Lorenzo Finn, Bora Hansgrohe Rookies (Photors.it)

Gli sgambetti che rallentano la rincorsa del ciclismo italiano

18.12.2025
5 min
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Lo stato di salute del nostro ciclismo cambia a seconda della prospettiva dal quale lo si guarda. Chi ha nel mirino d’azione i professionisti dice che manca qualcosa per competere con i più grandi del movimento mondiale, e in effetti così è. Tuttavia se si pensa ai giovani in rampa di lancio, o a chi ha già preso l’abbrivio per spiccare il volo, la temperatura si abbassa e lo stato di salute sembra più solido. Giulio Pellizzari guida la rivalsa dei giovani che avanzano, accanto a lui c’è Davide Piganzoli e dietro tanti altri ragazzi dai quali ci si aspetta molto (a ragione o meno). 

Dalle categorie giovanili emerge il dato lampante che porta a pensare al fatto che i talenti non manchino. Molti di loro proprio quest’anno passeranno da under 23 a professionisti e saranno chiamati alla prova del WorldTour. Alessandro Borgo è forse il nome di maggior spicco tra tutti, lo seguono Pietro Mattio, Mattia Agostinacchio e Matteo Milan. Se si guarda alle spalle di questi atleti si vedono arrivare profili ancora più giovani, come quello di Lorenzo Finn, campione del mondo in carica under 23 (in apertura vittorioso a San Daniele del Friuli, Photors.it) o di Roberto Capello.

Pellizzari
Il ciclismo italiano sta aspettando la completa maturazione dei suoi migliori prospetti, quest’anno Pellizzari è chiamato a un ulteriore passo
Pellizzari
Il ciclismo italiano sta aspettando la completa maturazione dei suoi migliori prospetti, quest’anno Pellizzari è chiamato a un ulteriore passo

Basi poco solide

Tuttavia più si scava e maggiori sono le crepe che emergono alla base di una struttura non più così solida. La categoria under 23 si trova probabilmente nel suo momento di maggior difficoltà, le squadre hanno iniziato a chiudere anni fa e il problema ora si sta riversando sulla categoria juniores. Matteo Berti, diesse del Team Vangi, ci ha detto di aver avuto maggiori difficoltà rispetto agli anni scorsi nel trovare squadra ai suoi ragazzi. Il problema è che la ricerca del talento ha spostato la lente di ingrandimento sul movimento giovanile, dove per andare avanti e far emergere i propri ragazzi non bastano più gli sforzi fatti in passato. Per questo alcune formazioni hanno chiuso, come il Team Fratelli Giorgi e l’Aspiratori Otelli

Altri hanno cercato di unire le forze, Il Team Coratti era andato a bussare alle porte della Borgo Molino con l’obiettivo di allargare la propria attività internazionale. Il bacino d’utenza del ciclismo mondiale si sta allargando e se qualche anno fa le nostre squadre erano capaci di dettare legge ora la subiscono senza possibilità di replica. 

Il cortocircuito delle continental

L’effetto a catena è partito con la realizzazione dei team continental, cosa fortemente voluta dall’UCI. Avrebbero dovuto essere delle formazioni di transizione nelle quali dare la possibilità ai dilettanti, o under 23, di mettersi alla prova con i professionisti con l’obiettivo di avvicinarsi e chiudere il divario tra le due categorie. In Italia questi progetti si sono trasformati presto in un modo per raccogliere vittorie e consensi degli sponsor, fatto sta che molti team continental (non tutti ma una grande maggioranza) non hanno mai proposto un’attività internazionale volta a far crescere i ragazzi. Inoltre, l’accentramento di risorse e talenti in una manciata di squadre ha portato alla chiusura di diverse formazioni under 23

L’arrivo dei devo team, formazioni continental che di fatto sono dei satelliti delle squadre WorldTour, ha portato il tutto a livello superiore. Ora queste realtà rappresentano il vero cuscinetto tra le categorie giovanili e il professionismo, con attività di rilievo internazionale e budget praticamente infiniti. Per le nostre realtà andare a competere con questi team è diventato difficile se non impossibile. Alcune di queste hanno gettato la spugna cessando l’attività (come la Zalf Euromobil) altre invece si sono dovute reinventare (come la MBH Bank che dal 2026 sarà professional). 

La rincorsa al talento ha abbassato l’età media, ora è la categoria juniores al centro di tutto (foto Instagram)
La rincorsa al talento ha abbassato l’età media, ora è la categoria juniores al centro di tutto (foto Instagram)

L’età si abbassa

Quello che sta accadendo a livello juniores è esattamente lo stesso che abbiamo visto tra gli under 23. La rincorsa al giovane talento richiede risorse sempre più grandi e investimenti difficili da portare avanti per singoli imprenditori o realtà locali. Chi può va avanti, forte del suo potere economico. Gli altri invece sono costretti a unire le forze, e se per caso questo non dovesse avvenire si va avanti da soli fino a quando si riesce. 

E’ evidente che la potenza economica dei team WorldTour ha asfissiato il movimento giovanile e allora la domanda sorge spontanea. Perché non immettere quei soldi nel ciclismo giovanile creando partnership solide con diversi team? In questo modo si potrebbe ampliare la sfera di influenza e permettere alle squadre giovanili di fare il loro lavoro. Se ognuna delle squadre WorldTour avesse modo di sostenere una o più formazioni continental si avrebbe un ritorno evidente sul movimento, con un dialogo costante i tecnici potrebbero formare nuove figure e permettere a queste realtà di progredire.