L’addio di Viviani, per Martinello lo rimpiangeremo a lungo

L’addio di Viviani: per Martinello lo rimpiangeremo a lungo

20.11.2025
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In queste ore Elia Viviani sta affrontando la sua ultima competizione. Per tradizione la 6 Giorni di Gand è la passerella per tanti di coloro che hanno scritto la storia della pista. Il veronese non si è privato di questo piacere, del saluto di un pubblico appassionato che non guarda al colore della bandiera nel tributare i giusti onori a chi ha dato tanto a questo settore.

Viviani insieme al belga Jasper De Buyst con il quale sta correndo la 6 Giorni di Gand
Viviani insieme al belga Jasper De Buyst con il quale sta correndo la 6 Giorni di Gand
Viviani insieme al belga Jasper De Buyst con il quale sta correndo la 6 Giorni di Gand
Viviani insieme al belga Jasper De Buyst con il quale sta correndo la 6 Giorni di Gand

Silvio Martinello è stato anch’egli un grande protagonista della pista. Come Viviani ha saputo coniugare la disciplina del suo cuore con la strada, emergendo in entrambe. Sa bene cosa ha passato il veneto, soprattutto nelle ultime stagioni, dorate su pista ma tribolate su strada: «E’ sicuramente un momento opportuno – dice – e un palcoscenico ideale per chiudere. E’ un evento particolarmente sentito, che conosco molto bene perché ho partecipato e l’ho vinto in un paio di occasioni. In un Paese, il Belgio, dove il ciclismo è qualcosa di molto importante, pertanto sicuramente è l’occasione giusta per salutare il pubblico che lo ha seguito con affetto in tutti questi anni».

L’ultima parte di carriera di Elia è vissuta su due binari paralleli, la pista e la strada. La pista ha continuato a regalargli grandi soddisfazioni, su strada ha fatto sempre più fatica, pur riuscendo a trovare dei momenti per emergere. E’ normale questo andamento ondivago?

Lui è un corridore con le caratteristiche giuste per le grandi corse a tappe, dove i velocisti trovano il terreno più adatto, più opportunità per vincere. Negli ultimi anni le squadre si sono però focalizzate su altri obiettivi e non lo hanno convocato. Mi pare che abbia corso la Vuelta come ultima uscita in una grande corsa a tappe, che quest’anno non aveva propriamente un percorso adattissimo ai velocisti, pertanto ha avuto molte meno opportunità. Lui ha corso in squadre molto importanti in quasi tutta la sua carriera, team che guardavano alla classifica. Pertanto è stato un epilogo su strada al passo con i tempi attuali e in relazione alle sue caratteristiche atletiche.

Silvio Martinello, olimpionico su pista e due volte candidato alla presidenza FCI
Silvio Martinello, olimpionico su pista e due volte candidato alla presidenza FCI
Silvio Martinello, olimpionico su pista e due volte candidato alla presidenza FCI
Silvio Martinello, olimpionico su pista e due volte candidato alla presidenza FCI
Vincere per oltre 10 anni su pista secondo te è qualcosa che diventerà sempre più raro come su strada o ci sono più possibilità che si ripetano carriere come la sua?

Le opportunità rispetto ad un tempo, parlo della mia epoca, sono molte di più ora. Allora non c’erano gli europei, per esempio e poi i programmi di gara erano molto più asciutti. L’eliminazione dove ha vinto tre titoli mondiali, allora non faceva parte del programma, la sua sublimazione era alle Sei Giorni. Chiaramente non c’è nulla di scontato, bisogna avere la classe, l’attitudine, la determinazione, la concentrazione, la professionalità e la serietà che Viviani ha sempre avuto fino al termine della sua carriera.

La Lotto è stato l'ultimo dei grandi team che l'ha voluto con sé e con il quale Viviani ha vinto su strada
La Lotto è stato l’ultimo dei grandi team che l’ha voluto con sé e con il quale Viviani ha vinto su strada
La Lotto è stato l'ultimo dei grandi team che l'ha voluto con sé e con il quale Viviani ha vinto su strada
La Lotto è stato l’ultimo dei grandi team che l’ha voluto con sé e con il quale Viviani ha vinto su strada
Ora che appende la bici al chiodo, secondo te cosa può dare ancora Elia a questo mondo?

Certamente molto in relazione alle esperienze che ha vissuto. Da ciò che leggo mi sembra che per lui ci siano opportunità sia all’interno di qualche formazione importante sia come collaboratore federale, in un ruolo manageriale. E’ la naturale conseguenza di una carriera luminosa dal punto di vista dei risultati. Di una modalità di comportamento sempre rispettosa sia della maglia azzurra sia delle varie scelte che lo hanno visto protagonista.

Che cosa intendi?

Non ha mai alzato la voce quando è stato estromesso da qualche selezione per il Giro d’Italia piuttosto che per il Tour de France. E’ sempre stato un corridore molto corretto e può dare qualcosa anche in un ruolo diverso. Ora per lui termina un capitolo e ne inizia un altro anche più complicato rispetto a quello agonistico. Perché è molto più complicata la vita giù dalla bicicletta rispetto a quella in sella…

Il veneto in gara a Santiago, nel mondiale dove ha colto l'ultimo alloro iridato
Il veneto in gara a Santiago del Cile, nel mondiale dove ha colto l’ultimo alloro iridato
Il veneto in gara a Santiago, nel mondiale dove ha colto l'ultimo alloro iridato
Il veneto in gara a Santiago del Cile, nel mondiale dove ha colto l’ultimo alloro iridato
Si è detto spesso in queste settimane che Elia con le sue imprese ha rilanciato il movimento della pista, ora secondo te c’è il pericolo che con il suo addio spengano le luci dell’attenzione oppure si è ormai innescato un circolo virtuoso?

Parto da queste ultime due parole: no, il circolo virtuoso non si è innescato e dico purtroppo perché c’erano e ci sono ancora tutte le condizioni per poterlo fare, ma non vedo segnali in questo senso. Elia è il frutto di un lavoro iniziato fin da giovane frequentando il centro di Pescantina e sfruttando la tanta attività che comunque era prevista in molte regioni d’Italia. Ora tutto questo si è spento.

Perché dici così?

Anch’io a un certo punto ho dovuto metterlo nel contratto che volevo la libertà di gestire la mia attività su pista con le squadre per cui correvo. Il suo è il frutto di una passione personale, di una grande attrazione nei confronti della pista che ha saputo gestire insieme a Marco Villa e ha aiutato certamente molti altri corridori di grande qualità come Ganna e Milan. Ma nonostante gli straordinari risultati che da due quadrienni i nostri atleti hanno raggiunto, questo circolo virtuoso non si è innescato.

Elia Viviani in una delle sue prime vittorie, al Giro delle Tre Province, ancor prima di passare professionista
Elia Viviani in una delle sue prime vittorie, al Giro delle Tre Province, ancor prima di passare professionista
Elia Viviani in una delle sue prime vittorie, al Giro delle Tre Province, ancor prima di passare professionista
Elia Viviani in una delle sue prime vittorie, al Giro delle Tre Province, ancor prima di passare professionista
Perché?

Perché non si sono sfruttati gli straordinari risultati che sono arrivati. Invece sono stati usati per nascondere i problemi sotto il tappeto e non per innescare quel circolo virtuoso che invece una scelta lungimirante avrebbe consigliato. Così ci ritroviamo da molti anni con questo paradosso che abbiamo delle fortissime nazionali maschili e femminili su pista, ma senza avere un’attività di base, con gli impianti che sono lasciati alla buona volontà dei gestori, più o meno capaci, più o meno determinati, più o meno volonterosi di programmare la loro attività. Non esiste un progetto a livello nazionale che consenta ai vari centri di far crescere gli atleti e le atlete con un programma ben preciso. Tutto questo è il frutto della mancanza e dell’incapacità di programmare e di avere anche un minimo di visione. Il risultato è che abbiamo i talenti, ma li scopriamo per caso e nella maggior parte li perdiamo.

Cosa si rischia?

Si rischia di stare a secco come nei 15 anni dopo l’epoca Martinello-Villa e Collinelli, un ciclo che si è concluso con i Giochi di Sydney. Siamo stati fino al 2016, fino proprio a Viviani, senza toccare palla…