GLASGOW – Proprio questa volta che la Chris Hoy Arena pregustava l’oro più bello, quello dell’inseguimento maschile con Bigham che prometteva di impallinare Ganna, il Pippo nazionale ha trovato il modo perfetto per guastargli la festa.
E’ partito piano o l’altro è partito più forte: Villa lo aveva avvisato, per cui ci sta che non ne fosse troppo preoccupato. Però quando ci si aspettava l’inversione della curva dei tempi, il britannico ha continuato a volare. Allo scoccare del terzo chilometro, Bigham viaggiava in 3’02”336, Ganna invece 3’04”504: 2”168 di differenza a favore dell’ingegnere.
Due secondi in tre giri
La pista di Glasgow misura 250 metri. Come sia che Ganna in tre giri abbia recuperato oltre 2 secondi e abbia superato Bigham di 0,054 è qualcosa che chi c’era fa ancora fatica a spiegarsi. Anche perché il grosso è andato via nell’ultimo giro: la tabella dell’analisi Tissot illustra tutto con dovizia di particolari. Fino a 125 metri dallo sparo, Bigham e la sua Pinarello erano ancora in testa.
«Pippo si è presentato stamattina in pista – dice Villa con un sorriso grande così – e ha detto di voler mettere un altro rapporto: il 62×14. Prima aveva 66×15, l’anno scorso il record lo ha fatto col 67×15. Ha chiesto di cambiare ed era così sicuro che lo abbiamo seguito. Gli avevo spiegato che Bigham avrebbe fatto i primi 9 giri guadagnando su di lui, mentre negli ultimi 7 avrebbe cominciato a perdere. Invece è arrivato a 1”900 di vantaggio e poi è cresciuto ancora fino a 5 giri dalla fine.
«Dopo 11 giri Bigham era ancora in crescita e a quel punto, anch’io non sapevo più cosa pensare. Pensavo che fosse difficile recuperare, invece Pippo ha fatto la differenza negli ultimi due giri. Mi aspettavo ormai che invece di vincere con pochissimo avremmo perso per pochissimo, invece ci ha stupito ancora. Probabilmente fa bene allo spettacolo, ma non tanto a me (dice ridendo e mimando l’infarto, ndr). Dicono che la coperta è sempre quella, però questa volta ha giocato proprio col limite».
Niente di facile
Ganna e Bigham si sono abbracciati in favore di telecamera, in questa sorta di staffetta che spesso li accomuna. Poi il piemontese ha fatto un passaggio nella postazione Rai, è salito sul podio con Milan arrivato terzo e alla fine… è sparito. Col resto dei giornalisti lo attendevamo nella zona mista, ma lui non c’è venuto. Averlo incontrato è stato un colpo di fortuna o un gesto da pirati, entrando laddove non si può senza il magico braccialetto verde.
«Raccontare come è andata? Dovreste farlo voi – ha risposto – io pensavo a fare il mio lavoro e basta. Non ho visto la rimonta che ho fatto, non sapevo neanche di essere in vantaggio, pensavo solo a fare il mio e seguire Marco alla lettera. Vincere è sempre una cosa emozionante, c’è sempre pressione perché la gente pensa che sali in pista e vinci facile, però forse dovrebbero provarci anche loro… L’inseguimento è una disciplina che devi preparare, io non l’ho preparata, quindi sono già felice per essere riuscito a vincere. Non guardavo le lavagne, cercavo di sentire Marco, ma guardavo il più basso possibile».
Il cuore dei campioni
L’applauso del pubblico di Glasgow ha tributato il meritato trionfo all’atleta azzurro e al suo sfidante dal sorriso simpatico, in questa pista che davvero è un’arena infuocata. Poi il programma è andato avanti, con Viviani entrato in azione e subito prima il quarto posto di Rachele Barbieri nell’eliminazione.
Difficile capire in che modo si manifestino le emozioni in questi grandi atleti. Dopo una vittoria ti aspetteresti la voglia di raccontare o condividere con chi t’è stato accanto, come ha fatto Bettiol che tutto sommato nel pomeriggio aveva da festeggiare una fuga promettente, andata poi male. Evidentemente non è così per tutti.
«Ora mi attende la crono – chiude – dopo tante settimane in ritiro lontano da tutto e tutti, quello è l’obiettivo principale che ho in testa. L’ho vinta due volte, mi piacerebbe il tris. La maglia tricolore non mi basta, ma avrò davanti dei grandi campioni. Farò il massimo per essere all’altezza».