Alari: il pensiero di smettere e il rilancio in Padovani

11.11.2025
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Samuele Alari è ripartito ieri, con una prima sessione di palestra seguita da una pedalata sui rulli. Test e una sgambata per iniziare a lavorare in vista della terza stagione da Under 23, che lo vedrà correre in  maglia SC Padovani Polo Cherry Bank. La sua esperienza con il devo team della Tudor Pro Cycling si è conclusa senza tanti rumori, una stretta di mano e ognuno per la sua strada. Il corridore bergamasco è tornato in Italia a correre, scegliendo una realtà in evoluzione e capace di raccogliere ottimi consensi già al suo primo anno nella categoria. 

«Oggi (ieri per chi legge, ndr) ho fatto dei test massimali in palestra – racconta Alari – per capire come programmare i lavori di forza. Una volta terminati sono salito sui rulli per una sgambata, tra tutto è stata una prima sessione di lavoro della durata di due ore e trenta minuti. E’ un tipo di lavoro che ho già fatto in passato, dopo la palestra si sale in bici per assimilare i lavori di forza fatti. Siccome deve essere una cosa abbastanza immediata ho preferito fare spinning per non perdere troppo tempo».

Samuele Alari, Tudor Pro Cycling Development
Alari ha corso i primi due anni da under 23 con la Tudor Pro Cycling Development
Samuele Alari, Tudor Pro Cycling Development
Alari ha corso i primi due anni da under 23 con la Tudor Pro Cycling Development

La voglia di riprendere

L’entusiasmo nel tono di Alari lo si percepisce, la voce è allegra, sintomo che le vacanze hanno fatto il loro effetto ed era arrivato il momento giusto per ripartire in vista del 2026. 

«Mi sono riposato bene – racconta ancora Samuele Alari – insieme al mio preparatore abbiamo deciso di fare due settimane di stacco. Sono andato prima in Sicilia con la mia fidanzata e poi a Londra con gli amici, siamo tornati domenica e da ieri mi sono rimesso al lavoro. Devo dire che mi mancava fare attività, allenarmi. Nel 2026 voglio riscattarmi dopo due anni in sordina, lo devo a me stesso e alla S.C. Padovani che ha creduto in me fin da subito».

Samuele Alari, Tudor Pro Cycling Development
Samuele Alari ha preso parte a diverse gare anche con i professionisti
Samuele Alari, Tudor Pro Cycling Development
Samuele Alari ha preso parte a diverse gare anche con i professionisti
Cosa senti di dover dare a te stesso?

Diciamo che vorrei riallacciare il filo con le sensazioni che avevo nei due anni da junior, dove le cose sono andate abbastanza bene. Ho corso tanto con la nazionale e ho raccolto qualche vittoria. A fine 2023 purtroppo ho rotto il bacino e sento che tutto si è un po’ fermato lì. Nei due anni da under 23 alla Tudor ho avuto qualche problemino, il prossimo anno voglio mostrare il mio reale valore. 

Alla Padovani cosa vorresti dare?

Vorrei ricambiare la fiducia mostrata nei miei confronti fin da subito. Mi hanno detto che avrei avuto il mio spazio e ancora prima di firmare Alessandro Petacchi mi ha dato una mano per risolvere il problema al ginocchio che ha condizionato il mio 2025 (in apertura Alari insieme ad Alessandro Petacchi e al vice presidente della SC Padovani Martino Scarso, Photors.it). 

Al termine del suo percorso in Tudor Alari era arrivato a un passo dallo smettere (foto DirectVelo)
Al termine del suo percorso in Tudor Alari era arrivato a un passo dallo smettere (foto DirectVelo)
Esci da un devo team, che esperienza è stata?

Il lato positivo è legato alle cose che sento di aver imparato alla Tudor, padroneggio meglio la lingua inglese e ho corso gare di alto livello, anche con i professionisti. 

Nonostante tu abbia corso poco tutto sommato?

E’ il loro modus operandi, tutti i corridori hanno pochi giorni di gara all’attivo. Si punta molto sulla crescita in allenamento, d’altro canto io sento di essere un atleta che ha bisogno di gareggiare per avere determinati progressi. Ho anche provato a parlarne con il team, ma la loro filosofia rimane tale.

Tornando indietro rifaresti questa scelta?

Quando ho firmato con la Tudor era il periodo in cui gli juniores iniziavano a uscire dall’Italia per correre, sono stato uno dei primi a farlo. Non c’erano tanti riscontri o esperienze di altri corridori alle quali affidarsi. Alla fine non sapevo benissimo a cosa sarei andato incontro, la Tudor mi ha proposto un cammino di crescita più lungo di due anni, inizialmente. 

Prima di passare under 23 alla Tudor Alari ha corso i due anni da junior alla SC Romanese
Prima di passare under 23 alla Tudor Alari ha corso i due anni da junior alla SC Romanese
Poi cosa è successo?

Quando ho firmato non ero legato a dei risultati, ma solamente a un processo di crescita e maturazione. Al termine della scorsa stagione, quando si è trattato di capire cosa fare mi hanno detto di non essere sicuri di volermi tenere. Mi hanno detto che senza tanti risultati era difficile pensare di continuare. Il discorso è che non mi hanno lasciato spazio per provare a fare quello che avrei voluto, per mettermi alla prova. Devo ammettere di essere arrivato molto vicino al voler smettere.

Perché?

In due anni ho investito tempo, energie e tanto altro per poi non avere un ritorno. Mi sono chiesto se ne valesse davvero la pena, per un mese l’idea di smettere ha prevalso su quella di continuare. Mi ero detto: «Basta mi dedico alla scuola, ho anche altri interessi oltre al ciclismo e questa evidentemente non è la mia strada». Poi ho parlato con il mio procuratore, Mori, e mi sono dato ancora un anno. 

Alari rimane un profilo interessante per la nazionale di Amadori, soprattutto per le prove contro il tempo
Alari rimane un profilo interessante per la nazionale di Amadori, soprattutto per le prove contro il tempo
Hai avuto la forza di rimetterti in gioco, non tutti però ce l’hanno, la scelta di un devo team può bruciare alcuni?

Nel mio caso, con il senno di poi, direi che andare subito alla Tudor sia stato un errore. Tuttavia capisco che per uno junior la chiamata faccia gola, magari tornassi indietro lo rifarei. Se si va all’estero bisogna fare i conti con il fatto che i devo team sono l’anticamera del professionismo, è vero, ma se poi non si entra il rischio è che la batosta sia tanto grande. Alcuni smettono, altri no. 

Serve il coraggio di ripartire…

Gli errori si fanno, nel ciclismo come a scuola o sul lavoro. Serve la forza mentale di ammettere che si è fatto un passaggio a vuoto e di voler riprovare, di dire: «Non è finita qui». Io mi sono affidato alla S.C. Padovani perché ho visto in loro il riflesso del mio voler cambiare mentalità. In squadra cambieranno alcune cose e la voglia di migliorare non mancherà, sia a me che tanto meno a loro.