«Un punto di forza di Isaac Del Toro? La sua testa, senza ombra di dubbio». Alejandro Rodriguez (al fianco di Isaac nella foto di apertura), è il team manager del team messicano AR Monex. Non è la prima volta che parliamo con lui. Ex biker, ha preso in mano questo progetto e di fatto lo sta portando avanti per i giovani messicani.
Se con Piotr Ugrumov, che fa parte del progetto, abbiamo analizzato il Del Toro corridore, con Rodriguez scopriamo questo giovane atleta, re del Tour de l’Avenir, da un lato più umano.
E partiamo proprio dalla forza mentale, mostrata sin da bambino, che non solo ha aperto questo articolo, ma si rifà anche alle parole di Ugrumov stesso.
Alejandro, dicevamo della sua forza mentale
Isaac ha sempre avuto le idee chiare: per questo Avenir, ma anche quando era più piccolo. E’ partito per questa gara convinto di poter fare bene.
C’è stato un momento di difficoltà? Un momento in cui lo hai visto preoccupato?
Sì, e proprio all’inizio quando ha perso oltre due minuti nella cronosquadre. Ha visto che le cose in quel momento non andavano bene. A quel punto sapeva che doveva recuperare e così ha fatto piano, piano… E’ sempre stato aggressivo nel suo modo di correre. Dalla crono individuale soprattutto.
Ci credeva a questo obiettivo dunque?
Sì, sì, aveva le idee chiare anche in questo senso. Già dal primo giorno in linea ha visto che davanti non c’era qualche possibile uomo di classifica e questo gli ha fatto capire che aumentavano le sua possibilità. Tanto più dopo il terzo posto al Valle d’Aosta.
Ha influito quel podio?
Assolutamente sì. E’ stato una bella iniezione di fiducia in più. Ma anche rispetto a quanto aveva fatto l’anno scorso, sempre al Valle d’Aosta. In quel caso era stato quinto ed è migliorato. Ed era migliorato anche dopo, almeno fino alla rottura del femore – tra l’altro proprio all’Avenir 2022 – ma è tutto l’anno che andava bene. Dopo un buon inverno si è piazzato alla Corsa della Pace e persino al Sibiu Tour, dove ci sono molti pro’. Ma le prestazioni del Valle d’Aosta sono state importanti.
Perché?
Perché lì ci sono salite lunghe e c’erano avversari che hanno corso parecchio con i professionisti come per esempio i ragazzi della Bora-Hansgrohe. Isaac vedeva che riusciva a tenerli bene sulle salite più dure e anche a staccarli in qualche caso. In realtà voleva fare di più e nella seconda tappa aveva attaccato, ma poi lo hanno messo in difficoltà. Si è ripreso dando spettacolo nel tappone lungo partendo da lontano: tutti segnali importanti. In più anche dopo avevamo un progetto chiaro e siamo saliti in altura al Sestriere, per recuperare bene.
Com’è in corsa Del Toro? Prima hai detto che già nella prima tappa in linea si era accorto che mancava qualche big all’appello…
Lui in corsa pensa moltissimo. E poi è uno che studia tutto e tutti. E’ sempre molto concentrato durante la settimana di gara. Sa bene chi va e chi non va e anche perché non va. S’informa parecchio e tutto ciò gli fa capire tante cose.
Lo conosci da diversi anni, che ragazzo è?
E’ un ragazzo semplice, umile, tranquillo, sa sfruttare il momento. Adesso è un po’ scioccato da questa “onda”. «Mamma mia, ora tutti mi parlano come un corridore vero, ma sono un ragazzo»: mi dice. Certo, è consapevole che ha qualcosa in più degli altri.
Ha altre passioni oltre al ciclismo? Per esempio in Messico amate molto gli eroi del wrestling… O magari segue la Formula1…
No, io lo vedo sempre sul ciclismo. E se non è alle gare… vede le gare! Non ha testa per altro. Non so, ma io sul Col de la Loze ho visto un Isaac che aveva un desiderio molto forte. Un ragazzo che inseguiva il suo sogno, il suo obiettivo.
Quando lo hai conosciuto?
Era il 2019, quando iniziammo il programma di scouting in Messico. Lui faceva parte di questo gruppo di 106 ragazzini. E man mano è emerso. Ma da subito, e torno al discorso delle idee chiare, voleva venire in Italia. Voleva fare certe corse…
A te, Alejandro, c’è stato un momento particolare che ti ha colpito? Che ti ha emozionato?
Le emozioni sono tante, ho difficoltà a dirne una che mi ha colpito. Sapete, io non sono molto espressivo e non so festeggiare. Sarà che le cose che facciamo le studiamo, le programmiamo così al dettaglio che poi quando accadono sembrano un libro scritto. Siamo dietro ai numeri e cerchiamo di svilupparli. Per sfortuna quando alle cose pensi troppo non è più una sorpresa.
Però avete festeggiato, hai detto…
Sì dai, alla fine della gara dopo tre ore di sala stampa, lo abbiamo aspettato tutti insieme con lo spumante. E poi tutti a casa. Mentre noi siamo rimasti qui per l’Avenir delle donne. Quando finirà questa corsa faremo festa davanti ad un bella pizza!
In Messico i media ne hanno parlato? Il presidente Federale, magari, si è fatto sentire?
Ne hanno parlato i telegiornali, quelli generalisti, non quelli specifici. E’ stato descritto come un giovane eroe… come quelli che poi vogliamo sviluppare: ragazzi che siano dei simboli. Eroi di sport e lavoro. Per fortuna Isaac e i gli altri sono ragazzi bravi, che hanno voglia di fare, e di fare ciclismo. Per quanto riguarda il presidente federale, come sapete, non c’è. La Federazione del Messico ad oggi non è riconosciuta dall’Uci, per fortuna a San Marino abbiamo trovato chi, come Valdiserra, ci ha aiutato. Però sì, Isaac Del Toro adesso è un simbolo. Sui social è passato da 4.000 ad oltre 21.000 follower. E’ una figura pubblica e speriamo che possa essere uno stimolo per altri ragazzini.