Ricordate Kiesenhofer? Da Tokyo alla Israel per capire chi è

20.02.2023
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Il suo cambio di casacca è arrivato quasi in extremis, ma rappresenta un fattore importante in questa nuova stagione femminile. La Israel Premier Tech Roland ha deciso d’investire risorse ma anche aspettative sulla campionessa olimpica di Tokyo 2020: Anna Kiesenhofer. Diciamo la verità, la sua vittoria in terra giapponese resta una delle più grandi sorprese sportive a 5 cerchi: quella fuga iniziale da tutte interpretata come la solita azione senza costrutto, il vantaggio che assumeva contorni d’altri tempi, l’affannosa e tardiva rincorsa delle grandi, Van Vleuten in testa, senza che l’austriaca venisse raggiunta.

Da allora spesso ci si è chiesto che fine avesse fatto la Kiesenhofer, ciclista quasi a tempo perso, vista la sua importante carriera accademica nel settore della matematica. Per questo l’approdo in un team WorldTour, ufficializzato solo a inizio febbraio, è un passaggio importante e con tante implicazioni. Una scelta che Kiesenhofer ha fatto dopo molti ragionamenti (fra i team che l’avevano seguita c’è stato per un po’ anche il UAE Adq Team).

«Ho scelto di fare questo passo – afferma l’austriaca – perché mi permette di partecipare a gare più grandi e questo è un grande vantaggio per la mia carriera. Ci tenevo molto a fare questo passaggio, ma non è stato facile trovare la destinazione migliore. Credo che con l’approdo all’Israel Premier Tech Roland posso finalmente fare quel salto di qualità fondamentale per il mio futuro».

La Kiesenhofer ha fatto il suo esordio con la nuova maglia alla Volta Comunitat Valenciana
La Kiesenhofer ha fatto il suo esordio con la nuova maglia alla Volta Comunitat Valenciana
Eri già stata in un team di alto livello nel 2017, alla Lotto. Che esperienza fu quella?

E’ stato quello un periodo molto difficile. Avevo diversi problemi, sia mentali che fisici, era stato un passaggio un po’ troppo veloce. Mi sono ritrovata in un contesto che non avevo programmato come si doveva, quindi non sono andata bene nelle prime gare. Ho un po’ ceduto di testa, mi sono guardata dentro accorgendomi che avevo perso la spinta che mi aveva portato verso il massimo livello. Decisi quindi di fare un passo indietro, mettere per un po’ da parte l’attività ciclistica e concentrarmi di più sulla mia carriera accademica.

A tal proposito hai sempre accompagnato l’attività ciclistica a quella lavorativa. Ora che sei in un team professionistico come ti dividerai?

Anche per questo penso che il mio sia un passo importante. Dopo aver vinto l’oro a Tokyo ho deciso di smettere di lavorare e ridarmi una possibilità nel ciclismo e garantisco che non è stata una decisione presa a cuor leggero. Ma essere un’atleta professionista è anche una grande opportunità alla quale bisogna dedicarsi completamente, quindi io voglio concentrarmi esclusivamente su di esso in questa fase della mia vita.

Il momento forse più clamoroso di Tokyo 2020: il trionfo solitario della Kiesenhofer
Kiesenhofer Tokyo 2021
Il momento forse più clamoroso di Tokyo 2020: il trionfo solitario della Kiesenhofer
La vittoria olimpica che cosa ha cambiato nella tua vita?

Molto, è stato il fattore scatenante per una rivoluzione della mia esistenza. Non potevo affrontare il ciclismo come un’attività part-time, ma al contempo dovevo trovare anche le giuste sinergie per affrontare il ciclismo che conta davvero, quello che avevo affrontato nella sfida giapponese. Dopo quella vittoria (l’unica per l’Austria a Tokyo 2020, ndr) sono molto più conosciuta in patria, è chiaro che la gente si aspetta sempre qualcosa da me, prima la mia attività passava sotto silenzio. Le responsabilità sono aumentate, per questo ho dovuto fare una scelta drastica.

Qual è la situazione del ciclismo femminile in Austria, è cambiato qualcosa dopo la tua vittoria?

Penso che il trionfo olimpico abbia ispirato altre cicliste. Non posso certo dire che ora ci siano più finanziamenti per il nostro settore, non è certo una disciplina di primo piano nel quadro sportivo austriaco, ma penso che qualcosa sia cambiato nello spirito, nell’approccio generale verso la nostra realtà. C’è molta curiosità su quello che si potrà fare nel futuro, me ne sono accorta anche dal riscontro mediatico che ha avuto il mio cambio di squadra.

Per la 32enne di Kreuzstetten buone prestazioni alla Vuelta, chiusa al 20° posto
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Sai che c’è molta curiosità anche all’estero per capire chi sia davvero Anna Kiesenhofer come ciclista, quale sia il suo livello. Temi di avere tanta pressione addosso?

Sì, è una strana sensazione. Come ho detto, prima di Tokyo nessuno si aspettava nulla. Alla partenza ero solo una ciclista dilettante che si confrontava con le campionesse assolute, all’arrivo ero la campionessa olimpica… Penso che allora sia stata sottovalutata, ma ora è il contrario, tutti guardano a me per capire che cosa posso fare perché ho una medaglia d’oro. All’improvviso la gente si aspettava che vincessi ogni gara. Una cosa che non ha senso, in fin dei conti ho vinto solo una gara, anche se è “la” gara. Ma io sono la stessa di prima, lo stesso corpo, la stessa genetica, le stesse capacità. Quindi a volte può essere difficile affrontare queste aspettative.

Come giudichi la tua ultima stagione?

Ho imparato molte cose. Forse, guardando il mio ruolino di marcia può sembrare marginale perché non ho fatto così tante gare. Il mio piano era di esibirmi bene in pochissime prove, come i campionati nazionali, i mondiali, la Vuelta, la Chrono des Nations. Io credo che in ognuno di questi appuntamenti sono riuscita a lasciare un segno, a volte piccolo a volte meno. Tutte mi hanno lasciato qualcosa, anche l’allenamento, l’avvicinamento a questi eventi mi ha fatto capire molte cose. Poi, se andiamo a guardare i freddi numeri, ho migliorato le mie prestazioni.

A cronometro l’austriaca è stata quinta agli europei e decima ai mondiali
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In quali gare punti ad emergere?

Dobbiamo ancora definire un preciso calendario insieme alla squadra e al mio allenatore, ma in generale voglio concentrarmi sui grandi Giri, almeno uno tra Giro e Tour.

Ti ritieni più portata per le corse a tappe o le gare in linea?

Viste le mie caratteristiche penso di essere davvero un corridore per gare di più giorni perché mi piacciono la salita, ma anche le prove a cronometro. Riesco a combinare bene le due cose e la decima piazza dello scorso anno alla Vuelta mi dice che quella è la strada giusta da percorrere.