Il calendario, un argomento spinoso. Sentiamo Cazzaniga…

03.08.2022
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A fronte delle lamentele, riportate anche su queste pagine, a proposito della struttura del calendario juniores e under 23 in Italia, troppo ricco e articolato su gare d’un giorno che poco arricchiscono tecnicamente i nostri ragazzi, ai vertici della Federazione Ciclistica c’è un’opinione ben diversa.

Il Progetto 3R, chiamato a rivoluzionare e rilanciare l’attività amatoriale ha influssi anche su quella agonistica. E li avrà non solo prevedendo gare riservate alle categorie giovanili fino agli allievi, ma ammettendo la partecipazione alle granfondo anche per corridori Elite e Under 23, in aggiunta e alternativa a un calendario ritenuto da qualcuno troppo… asciutto.

Era importante vederci chiaro e il vicepresidente della FCI, Ruggero Cazzaniga, si è prestato di buon grado alla discussione, prendendo l’argomento di petto.

«Partiamo dai numeri: abbiamo 45 società per Under 23 a cui vanno aggiunte le 16 continental, per un totale di oltre 700 corridori. E’ un numero importante, che deve avere un calendario adeguato. Se guardiamo al numero di tesserati Elite e U23 arriviamo a un totale di 1.200 ciclisti.

«Ma quanti di essi hanno realmente la possibilità di fare un calendario pieno? Quelli che corrono in squadre regionali hanno un’attività ridotta, soprattutto se per farla devono trasferirsi al nord, considerando l’aggravio di spese».

Cazzaniga amadori
Il vicepresidente Fci Cazzaniga insieme al cittì U23 Amadori: entrambi sottolineano i problemi del nostro calendario
Cazzaniga amadori
Il vicepresidente Fci Cazzaniga insieme al cittì U23 Amadori: entrambi sottolineano i problemi del nostro calendario
Il calendario però è pieno: nel weekend si va dalle 7 alle 12 gare, non considerando le prove a tappe, quindi occasioni per gareggiare ce ne sono…

Il calendario così com’è ora è tutto sballato. Non ho paura ad affermarlo e posso dire anche qual è la causa: il Covid. Prima avevamo una struttura che prevedeva di regola una gara internazionale, una nazionale e un paio di regionali con partecipazione di conseguenza che permetteva a tutti di avere un’attività congrua. Dopo il Covid è saltato tutto. I regolamenti hanno quasi imposto alle società di iscrivere le gare nel calendario nazionale con un sovraffollamento che non fa bene a nessuno. Il calendario va poi visto in base al periodo.

In che misura?

Il problema non è dato tanto dal numero di gare, quanto dalla partecipazione. Con l’arrivo dell’estate notiamo una forte contrazione nei partenti e temiamo che a settembre sarà ancora più forte. Ma torniamo alle richieste di entrata nel calendario: abbiamo molte regioni con un’attività ridotta, alcuni organizzatori allestiscono prove extraregionali che diventano un riferimento per un vasto territorio. Sono regionali come affiliazione, internazionali come partecipazione e questo è un problema.

Tour de l'Avenir
All’estero il calendario U23 si compone soprattutto di corse a tappe, come per gli juniores
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All’estero il calendario U23 si compone soprattutto di corse a tappe, come per gli juniores
Non si può arrivare a una differenziazione nel calendario? I corridori più forti, in base a un ranking stabilito attraverso i risultati, faranno un’attività internazionale, gli altri saranno dirottati sulle prove regionali, da aumentare per rendere quelle internazionali una “crema” dell’attività, cercando di migliorare e fare il salto di qualità.

L’idea è buona, ma di difficile applicazione per molti fattori. Partiamo dagli organizzatori: ognuno vuole avere al via il meglio del movimento, quindi chiama le squadre più forti e chiede la partecipazione dei più forti. Un meccanismo che ha anche i suoi perché: l’organizzatore deve “vendere” il suo prodotto, soprattutto a sponsor ed enti locali. Così partecipano sempre i soliti noti. Ma anche le società hanno le loro responsabilità: si trovano di fronte gare internazionali indubbiamente dure, com’è giusto che siano, e dirottano i loro atleti verso le regionali per cercare facili vittorie perché anche loro devono “vendersi”, far vedere che corrono e che vincono.

Un altro problema che viene lamentato è l’esiguità del numero di gare a tappe, notevolmente inferiore rispetto a quanto avviene all’estero. Il risultato è che molti team privilegiano un’attività oltreconfine.

E’ vero, ma ci si rende conto di quanto costa allestire una gara a tappe? In questi ultimi anni molti organizzatori, sia fra gli juniores che fra gli Under 23 hanno alzato bandiera bianca. Brescia e Bergamo, ad esempio, avevano gare di grande fascino e tradizione che sono scomparse. Ma questa è solo parte dei problemi che dobbiamo affrontare nella compilazione dei calendari.

3 giorni orobica
La 3 Giorni Orobica era un cardine fra le prove a tappe junior. Qui Piccolo vincitore di una frazione
3 giorni orobica
La 3 Giorni Orobica era un cardine fra le prove a tappe junior. Qui Piccolo vincitore di una frazione
Allarghiamo allora il discorso…

Sapete quante società che fanno attività non hanno una propria gara? Almeno il 70 per cento e un proprio appuntamento sappiamo sarebbe molto importante per l’equilibrio della squadra. Ma non solo: la stragrande maggioranza delle gare sono “memorial”, il che significa che hanno date pressoché bloccate, difficilmente gli organizzatori si convincono a cambiare e questo limita la nostra possibilità di movimento.

Che cosa serve allora da questo ambito per rilanciare il ciclismo italiano?

Bisognerà rimettere mano al calendario per mettere ordine: dare una connotazione più chiara al livello di ogni gara. Ma anche le società devono darci una mano: permettendo a tutti di correre in base al loro effettivo livello. E non guardando sempre al proprio orticello fatto di vittorie prese ovunque ma pensando davvero alla crescita dei propri ragazzi. Già lavorando in sinergia potremo fare tanto per il nostro futuro.