Salvoldi 2021

Salvoldi passa agli juniores: come cambia il suo lavoro?

30.12.2021
5 min
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Da quando Dino Salvoldi è stato spostato d’incarico dalla Federazione, era sparito un po’ dai radar. Settimane necessarie per metabolizzare le nuove scelte federali, per prendere coscienza del nuovo ruolo, per capire come muoversi. La pausa per le Feste Natalizie è stata il momento giusto per rimettere tutte le tessere del puzzle al proprio posto e tornare a parlare.

D’altronde la passione per il ciclismo è troppo forte nel tecnico che ha portato ai vertici il ciclismo femminile, ultime le vittorie iridate su strada della Balsamo e su pista di Martina Fidanza e della Paternoster e ora il compito che gli è stato affidato è di quelli improbi: fare lo stesso per gli uomini partendo dagli juniores, la categoria più delicata, soprattutto ora che tutti (a cominciare dai procuratori…) guardano verso i corridori dai 18 ai 20 anni per lanciarli subito nell’agone professionistico.

Salvoldi Paternoster 2021
Con il trionfo della Paternoster a Roubaix, Salvoldi ha chiuso da vincente la sua esperienza di cittì femminile
Salvoldi Paternoster 2021
Il trionfo della Paternoster a Roubaix, l’ultimo da cittì femminile

Due grandi differenze

Salvoldi ha esperienza da vendere sia in ambito maschile che femminile può quindi affrontare con cognizione di causa il raffronto tra i due mondi, offrendo esperienze che saranno utili anche in altri ambiti tecnici: «Le differenze nella preparazione al maschile e al femminile ci sono, due sono sostanziali. La prima è legata ai volumi di lavoro, se si guarda alla pista la discriminante è la durata degli sforzi, per la strada sono soprattutto i dislivelli. La seconda è legata alla quantità di forza, maggiore nell’uomo il che si traduce in una diversa frequenza di pedalata, più alta che per le donne. Sono fattori fondamentali nello studio della preparazione giusta per il/la ciclista».

Quanto incide la fisiologia nella scelta del giusto allenamento in base al sesso?

Incide soprattutto sulla programmazione e la tempistica degli allenamenti, non tanto sulla tipologia. Chiaramente la modulazione della giusta tabella deve tenere conto degli obiettivi che ci si prefiggono, ma per le ragazze, già dalle categorie giovanili, c’è un elemento diverso che ha un forte valore e che non è presente in ambito maschile: il ciclo mestruale che può incidere molto su carichi e tempistiche.

E dal punto di vista psicologico e caratteriale?

Premetto che ogni atleta, a prescindere dal sesso, ha una sua precisa personalità e quindi da questo punto di vista è difficile fare generalizzazioni. E’ chiaro che molto cambia dal punto di vista sociale, della comunicazione. Un tecnico con un atleta si porrà in maniera molto diretta, con una ragazza deve modularsi in modo diverso. Cambiano il linguaggio, il modo di stimolare una qualche reazione. Ma questo, si badi bene, non è un discorso legato solo al ciclismo. A ben guardare è qualcosa che fa parte di ogni ambito della vita.

De Candido 2012
Salvoldi ha raccolto l’eredità di cittì juniores da Rino De Candido, qui ai Mondiali 2012
De Candido 2012
Salvoldi ha raccolto l’eredità di cittì juniores da Rino De Candido, qui ai Mondiali 2012
Proviamo a proiettare tutto ciò scendendo via via nell’età dei protagonisti: vediamo ad esempio che da bambini maschi e femmine gareggiano insieme. Quand’è che il discorso cambia?

Questo è un discorso interessante. Forse mi attirerò contro qualche critica, ma io credo che in generale ci sia una tendenza esagerata a proteggere le ragazze più giovani. E’ ormai acclarato che le bambine hanno generalmente un vantaggio di almeno 3 anni nella loro crescita rispetto ai maschi. Eppure si tende a farle allenare di meno rispetto ai coetanei e questo secondo me è sbagliato. In questo il ciclismo è indietro rispetto ad altri sport, basti guardare ad esempio a cosa avviene nel nuoto. Non dobbiamo certo arrivare ad eccessi come alcuni bambini che vengono fatti correre nella maratona, ma certamente qualcosa a livello culturale andrebbe rivisto nel nostro mondo.

Ora sei chiamato a lavorare con gli juniores sia su pista che su strada, passando dal settore femminile a quello maschile. Villa, che cura entrambi i sessi su pista, ha chiesto che ci sia un continuo scambio di opinioni per il passaggio dei corridori da una categoria all’altra. Sei d’accordo?

Assolutamente, ma non solo con lui, anche con i preparatori e i tecnici di società. Una delle ragioni per le quali in Fci si è deciso di darmi questo incarico è proprio per aiutare i ragazzi ad affrontare un periodo difficile e nel contempo fondamentale. Gli juniores sono tanti, non tutti potranno passare pro’ per moltissime ragioni, sportive e agonistiche ma non solo. Non dobbiamo essere ipocriti e illuderli. E’ in questa fase che emergono i nomi più importanti, ma bisogna anche fare in modo che questi stessi possano affrontare il cammino giusto per fare del ciclismo la loro professione. Ma il concetto va sviluppato più ampiamente.

Bimbi 2021
Per il neocittì juniores serve cambiare l’approccio già con i più piccoli (foto Fci)
Bimbi 2021
Per il neocittì juniores serve cambiare l’approccio già con i più piccoli (foto Fci)
Come?

Il ciclismo è uno sport particolare: nessun altro ha una simile sequenza, così ravvicinata e ripetuta negli anni, di impegni importanti. Questo comporta che i ragazzi imparino a gestirsi, a lavorare ogni settimana in funzione di obiettivi a medio e lungo termine per i quali non sempre la gara della domenica sarà la finalizzazione, ma anzi solo una tappa. Guardando l’altro lato della medaglia, ogni gara però è un test fondamentale, che va affrontato con serietà e cognizione di causa. In questo molto entra anche la cultura del nostro mondo, che deve cambiare.

In che misura?

Io sono convinto, sempre parlando in generale, che quello italiano sia un ciclismo legato al piazzamento, meno che alla vittoria e sono convinto che, lavorando con i più giovani, si debba invertire questa tendenza, passando attraverso di loro per rivedere il modo di affrontare l’attività da parte di tecnici, dirigenti, società.

Il tuo lavoro è già iniziato?

Certamente, queste sono settimane importanti che passano attraverso contatti, capatine nei ritiri prestagionali, presa visione di una realtà per me nuova e molto ampia, ben più di quella a cui ero abituato. Il primo impegno della nazionale sarà per la Gand-Wevelgem del 27 marzo, spero poi che già per allora potremo avere a disposizione il velodromo di Montichiari rimesso a nuovo. Il tempo corre e dobbiamo farci trovare pronti, io in primis.