come è messo il ciclismo italiano?

La salute di un albero, si sa, si misura dalle radici e non dalla chioma, che semmai ne palesa la salute precaria. E cosa c’è alle radici? Come va l’attività giovanile? A giudicare dalla chioma, cioè dalla salute del professionismo, forse qualcosa che non va potrebbe esserci.

Nei giorni trascorsi a Noto con la nazionale della pista, si ragionava ad esempio sulla necessità di intercettare i bambini da piccoli. Qualcuno a Roma ha già pensato di cercare il confronto con il Ministero dell’Istruzione per far entrare il ciclismo nelle scuole?

Il Vittoria Park sarà aperto alle scuole: il modello è esportabile nelle altre regioni d’Italia?
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I progetti speciali

Per farlo ripartire sul territorio, la Federazione ha avviato una ricognizione dei centri federali per la pista e già in precedenza aveva messo sul piatto dei soldi per sostenere progetti speciali messi in atto dai Comitati regionali.

«Si è conclusa – si legge ancora – l’analisi dei progetti speciali dei Comitati regionali finanziati dalla Federazione oltre al contributo ordinario già corrisposto. Nella riunione odierna ne sono stati approvati altri 13, per un totale di 120.000 euro, che portano l’ammontare complessivo dei progetti finanziati nel 2022 a 200.000 euro».

Abbiamo fatto richiesta all’ufficio comunicazione federale di poter visionare tali progetti, per capire in quale direzione si stiano muovendo i Comitati regionali, cui è demandato il compito di attuare politiche concrete sul territorio.

Il metodo di lavoro approntato per le nazionali funziona: ora però stessa attenzione per la base
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Di sicuro bisogna muoversi. E allo stesso modo in cui il lavoro fatto con le nazionali sta dando ottimi frutti, bisogna affrontare la rifondazione del ciclismo con provvedimenti strutturali e non semplicemente immaginando di tappare i buchi per andare avanti. Serve una visione che probabilmente potrebbe scaturire dal confronto fra tutte le componenti del ciclismo. Nessuno come la Federazione può farsene carico, a patto che si metta in ascolto delle istanze della base. Altrimenti fra breve non ci saranno più professionisti da far correre. Nei primi 50 del ranking mondiale c’è un solo italiano: Lorenzo Rota, quarantottesimo.