U23: Amadori tra un buon 2023 e il fronte straniero che lo attende

10.12.2023
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Il 2023 degli under 23 italiani non resterà negli annali, al tempo stesso però non si può dire che sia stato un anno negativo. Di certo sfortunato, ma nel complesso la nazionale guidata da Marino Amadori ha risposto presente. E nonostante tutto è anche arrivato un oro iridato, quello a cronometro firmato da Lorenzo Milesi.

Busatto, De Pretto, Buratti, Romele, Belletta e ancora Piganzoli e Pellizzari… alla fine tutti gli azzurri sono sempre stati nel vivo delle gare disputate. E se non fosse stato per cadute e forature in momenti topici, magari avremmo portato a casa qualcosa in più. Come a dire che la base c’è ed è questo quello che conta e che ben sa lo stesso Amadori.

Marino Amadori (classe 1957) con i suoi ragazzi in ritiro prima dell’Avenir di quest’anno
Marino Amadori (classe 1957) con Davide Piganzoli in ritiro prima dell’Avenir di quest’anno
Marino che anno è stato quello dei tuoi ragazzi?

Nel complesso direi un buon anno. Sicuramente ci è mancata una medaglia su strada al mondiale e all’europeo, eventi in cui avevamo i ragazzi giusti per conquistarle, e per quello dico che la ciambella c’è, ma è senza buco. Nonostante ciò abbiamo vinto la classifica generale della Coppa delle Nazioni, che magari passerà in secondo piano, ma parla della costanza di rendimento e si basa sull’insieme dei punteggi dei ragazzi, e non era semplice. E abbiamo vinto l’oro con Milesi a crono che, ricordo, ha battuto dei signor corridori.

Si parlava del gruppo: una buona base. Magari non saranno stati i ragazzi d’oro del 2021, ma siamo meno distanti di quanto possa sembrare…

Dico che è un buon gruppo, una buona base di lavoro e lo dico perché nel corso dell’anno ho potuto far ruotare molti atleti. Hanno corso in parecchi con la maglia azzurra e sempre a buon livello. E se abbiamo lavorato bene bisogna dire grazie alla Federazione e alle squadre.

Non è facile parlare di singoli, ma c’è qualcuno che ti ha sorpreso in positivo e qualcuno da cui ti aspettavi qualcosa in più?

Dobbiamo capire che in questo momento in Italia non abbiamo il super talento. Abbiamo dei buoni corridori che potranno essere protagonisti anche tra i pro’. Quindi non c’è nessuno che mi ha stupito soprattutto in negativo. Molti di questi ragazzi vengono dalle professional o dalle development delle WorldTour questo significherà pur qualcosa. Quindi non c’è nessuno che mi ha deluso al 100 per cento. 

Oltre all’oro di Milesi, non va dimenticato il secondo posto di Pellizzari all’Avenir
Oltre all’oro di Milesi, non va dimenticato il secondo posto di Pellizzari all’Avenir
Hai parlato di WorldTour, professional, devo team…

Il ciclismo sta cambiando a livello mondiale e noi dobbiamo adeguarci. Lo scorso anno cinque juniores italiani sono passati nelle development delle WorldTour, quest’anno saranno 8, chiaramente tutte squadre straniere (in Italia non c’è una WT, ndr). Una volta era impensabile. Una volta erano gli stranieri che venivano in Italia. Oggi fra le WorldTour e le professional ci sono 20 team che hanno la development e qualcuno ha anche quella juniores e agganci con categorie ancora più giovani. Si sta andando nella direzione del calcio. Di conseguenza questi grandi team vanno in giro per il mondo e si assicurano i ragazzi più promettenti su cui lavorare per crescerli in casa.

Perché un ragazzo dovrebbe scegliere di andare fuori? Okay l’influenza dei procuratori, dei talent scout…

Io credo che il motivo principale sia il nostro calendario gare, un calendario un po’ vecchio. Mi spiego: abbiamo tante gare, una dietro l’altra, ma spesso sono prove piccole. All’estero ci sono meno gare, spesso più importanti e in questo modo si può fare una programmazione. Si può impostare una preparazione mirata. Da noi è impossibile fare una pianificazione.

Vuoi dire che prendono subito un’impostazione da professionisti?

All’estero ci sono molti under 23 che hanno fatto non più di 30-35 giorni di gara nell’arco della stagione, con 4-5 corse a tappe. Da noi ormai ce ne sono rimaste due o tre, Giro under incluso. E’ chiaro che all’estero hanno una proposta di crescita che in Italia non c’è. Mi auguro che qualche corsa a tappe possa tornare. In Fci ne parliamo, ma non è facile. Serve anche una certa collaborazione con organizzatori e squadre.

A questo punto con tanti ragazzi in giro per mezza Europa viene da chiederci come cambia il tuo lavoro, Marino. Come cambia il lavoro del cittì? Vai più in giro? Guardi gli ordini d’arrivo delle prove straniere?

Innanzitutto facciamo parecchia attività come nazionale, la Coppa delle Nazioni ne è un esempio, in più abbiamo fatto l’altura. E seguo tutte le internazionali in Italia che non sono poche. Il tempo di basarsi sugli ordini d’arrivo è passato. Poi chiaramente li guardo, ci mancherebbe. Ma mi interfaccio molto anche con i direttori sportivi e con i ragazzi stessi. Già ora, per esempio, ho in mente una rosa allargata per il 2024.

I ragazzi di Amadori hanno vinto la Coppa della Nazioni. Qui la prova a tappe in Polonia, la Orlen Nations Grand Prix, dove Piganzoli è stato secondo
I ragazzi di Amadori hanno vinto la Coppa della Nazioni. Qui la Orlen Nations Grand Prix, dove Piganzoli è stato secondo
E come ti regoli?

Parto dal mondiale, il primo obiettivo, e da lì scelgo una rosa allargata, che potrà costituire la nazionale per quell’evento, ma anche per gli altri. Poi man mano con le gare e nel corso dell’anno farò scelte più oculate, programmerò l’avvicinamento ai grandi eventi come appunto il mondiale o l’Avenir. Senza dimenticare che anche i ragazzi di primo anno oggi possono già fare molto bene.

Una volta Marino convocare i veri under 23 era, giustamente, un tuo cavallo di battaglia: oggi è impensabile. E’ così?

Finché l’UCI non mette nessun vincolo è così. Convocare un under 23 che fa attività nazionale (vecchio stile) non avrebbe senso. Credo che con eventi come l’Avenir, il mondiale, l’europeo affrontati in un certo modo i ragazzi possano fare un’esperienza importante che si ritroveranno anche tra i pro’. E parlo soprattutto della programmazione per arrivare a quell’evento, all’avvicinamento. E magari quando lo faranno da pro’ sapranno già di cosa si tratta.

Quali sono i tuoi programmi nel breve periodo?

Fra non molto andremo a vedere il percorso iridato e tra qualche giorno andrò a Montichiari per fare dei test a 30-40 ragazzi, tra di loro ci sono anche tre, quattro ragazzini davvero interessanti. La cosa che mi è piaciuta molto è che in tanti hanno avuto piacere di esserci, segno che la nazionale fa gola. Forse è anche è un modo di mettersi in mostra, ma comunque fa gola e mi consente di avere la famosa base allargata.