Storia di Beatrice Rossato, ciclista nonostante tutto

17.08.2022
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Alcune vittorie hanno un sapore particolare, piccole gare che possono valere, agli occhi di chi trionfa, quanto una Milano-Sanremo. Per Beatrice Rossato è stato un po’ così: quando ha tagliato per prima il traguardo del Circuito Rosa dell’Assunta, nei suoi occhi sono passati per un attimo tutti i sacrifici che ha fatto fino ad ora non solo per essere lì, in quel momento, ma per essere una ciclista, a 25 anni. Perché Beatrice non è abituata alle cose semplici: a differenza di tanti, fare sport non le ha mai procurato autostrade preferenziali, né nello studio né sul lavoro.

La vittoria, avvenuta solo poche ore prima, è ormai già messa da parte. Il giorno dopo come sempre dal lunedì al venerdì, la Rossato si è presentata al lavoro, come tecnica di laboratorio chimico a Treviso, per le sue otto ore giornaliere.

«Ma – dice Beatrice – nel periodo del Covid erano anche di più, spesso mi sono ritrovata a tornare a casa a sera inoltrata, dopo una serie infinita di analisi dei tamponi. Almeno però allora lavoravo vicino casa, ora devo spostarmi ogni giorno da Rosà (nel vicentino, ndr) a Treviso, dove lavoro per un’azienda multinazionale».

Rossato Assunta
Vittoria in solitaria al 1° Circuito Rosa dell’Assunta, con 10″ sulla Quagliotto (foto Flaviano Ossola)
Rossato Assunta
Vittoria in solitaria al 1° Circuito Rosa dell’Assunta (foto Flaviano Ossola)
Partiamo dal principio: chi è Beatrice Rossato?

Una ragazza veneta di 25 anni solare, tenace e determinata. Grazie a queste caratteristiche ho messo da parte il mio percorso di studi chiuso con una laurea magistrale con lode e mi sono tuffata nel mondo del lavoro. Ma senza mai mettere da parte il ciclismo che è l’altra parte della mia vita.

Come è nata questa passione?

Ho sempre avuto la passione per lo sport: ho fatto nuoto, sci e giocavo a pallavolo, ma un giorno visto che dietro casa c’era sempre un gruppo di ragazzini che si allenavano ho detto che volevo provare. Visto che me la cavavo abbastanza bene, mi hanno fatto fare le mie prime gare da G5 e da lì non ho più smesso. Ma per un po’ ho abbinato il ciclismo alla pallavolo, perché mi piaceva molto il gruppo nel quale giocavo e non volevo mollarlo.

Rossato ragazze
Isolmant Premac Vittoria in festa per il successo della Rossato a Vittorio Veneto
Rossato ragazze
Isolmant Premac Vittoria in festa per il successo della Rossato a Vittorio Veneto
A casa tua sono appassionati di ciclismo?

Mio padre e mio nonno fanno giri in bici ma non sono agonisti. A dir la verità in casa non erano così contenti inizialmente, remavano un po’ contro pensando a tutti i pericoli della strada. Poi però sono diventati i miei primi sostenitori.

Ricordi ancora la tua prima bici?

E come potrei dimenticarla… Anzi dovrei usare il plurale perché innanzitutto c’è stata la prima bici da bambina, con le rotelle e io non volevo assolutamente toglierle, tanto che un giorno un vicino disse che era ora di levarle, io avevo paura ma dopo poco mi sono abituata. Ricordo che volevo assolutamente che ci fosse il cestello davanti per portare la merenda, era imprescindibile… Poi la mia prima bici da corsa, regalata dalla società la Cycle Team Cassola 2000. Era una Cavalera gialla e rossa con un nastro blu. Poco tempo fa l’ho riavuta indietro, la tengo come un carissimo ricordo.

Rossato laurea
Per la Rossato laurea con lode in biotecnologia e subito un lavoro come tecnico di laboratorio medico a tempo pieno
Rossato laurea
Per la Rossato laurea con lode in biotecnologia e subito un lavoro come tecnico di laboratorio medico a tempo pieno
Quanto c’è del tuo carattere nella Beatrice ciclista?

Tantissimo, penso che il mio modo di correre rispecchi me stessa. Sono una passista-scalatore, mi piace quando la gara diventa dura e mette alla luce tutta la sofferenza che serve per primeggiare. Io do sempre tutta me stessa, in bici come nella vita.

Spesso si parla di sacrifici a proposito di chi corre, per te è una parola che ha un significato particolare?

Diciamo che ha un valore. Non ho mai avuto agevolazioni: chiesi ad esempio di anticipare l’esame di maturità per i miei impegni sportivi ma mi fu negato, anche all’Università non mi hanno certo messo il tappeto rosso perché gareggiavo, avevo l’obbligo di frequenza. Al lavoro neanche a parlarne, full time da due anni, ma è giusto così: è quello per cui mi sono data tanto da fare.

Rossato salita
La vicentina si allena vicino casa, sulle colline di Breganze. Da qui le sue qualità in salita
Rossato salita
La vicentina si allena vicino casa, sulle colline di Breganze. Da qui le sue qualità in salita
Come fai ad allenarti?

Se riesco ad avere giornate di lavoro normali, appena finito mi dedico all’allenamento e riesco a fare anche due ore abbondanti. Diciamo che mi alleno quasi tutti i giorni, saltando solo uno o due giorni in base a quel che devo fare nella tabella e anche alle giornate di lavoro. Mi alleno nella mia zona, che per fortuna offre tutto quel che serve, con salite come il San Luca che è la mia preferita, oppure la Rosina e le colline di Breganze. Mi alleno però con la luce, quando fa buio non mi fido: è vero che sono strade poco battute, ma con gli automobilisti non c’è mai da fidarsi e poi, quando passano le 17 c’è sempre traffico e anche uscire dal paese è sempre rischioso.

Come ti trovi alla Isolmant Premac Vittoria?

E’ un gruppo fantastico, con Giovanni (Fidanza, ndr) ho un rapporto fantastico. Per me è un consigliere prima ancora che il diesse. Vi racconto un episodio: qualche mese fa mi era arrivata questa grande proposta lavorativa dall’azienda per la quale ora lavoro, al contempo Giovanni mi aveva anticipato che voleva che partecipassi al Giro d’Italia. Non sapevo che cosa fare: parlando con lui e con la famiglia ho preso il coraggio a due mani e ho dato le dimissioni da dove lavoravo prima. Ho sfruttato le ferie residue per correre il Giro, chiuso alla domenica e al lunedì mattina ero già al mio nuovo posto di lavoro.

Rossato Comeana 2021
Il successo dello scorso anno a Comeana, fondamentale per sbloccarla mentalmente
Rossato Comeana 2021
Il successo dello scorso anno a Comeana, fondamentale per sbloccarla mentalmente
Nel ciclismo attuale storie come la tua non sono più così frequenti. Che cosa accadrebbe se ti arrivasse una proposta lavorativa da qualche grossa squadra?

E’ chiaro che approdare in un team WorldTour è il sogno di tutte. Io cerco semplicemente di non pensarci, sono già grata a Giovanni e alla presidente del team Nadia Baldi, che mi sono stati vicini soprattutto lo scorso anno quando sono finalmente riuscita a sbloccarmi con la mia prima vittoria. Sono stati mesi duri, volevo smettere nel 2020 dopo i difficili periodi del lockdown, ma piano piano mi hanno convinto a insistere.

Ora i risultati si vedono: come intendi continuare?

Se me lo aveste chiesto la scorsa settimana avrei detto che a fine stagione avrei mollato. Ora mi voglio godere queste settimane e questi mesi e poi penserò al futuro. Intanto ci sono molte gare del calendario open italiano da affrontare. Fidanza mi ha anche proposto di far parte del team al Giro di Toscana, ma sono più tappe e dovrei prendere delle ferie, non è semplice. Ma è un po’ il mantra della mia vita…