Per Luca Giaimi la prima stagione fra i “grandi” finora è prevalentemente trascorsa su pista. Marco Villa ne ha fatto un pezzo pregiato del gruppo del quartetto, pensando già al futuro, al dopo Parigi quando si dovrà capire anche chi farà ancora parte del progetto olimpico fra i senatori. A Hong Kong, nella seconda prova di Nations Cup, i risultati non sono stati pari alle attese, Villa lo ha ammesso senza peli sulla lingua com’è solito fare. E lo stesso Giaimi, che già aveva assaggiato la nazionale anche agli europei correndo la prova individuale, non nasconde di essere rimasto deluso dal risultato.
«E’ stata la mia prima esperienza agonistica nell’inseguimento a squadra nella nazionale maggiore e sicuramente è molto diverso rispetto a quanto ho vissuto fino all’anno scorso, con gli juniores. Sono entrato in un gruppo con compagni diversi, alcuni già affiatati fra loro e altri più o meno nuovi. Diciamo che alla fine non avevamo ancora stabilito quel feeling, quegli automatismi necessari per poter tirare fuori il meglio e in gara si è visto».
Che cosa hai trovato di cambiato rispetto alle tue esperienze passate, ricordando che il quartetto juniores da te guidato è primatista mondiale?
Molto perché lì c’era un amalgama che si era cementato nel tempo. La distanza è la stessa, ma noi correvamo anche in 3’53”, a Hong Kong abbiamo fatto 3’56” e questo dimostra come i problemi siano stati legati proprio alla connessione ancora parziale fra di noi. Nell’inseguimento a squadre è molto legato agli automatismi: noi riuscivamo a tenere fino all’ultimo chilometro, poi sia in qualificazione che nel primo turno ci siamo sfaldati. Devo dire che a furia di provare già vedevo miglioramenti e credo che col passare delle settimane ci troveremo sempre meglio e scaleremo le classifiche.
Villa fa dell’abitudine al gesto il suo mantra. Era così anche per voi da juniores?
Sicuramente, abbiamo lavorato con grande assiduità da dicembre ad agosto, eravamo arrivati al punto che salivamo in pista con grande tranquillità sapendo che dovevamo solo ripetere quel che facevamo in allenamento, era quasi una formalità. Ma sono meccanismi che si acquisiscono con il tempo. Per questo sono ottimista.
Il cittì ha sottolineato dopo Hong Kong come vuole vedere da te miglioramenti dal punto di vista tecnico. A che cosa si riferisce?
Villa ha ragione, anch’io mi sono accorto che ci sono cose che devo migliorare, ad esempio la mia posizione durante la fila indiana per coprire meglio gli altri e prendere meno aria oppure il mio modo di muovermi dalla fila al momento del cambio. Sono piccole cose dalle quali però si può guadagnare molto in termini di tempo e rendere la prestazione più performante, ma sono automatismi che si acquisiscono solo girando insieme.
Come ti sei trovato a Hong Kong?
Io avevo l’esperienza dei mondiali juniores di Cali dello scorso anno dove c’era grande tifo. In Asia abbiamo sì trovato tanta gente, ma in un clima molto più asettico, senza troppa pressione neanche quando gareggiavano gli specialisti di casa nelle prove di velocità. Con il gruppo azzurro è stata comunque una bella esperienza, abbiamo legato molto.
Tu d’altronde ti eri già avvicinato al gruppo quest’inverno con il ritiro a Noto…
Sì, li ci eravamo conosciuti, era stato importante anche da questo punto di vista. Anche con Ganna e Milan. Anzi con Jonathan eravamo in camera insieme e avevamo legato molto, mi ha dato anche importanti consigli proprio a proposito del quartetto, è stato un punto di riferimento.
Con i ragazzi del devo team Uae invece ancora non hai avuto occasione di correre…
No, le uniche tre gare che ho fatto finora sono state con il team maggiore, fra Spagna e Belgio. Avrò occasione ora con le classiche italiane U23: Belvedere, Recioto e Piva, saranno importanti al di là del risultato proprio per approfondire la conoscenza e l’unione fra noi ragazzi. Abbiamo fatto il ritiro insieme a a dicembre dove avevo trovato in Guatibonza un amico, poi avevo ritrovato Staes che avevo conosciuto nelle cronometro da junior.
Fra le tre gare qual è quella che si adatta meglio alle tue caratteristiche?
Credo il Belvedere, è più accessibile e vorrei fare bene soprattutto lì anche perché è la prima, per vedere come sto a questo punto. Per me aprile è un mese molto importante, proprio per le gare italiane ma anche per cominciare a mettere qualche mattoncino nella mia stagione che avrà altri mesi topici a giugno con il Giro Next Gen e i tricolori e a settembre quando spero di essere convocato per i mondiali.
Ad aprile ci sarà anche la terza tappa di Nations Cup su pista a Milton…
Sì, è un mese importante anche per questo. Io sono convinto che potremo fare meglio che a Hong Kong, che i progressi di cui dicevo prima si vedranno. Io penso che una Top 5 sia nelle nostre corde. Poi ci sarà anche la Gand-Wevelgem di categoria a fine mese che mi incuriosisce e mi intriga molto.
Ti sei posto qualche obiettivo particolare?
Non voglio parlare di risultati. Se devo proprio dire, vorrei che si vedano progressi nei miei meccanismi di lavoro con i compagni. Alla pista credo moltissimo, nello stesso team incoraggiano la mia doppia attività che continuerò a fare per lungo tempo. Voglio dimostrarmi affidabile, che Villa veda i miei progressi tecnici. Ci tengo molto…