Colori, aria di gioventù e passione per il ciclismo in una cornice che della velocità ha fatto il suo biglietto da visita, l’autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola. E’ questa l’atmosfera che ha accompagnato il 25° Gran Premio Fabbi Imola organizzato dalla Ciclistica Santerno nei due giorni di gara, sabato 31 e domenica 1 agosto. “Gran premio” non a caso vista la location della corsa: 800 giovani tra i 6 e i 16 anni, rappresentanti 89 squadre provenienti da 12 regioni d’Italia e suddivisi in 3 categorie: Giovanissimi, Esordienti e Allievi.
La manifestazione si è svolta in un vero e proprio palcoscenico, l’Autodromo Enzo e Dino Ferrari famoso per Formula 1 e per le moto, storicamente prestato alle due ruote muscolari in più occasioni. In questa pista hanno trionfato Vittorio Adorni ai Campionati del Mondo nel 1968, Filippo Pozzato nel 2009 nella Settimana Tricolore. E poi l’arrivo di tappe del Giro d’Italia, di cui alcune in anni recenti con vittorie del russo Zakarin (2015) e dell’irlandese Bennett (2018). Per ultimi in ordine temporale: Anna Van der Breggen e Julian Alaphilippe, che qui poco meno di un anno fa hanno vinto la maglia iridata. Un’ambiente che ha accolto l’élite mondiale del ciclismo e in questi due giorni ha fatto da campo scuola per i giovani italiani.
Tutti a rapporto, parla il diesse (foto Fulgenzi) Luca Martelli del Gs Fabbi (foto Fulgenzi)
Le voci dei giovani
La pit lane è costellata di ammiraglie, pulmini e gazebo delle società che danno vita a un contesto fatto di entusiasmo e aspirazioni ma soprattutto volto al divertimento. E’ proprio sentendo le voci dei ragazzi che si percepisce la spensieratezza e la voglia di praticare questo sport. Sorge spontaneo fermare qualche ragazzo per chiedere come vivono questa giornata di sport. Il primo a risponderci con voce emozionata è il piccolo esordiente Francesco:
Da quanto pratichi ciclismo?
Da 6 anni, la passione me l’ha trasmessa mio padre che va in bici da sempre.
Segui il ciclismo dei professionisti?
Si, il mio idolo è Wout Van Aert per come corre, sempre all’attacco.
Quello di Wout è un nome che risalta in quasi tutte le risposte che i ragazzi danno alla domanda: chi è il tuo idolo? E questo fa ben sperare perché è sintomo di un ciclismo in continua evoluzione proprio perché ai giovanissimi di oggi piacciono i “corridori moderni”, cresciuti all’insegna della multidisciplinarietà. Continuiamo a camminare, tra paddock e rettilineo d’arrivo, respirando quella tensione che per Giovanissimi ed Esordienti sembra davvero odore di scuola: si sale in sella per migliorarsi, per crescere, con costanza e impegno per giungere al risultato. Se non sarà una vittoria in bicicletta, il metodo sarà quello giusto per altri successi nella vita.
Ciao tu ti chiami?
Elisa.
Perché hai iniziato ciclismo?
Per la passione che abbiamo per questo sport in famiglia.
Hai aspirazioni, sogni?
Non in modo particolare.
Partecipare al Giro d’Italia non ti piacerebbe?
Mah, se capita. (ride)
Non tutti hanno un idolo, un “corridore moderno” di riferimento. Per alcuni la bicicletta è solo libertà, voglia di pedalare, stare con i compagni e con gli avversari. La bicicletta è bellezza. Anche questo fa ben sperare.
Per i giovanissimi più piccoli, un anello tra rettilineo e pit lane (foto Fulgenzi) La mitica curva delle Acque Minerali e lo strappo successivo, punto perfetto per attaccare (foto Fulgenzi) Bimbi e bimbe hanno corso insieme (foto Fulgenzi) Grande grinta, scatti e controscatti: l’essenza delle gare giovanili Tante le partenze visto il gran numero d’iscritti (foto Fulgenzi) La premiazione, sempre un momento di grande orgoglio per i ragazzi (foto Fulgenzi)
Per i giovanissimi più piccoli, un anello tra rettilineo e pit lane (foto Fulgenzi) La mitica curva delle Acque Minerali e lo strappo successivo, punto perfetto per attaccare (foto Fulgenzi) Bimbi e bimbe hanno corso insieme (foto Fulgenzi) Grande grinta, scatti e controscatti: l’essenza delle gare giovanili Tante le partenze visto il gran numero d’iscritti (foto Fulgenzi) La premiazione, sempre un momento di grande orgoglio per i ragazzi (foto Fulgenzi)
Diesse per passione
L’ambiente del ciclismo vive e respira di passione, quello giovanile più che mai. La parola d’ordine per queste categorie è spesso volontariato. I primi che mettono a disposizione il proprio tempo sono proprio i direttori sportivi, come Luca che abbiamo disturbato mentre gonfiava le bici e riempiva le borracce.
Da quanto fai il direttore sportivo?
Sono 5 anni, ho corso 10 anni e quando ho smesso ho iniziato subito ad allenare.
Cosa ti spinge a farlo?
L’amore per questo sport e vedere la passione negli occhi dei ragazzi.
Oltre ai volontari della corsia box ci sono anche quelli dietro le quinte, della società Ciclistica Santerno Fabbi Imola, più di 100 nei due giorni, presenti su tutto il percorso per dare ogni tipo di assistenza e fare funzionare la macchina organizzativa. Tra loro ci sono tanti ex ciclisti della società imolese, ma non solo: ci sono i genitori dei tesserati, amici e colleghi coinvolti nel corso della settimana, ci sono cicloturisti di altre società sportive imolesi. «Ogni anno raddoppiamo lo stipendio», ha sempre detto sorridendo il presidente onorario e fondatore, Ilario Rossi. Un modo tutto romagnolo di scherzare: «Qui sono tutti volontari e il doppio di zero… è sempre zero!».
Parola all’organizzatore
Alla guida della società giallo-verde c’è Luca Martelli, che ha raccolto il testimone del fondatore Ilario Rossi, che a metà degli anni Novanta aveva avuto l’intuizione di portare il ciclismo giovanile all’interno dell’autodromo e che oggi è ancora in prima fila tra i volontari al lavoro. Segno di un ricambio generazionale che non è mai così facile attuare, ma che da queste parti è riuscito.
Luca che cosa vuol dire per te il Gp Fabbi?
Innanzitutto il bello di fare una manifestazione in un impianto importante, famoso e tecnicamente impegnativo per i ragazzi. Ma cosa più rilevante, è sicuro, senza macchine e con strade larghe 12 metri. Credo ci sia un misto di emozioni per chi viene qua, sia per gli atleti che per gli allenatori. Provare questo circuito che hai visto in televisione per le macchine e le moto o più recentemente con i mondiali di ciclismo su strada 2020.
Cosa vi motiva a organizzare tutto?
Noi eravamo tutti corridori e cerchiamo di trasmettere quello che hanno trasmesso a noi quando abbiamo corso qui, grazie all’idea di Ilario Rossi e al lavoro di tutti i suoi collaboratori. Siamo al 25° anniversario della competizione ed è bello vedere che come noi altri autodromi abbiano iniziato ad ospitare il ciclismo giovanile.