Rachele Barbieri scende le scale interne del Rifugio Sapienza, sorride, ha appena finito di allenarsi, si è fatta una doccia veloce ed è subito pronta. E’ tanto determinata, forte, sicura e matura, aspetti che non passano inosservati. Quando era piccola era così tanto competitiva che, a scuola, durante l’ora di ginnastica metteva i piedi in testa a tutti i ragazzini. Guarda fuori dalla finestra, ammira il bellissimo paesaggio innevato che offre l’Etna e inizia a raccontarsi…
Com’è entrato il ciclismo nella vita di Rachele Barbieri?
Grazie a mia sorella maggiore Rebecca. Cercavo sempre di copiarla in tutto. Quando lei andava a fare allenamento con i suoi compagni la invidiavo tantissimo. Un giorno il suo allenatore mi portò una bici, la provai e me ne innamorai subito. Una serie di combinazioni hanno portato me a continuare e lei, dopo qualche anno, a smettere.
Strada, pista, ciclocross…
Ho avuto la fortuna di crescere in un team che mi faceva praticare tutte le sfaccettature del ciclismo. Nel ciclocross ho conquistato il primo campionato italiano e mi ha permesso di crescere tantissimo. Ho sempre avuto tanta passione e ciò ha permesso di non far pesare gli aspetti più duri. Poi arrivò la convocazione in nazionale per fare dei test su pista, ma coincideva con il periodo del cross. Naturalmente, una chiamata in nazionale non si rifiuta! Da quel momento ho iniziato a dedicarmi maggiormente alla pista. Finché, dopo tanti anni di pista e strada, quest’anno ho ricominciato a cimentarmi nel ciclocross, anche per il periodo particolare dove tante gare non si sono fatte. Fortunatamente le Fiamme Oro mi hanno dato la possibilità di farlo.
Il ritorno al passato…
Una grande emozione, tanto divertimento. L’ultima gara è stata il campionato italiano. Appena ho finito ho pensato che se ce ne fosse stata un’altra l’avrei fatta senza pensarci, ma dovevo prepararmi per il ritiro qui sull’Etna. Le gare di cross sono concentrate in circa tre quarti d’ora, sono molto allenanti per la pista.
Quale specialità preferisci?
In pista sono riuscita a rendere di più, anche perché la nazionale, le Fiamme Oro e la mia squadra mi hanno sempre permesso di dedicarmici a pieno. Però sarei curiosa di provare a fare una stagione intera di cross per vedere dove posso arrivare. In Belgio e in Olanda il livello è davvero superiore e mi piacerebbe scontrarmi con loro in una condizione ottimale. Non nascondo, però, che diventare una grande atleta su strada non mi dispiacerebbe perché, comunque sia, è la specialità che ti da più visibilità.
Come ti prepari per un grande appuntamento?
Abbiamo la fortuna che la nazionale ci porta ai nostri obiettivi nella condizione ottimale. Una grande parte del lavoro lo facciamo a casa e per questo ho un preparatore. Poi il lavoro si finalizza in pista con lavori specifici abbastanza intensi come, ad esempio, le prove a cronometro. Il livello della nostra nazionale è davvero alto, anche un semplice allenamento è uno stimolo in più. Hai sempre tanto da imparare. Ogni tanto Dino scherza e ci dice che potremmo fare un campionato europeo tra di noi perché il livello è davvero altissimo.
E gli allenamenti su strada?
La strada è funzionale alla pista e gli allenamenti servono per entrambe le discipline. Se devo preparare un appuntamento per la pista, gli allenamenti sono brevi ed intensi. Invece per quanto riguarda le corse su strada è necessario inserire tanti chilometri. Negli ultimi anni ho inserito un po’ di più la palestra, dal momento che il mio fidanzato è un preparatore atletico e riesce a darmi una grande mano. Ciò mi aiuta davvero tanto per quanto riguarda la forza e l’esplosività.
Fare gruppo…
E’ molto importante. Ho fatto da poco il corso della federazione per diventare direttore sportivo e creare delle affinità sarà un mio pallino. Noi ragazze abbiamo tutte un bel caratterino (sorride, ndr) e metterci d’accordo non è proprio semplice. Ma siamo un bel gruppo e riusciamo a risolvere le questioni in fretta. Siamo tanto competitive, quando ci sono in ballo le convocazioni c’è molta tensione e diventa tutto un po’ più difficile da gestire. Però riusciamo sempre a trovare un buon equilibrio.
Il tuo prossimo obiettivo?
Sto lottando per arrivare al massimo nel periodo olimpico e spero di avere la possibilità di giocarmi le mie carte (il volto si illumina, ndr). Farò il possibile per essere al meglio e sono sicura che la scelta ricadrà sulle migliori. Se mai dovesse arrivare la convocazione, non lo prenderei come punto d’arrivo. Cercherò di ambire alla vittoria, penso sempre che bisogna puntare al massimo.
La vittoria che ti ha segnata di più?
Il campionato del mondo 2017 nello scratch. La prima gara tra le élite. Anche la vittoria che ho conquistato quest’anno su strada vicino casa. Due anni fa ho passato un periodo difficile; riuscire a riprendermi e a vincere è stata una bella sensazione. Grazie all’appoggio di diversi sponsor vicino casa e delle Fiamme Oro, la scorsa stagione ho corso con una squadra creata da me. Vincere così, da sola, contro tutte le altre, vicino casa, davanti agli amici… è stata una bella soddisfazione. Sono riuscita ad arrivare dove volevo essere e dove mi merito di essere.
Perché creare una squadra da zero?
Ho avuto diversi problemi con quella vecchia, avrei voluto trovare un buon team ma era difficile. Appoggiandomi alla mia prima società ho trovato alcuni sponsor che hanno sostenuto l’idea. Questo mi ha permesso di svolgere senza problemi tutta la stagione su pista e anche l’attività su strada. Quest’anno ho ricevuto diverse proposte, ma ho deciso di portare avanti il mio progetto per preparare i grandi appuntamenti del 2021 al meglio e in serenità.
Come hai superato il tuo momento difficile?
Quando ci sono dei momenti grigi, anche se le persone che ti vogliono bene cercano di darti i giusti consigli, tendi a non vederli nel modo corretto. Ho avuto la fortuna di incontrare una mental coach, Elisabetta Borgia. Una persona molto professionale, che mi ha dato una mano a ritrovare il senso di ciò che stavo facendo, reindirizzare i miei sogni e ritrovare me stessa. Lasciandomi le critiche che avevo vissuto davvero male. Si ha sempre paura di queste figure, ma mi ha sempre dato la risposta giusta, che non è quella che vorresti sentire.
Su strada qual è il terreno giusto per Rachele Barbieri?
Per arrivare a casa mia ci sono 15 chilometri di salita e sicuramente non sono una scalatrice. Negli ultimi anni vivo a Modena con mia sorella e questo problema non l’ho più, ma fino a qualche tempo fa chiamavo mio papà e mi facevo portare a casa o gli ultimi chilometri erano davvero tosti. Le salite e i tanti chilometri non sono proprio adatti a me. Però devo dire che mi piace… quando salgo del mio passo. Piano, mi piace (ride, ndr).
Da chi prendi ispirazione?
Cerco sempre di trarre il meglio da tutti i ciclisti e le cicliste professioniste con cui mi confronto. Tante volte mi attrae la spensieratezza di Peter Sagan e altre volte la professionalità di Elia Viviani. Penso che dovrei cercare di essere più un Sagan, vivendomi tutto con allegria.