Il calendario delle gare su strada è sempre più nel pieno e anche quello della pista ha iniziato a fare capolino. Urge dunque fare il punto con Marco Villa, il cittì padrone di casa del parquet. Dopo la sbornia dello scorso anno tra successi olimpici e iridati e allenamenti di squadra ponderati al millimetro, quest’anno le cose sembrano essere partite in sordina. E un po’ si sapeva.
Il 2022 è anno di grossi cambiamenti, anche tecnici. Cambiamenti che riguardano lo stesso Villa, il quale si ritrova a gestire anche la nazionale femminile.
Marco dopo l’anno olimpico e in attesa dei grandi appuntamenti, sembra una stagione più tranquilla…
Apparentemente sembra così. Tuttavia la prossima settimana a Glasgow inizia la Coppa del mondo. Ci andiamo un po’ guardando la prestazione e un po’ le esigenze di calendario. Non ci sono molti atleti, ma la Coppa bisogna farla se poi si vuol fare anche i mondiali, anche se non è certo questo il modo migliore per prepararla.
Cioè?
Bisogna che gli atleti partecipino, altrimenti per regolamento non possono fare i mondiali. Simone Consonni sta preparando il Giro e Ganna verrà nella settimana successiva alla Roubaix. Viviani, più o meno, la stessa cosa. Immagino che Pippo verrà in Scozia per attaccare il numero alla schiena. La interpreto come un lasciapassare per il mondiale.
E vale anche per le donne?
Vale anche per loro: sì. Loro sono quasi tutte su in Nord Europa per le classiche. Le ho viste poco e quasi sempre singolarmente. Non ne avevo 4 o 5 per provare un quartetto, per dire… Ma questo è stato il primo approccio e okay: avanti così.
Questa situazione riguarda anche le altre nazionali?
Questo non lo so, io guardo alla mia e dopo lo scorso anno credo che siano gli altri che guardano all’Italia. Se do un occhio alle ragazze che stanno correndo, sono le stesse che avrò a Glasgow. E’ un gruppo che conosco poco, ho poche indicazioni e alcune non hanno una grande esperienza.
Il lavoro ti si è raddoppiato da quando segui anche le donne?
Non del tutto perché non ho più gli junior che invece segue Salvoldi. E per questa categoria c’è alle spalle un grosso lavoro di scouting, di preparazione. Con Dino ci siamo confrontati e stiamo cercando di dare loro lo stesso metodo di lavoro, così che quando passeranno under 23 abbiano acquisito certi metodi.
Però hai le donne junior…
Esatto, e faccio lo stesso lavoro, però va detto che loro sono meno in numero rispetto ai maschi della stessa categoria. Pertanto dai: non è del tutto raddoppiato il lavoro!
Secondo te quando potrai avere i tuoi atleti e le tue atlete veramente a disposizione?
Io credo che quest’anno sarà un po’ così. Bisognerà adattarsi. Soprattutto con le donne cercherò di far capire a loro e ai rispettivi team qual è il mio metodo di lavoro, così come ho fatto con gli uomini nel corso degli anni. Non pretendo di averle tutte per 15 giorni consecutivi, voglio e spero di guadagnarmi la fiducia e il rispetto dei loro team manager, dei loro diesse per concertare insieme il lavoro. Mi rendo conto che non sarà facile. Ci saranno Giro, Tour, europei su strada, Giochi del Mediterraneo… tanti impegni. Gli europei su strada sono quasi concomitanti con quelli su pista. Bisognerà trovare il giusto equilibrio.
Un vero “tetris”… Di fatto ormai con il WorldTour anche il calendario femminile è bello pieno…
Io sono contento per le donne. Sono contento che comincino ad avere un calendario che renda giustizia all’attività. Prima era ridotto e per poche elette. Quello che mi sembra di capire, piuttosto, è che non ci siano ancora abbastanza ragazze da poter fare la doppia (o tripla, ndr) attività. Gli organici sono ancora piccoli e va a finire che le più forti corrono sempre.
Marco, è questo l’anno per curare altri aspetti come magari far crescere dei giovani, sviluppare questo o quel materiale, perfezionare un cambio?
Il lato tecnico lo curiamo sempre. E sempre cerchiamo la perfezione. Sul fatto che i giovani possano crescere lo do per scontato: devono continuare a crescere, anche solo perché più vanno avanti e più maturano fisicamente.
E potrebbe essere anche l’anno buono per fare qualche cambio nel quartetto?
Come vedete sono gli impegni che lo impongono e i cambi li faccio ben volentieri. C’è più spazio per i giovani e per chi ha lavorato dietro le quinte. E poi come ho già dimostrato alle Olimpiadi di fronte alle prestazioni, di fronte al cronometro non discuto: va in squadra chi va più forte… a prescindere dal nome.