Milan, Ganna, Lamon, Consonni, Viviani… e poi le nuove leve come come Moro: ma quanti profili differenti ci sono nel quartetto italiano? E per profili non intendiamo solo i nomi, ma le caratteristiche tecniche. Ganna è un cronoman e tiene bene anche in salita. Milan è un velocista, ma può andare forte anche a crono e nelle classiche. Viviani è uno sprinter, ma fino a qualche anno fa se la cavava sugli strappi. Lamon è un velocista della pista. Un assortimento variegato dunque.
Tutti questi ragazzi sono dei “figliocci” per Diego Bragato. Se Marco Villa ne è il tecnico, Bragato è il coach della Federciclismo, colui che ne cura e ne osserva gli aspetti tecnico-fisici. E con lui analizziamo questa curiosa formazione che, ricordiamo, ha conquistato l’oro olimpico di Tokyo.
Diego, nomi e profili differenti dicevamo: si va da chi vince le crono lunghe a chi quasi su strada non mette piede: il quartetto è dunque un punto d’incontro?
Se rispondo svelo il nostro segreto! A parte gli scherzi, nel quartetto ognuno ha il suo ruolo e noi abbiamo avuto la fortuna, e probabilmente anche la bravura, di tenerlo unito e sul pezzo. Ma ancora di più abbiamo avuto la fortuna di trovare dei ragazzi molto forti sia per caratteristiche fisiche che personali. Abbiamo vinto un’Olimpiade con un livello generale della competizione stratosferico sia come tempi che come rendimento.
Appunto, avete messo insieme profili differenti…
Insieme creano un profilo unico perfetto per un inseguimento a squadre. Lamon, per esempio, è in grado di partire così forte da fermo, cosa che gli altri non sanno fare. Ma la sfida qual è stata? Non farlo partire forte fine a sé, ma pensando di lanciare gli altri ragazzi.
Cosa significa “pensando di lanciare gli altri ragazzi”?
Diciamo che ci sono determinati accorgimenti da tenere presenti, perché un conto è partire per fare il chilometro da fermo e un conto per lanciare un quartetto. Un Milan o un Consonni in seconda posizione che sanno resistere ad una partenza così forte, devono fare poi da collante per Milan (se non è il secondo chiaramente, ndr) e Ganna che hanno ancora caratteristiche diverse e sono le locomotive di questo team. La somma di tutto ciò sono stati il record del mondo, le Olimpiadi, i mondiali…
Nell’insieme c’è anche un bel ventaglio di età: anche questa è varietà da mettere insieme. Tra l’altro la base si è allargata, si va dai più esperti come Scartezzini ai più giovani come Moro…
Esatto. Segno che il nostro movimento è in salute. Io lo dico ormai da tempo: questo dimostra come la pista esalti la qualità, in quanto sono tutte discipline brevi ma intense. E se hai la qualità su pista puoi diventare forte anche su strada, anche se servono tempo e maturità per poter distribuire queste qualità, scusate la ripetizione, anche in prestazioni di durata come quelle della strada. Ci vuole pazienza, quello che ci era mancato negli anni passati. Ne siamo sempre stati convinti.
Chiaro…
Magari questo discorso vale un po’ meno per Lamon, in quanto il suo è un ruolo altamente specializzato… che ha molto meno a che fare con la strada.
Guardando invece in casa degli altri quartetti più forti, riscontri questa varietà?
Prima no, ora sì. I francesi ci hanno copiato mettendo un chilometrista in prima posizione e inserendo altri corridori come Thomas. E hanno anche copiato la formazione, cioè le posizioni. D’altronde è normale che sia così: siamo una Nazione di riferimento, pertanto ci studiano. Gli inglesi invece sono quelli che fanno più paura perché loro hanno degli atleti completamente dedicati al quartetto e alle partenze, seguiti da atleti, vedi Ethan Hayter, come i nostri. Stanno costruendo un quartetto leggermente diverso, ma molto ben assortito. E questo mi preoccupa parecchio.
Quando c’è stato secondo te il cambiamento verso il quartetto variegato, chiamiamolo così? Prima, era composto solo da inseguitori…
Questa svolta c’è stata dopo le Olimpiadi di Londra, quando gli inglesi misero dentro un chilometrista in grado di spingere molto forte nelle prime posizioni e di tirare dei rapporti molto duri, mai visti prima in questa specialità. Pertanto hanno aperto la strada. Ma noi siamo stati i primi, probabilmente, a mettere su un quartetto con elementi così diversi, ma tutti amalgamati ed efficienti.
Hai detto una cosa molto importante: atleti diversi ma amalgamati ed efficienti. E allora come si fa a rendere efficiente un cronoman di durata e un chilometrista nello stesso momento?
Si prova e si riprova, si smussano gli angoli perché non è facile incastrare i mattoncini tra di loro. E oltre al grande lavoro fisico e fisiologico, c’è anche tanto lavoro psicologico. E qui bisogna essere squadra, altrimenti non metti insieme profili così diversi. Lamon può fare un chilometro da fermo in un minuto, ma nel quartetto non può. Deve farlo forte, ma pensando a salvare le gambe di chi gli è dietro. Consonni in seconda posizione uguale: potrebbe fare una volata perché è stato lanciato a 60 all’ora, ma sa che deve portare e poi tenere la velocità di crociera. Potrebbe strappare per arrivare ai 70, ma manderebbe fuori ritmo gara tutti gli altri. Sono tutte cose che costruisci con il gruppo, con la squadra. E su questo Marco (Villa, ndr) è stato veramente eccezionale. Ha creato un gruppo affiatato.