Forze fresche per la pista: Salvoldi prende le misure

15.01.2024
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Cambia l’anno e cambia tutto. A questa rigida regola, Dino Salvoldi inizia ad abituarsi. Alla sua terza stagione alla guida del settore junior, il tecnico azzurro sa bene che il cambio di categoria porta via ogni anno molti dei migliori talenti e al contempo bisogna iniziare a lavorare su materiale nuovo, quelli che approdano alla categoria e hanno tutto da imparare. Per questo Salvoldi ha iniziato molto presto a lavorare con i suoi ragazzi.

«Il primo raduno – racconta – lo abbiamo fatto il 12 dicembre. Da allora prevedo 2 giorni a settimana a Montichiari, chiedendo ai ragazzi, pur comprendendo i loro impegni scolastici, di esserci almeno in uno. Per ora stiamo lavorando su un gruppo di 25 atleti, di cui ben 16 del primo anno. Ma oltre a loro, in base alla disponibilità di bici e di spazi lavorando pressoché in contemporanea con la nazionale maggiore di Villa, faccio venire anche altri ragazzi che mi vengono segnalati dai responsabili tecnici regionali. Conto alla fine di vederne almeno una quarantina e stiamo parlando solo ed esclusivamente della pista».

Un momento degli allenamenti a Montichiari, condivisi con la nazionale maggiore di Villa
Un momento degli allenamenti a Montichiari, condivisi con la nazionale maggiore di Villa
Quanto è cambiato il gruppo?

Tantissimo, tutto lo zoccolo duro che ha portato risultati nelle manifestazioni titolate dello scorso anno ha cambiato categoria. Giaimi ad esempio è già stato agli europei assoluti di Apeldoorn. Ciò però non mi spaventa. Due anni, fa quando iniziai, mi trovai di fronte un gruppo i cui 3/4 erano novizi.

Ti trovi però ad affrontare una stagione che arriva dopo i trionfi del 2023, tra titoli e record…

Abbiamo avuto prestazioni eccezionali che hanno alzato il livello e questo non vale solo per noi. E’ chiaro che gli avversari ora ci vedono come la squadra da battere e hanno elevato il valore della categoria. Non sarà facile farci trovare pronti, ma dovremo basarci forzatamente sui tempi di questi due anni precedenti per avere un raffronto e fare altrettanto se non meglio.

Molti dei ragazzi che hai avuto sono ora entrati in team importanti, come lo stesso Giaimi e Sierra, la maggior parte sono all’estero. Che cosa ne pensi?

Fa parte del ciclismo di oggi. I ragazzi che vogliono investire in quest’attività puntano all’ingaggio nei Team Devo che può spianare loro la porta del professionismo. Quindi devono farsi notare, ma attenzione, perché i tecnici delle squadre non guardano solo ai risultati, ma alle prestazioni nel loro complesso e le correlano a quello che i ragazzi ottengono. Giaimi, Sierra e gli altri hanno meritato il loro passaggio, partono da una base altissima.

Il quartetto iridato 2022, con Fiorin, Favero, Delle Vedove, Giaimi e Raccagni Noviero (foto Lariosport)
Il quartetto iridato 2022, con Fiorin, Favero, Delle Vedove, Giaimi e Raccagni Noviero (foto Lariosport)
Quei ragazzi secondo te potranno essere l’ossatura della squadra per Los Angeles 2028?

Non è una mia competenza, posso parlare solo da appassionato esterno. Penso che ne abbiano tutte le possibilità unendosi a chi già oggi è ai vertici. Sono atleti su cui investire, ma ce ne sono anche altri, chi più giovane e chi appena più grande. Abbiamo una buona base per la pista, questo è certo.

Ti sei già fatto un’idea di chi sono i ragazzi del primo anno?

Sarebbe ingeneroso giudicarli in base a una prima, semplice presa di contatto. Non tutti tra l’altro hanno potuto essere visionati, tra scuola, influenza e impedimenti vari. L’esperienza mi fa essere ottimista, penso che costruiremo un buon team per continuare ad essere competitivi. Ma avremo bisogno di tempo, di molte prove per capire come muoverci. Il cronometro ci dirà se siamo competitivi, ma io penso che lo saremo.

Chi è rimasto del vecchio gruppo?

Fra quelli medagliati il solo Stella è ancora con noi e sarà un’ottima guida per i compagni. C’è però anche chi ha già lavorato con noi ma non ha trovato spazio in nazionale. Teniamo conto che da una rosa di oltre 40 elementi alla fine a gareggiare saranno 6-7. Anche nel 2023 c’erano tanti secondi anni che meritavano, ma non riuscivano a emergere per la strenua concorrenza ad alto livello. Sierra stesso il primo anno non era certo il corridore che abbiamo visto emergere nel 2023.

Giaimi ha fatto il suo esordio tra i grandi agli europei, finendo 12° nell’inseguimento
Giaimi ha fatto il suo esordio tra i grandi agli europei, finendo 12° nell’inseguimento
Nei giorni scorsi è stato inaugurato l’impianto di Crema, che si aggiunge a quelli già disponibili mentre finalmente si vede luce per il velodromo di Spresiano. Secondo te questi nuovi impianti aiuteranno i ragazzi a praticare la pista anche lontano da Montichiari?

Su questo è bene essere chiari. Possono integrare il nostro lavoro, non sostituirlo. Montichiari resta il riferimento assoluto, ma certamente perché il nostro ciclismo cresca e con un ritmo maggiore, servono impianti. La carenza di infrastrutture è una limitazione enorme per il nostro movimento, quindi ogni impianto in più è una boccata d’ossigeno. Dobbiamo averne di più dobbiamo averne indoor e su distanza canonica. Ma serve anche un’attività invernale come quella che c’è nel ciclocross. Serve che i ragazzi possano sfruttare i mesi liberi dall’attività su strada per impratichirsi nelle gare di gruppo, per abituarsi alle madison che sono una scuola irrinunciabile e che non s’imparano con facilità. Se avessimo un calendario di madison d’inverno faremmo esplodere il movimento…