Majerus, la vittoria sfumata e la furia di Kopecky

11.06.2024
5 min
Salva

Due anni di attesa. Certo, se guardate il palmarés di Christine Majerus ogni stagione compare la sua vittoria al campionato nazionale lussemburghese, ma lei stessa ne conosce il valore relativo. Ne ha vinti 31 fra gare in linea e a cronometro, ma non è la stessa cosa. Non è lo stesso di qualsiasi altra corsa, con compagne di squadra ed avversarie di ogni parte del mondo, di qualsiasi categoria sia. Era dall’11 marzo 2022 che aspettava di cogliere il risultato pieno e quando hai 37 anni sai che ogni occasione conta, il tempo ti sta sfuggendo di mano come sabbia tra le dita.

La lussemburghese è campionessa nazionale in linea ininterrottamente dal 2010, a cronometro dal 2007
La lussemburghese è campionessa nazionale in linea ininterrottamente dal 2010, a cronometro dal 2007

Christine, è il tuo giorno…

Tappa finale del Tour of Britain. La Sd Worx sta facendo il suo solito, comanda la classifica generale con l’iridata Lotte Kopecky, quella a squadre, quella a punti, se ci aggiungiamo le vittorie di tappa è il bottino al quale nel ciclismo si è ormai abituati. Al mattino, riunione prima della corsa, si valuta che cosa fare. La difesa del primato non è in discussione, ma si pensa che sarebbe bello fare qualcosa di diverso dal solito.

Durante la tappa, quasi 100 chilometri con partenza e arrivo a Manchester, il team trova l’accordo: si corre per Christine. E’ il giusto premio per il suo impegno. Questa volta Kopecky e Wiebes saranno le sue luogotenenti, la piloteranno verso il traguardo, ma poi starà a lei dare la zampata finale. La lussemburghese è fuori di sé dalla gioia, durante la corsa si vede il suo sorriso, sa che sta per succedere qualcosa che aspettava da tempo. E’ pur sempre una prova WorldTour, metterci la propria firma alla sua età non è cosa di tutti i giorni.

Per tantissime volte gregaria, per la Majerus quella britannica era la giornata per prendersi la sua soddisfazione
Per tantissime volte gregaria, per la Majerus quella britannica era la giornata per prendersi la sua soddisfazione

Fuori causa la Paternoster

Si arriva alle battute conclusive e a fare la volata non sono neanche in tante, il gruppo si è sfaldato. Non c’è neanche quella spina nel fianco della Paternoster, attardata da una foratura che le costerà il podio nella classifica generale. Loro però ci sono, in forze e la volata la lanciano come quelle che sanno di essere le padrone. Solo che questa volta i ruoli sono invertiti.

Christine si lancia, sicura, pregustando il tutto. Kopecky e Wiebes sono lì, quasi scudiere del suo successo, lontane pochi centimetri. Alza il braccio. Lo alza troppo presto, al suo fianco c’è inattesa Ruby Roseman-Gannon, la campionessa nazionale australiana. Neanche l’aveva vista.

La sfortunata volata della Majerus con l’australiana che la passa sulla sua sinistra
La sfortunata volata della Majerus con l’australiana che la passa sulla sua sinistra

Davide contro Golia

Già, perché l’assenza forzata della Paternoster aveva scombinato i piani della Liv Jayco Alula, con l’australiana che non sapeva più che la compagna non c’era, quindi niente più treno da mettere insieme, ma lei si è buttata lo stesso, con coraggio, quasi un Davide contro il Golia identificato nell’intero team olandese. Forse neanche si erano accorti che anche lei si stava precipitando verso l’arrivo.

E’ questione di centimetri. Un battito d’ali. Un tuffo al cuore. Il responso è impietoso: ha vinto l’australiana e in casa Sd Worx volano gli stracci. La Kopecky è un fiume in piena davanti ai primi taccuini: «Abbiamo scelto di puntare su Christine nello sprint e lo abbiamo fatto alla perfezione fino alla fine. Quando ho visto Christine andare ero sicura che avremmo vinto, invece è stato uno stupido errore. Avrebbe potuto essere un bel finale per Christine, ma abbiamo concluso bene come squadra» per poi andarsene verso il pullman della squadra. I dirigenti la calmano, le dicono di gettare acqua sul fuoco.

Christine insieme alle compagne dell’SD Worx. A Manchester tutto era filato liscio fino allo sprint…
Christine insieme alle compagne dell’SD Worx. A Manchester tutto era filato liscio fino allo sprint…

Parola d’ordine: ammorbidire i toni…

Gli addetti stampa fanno il loro mestiere che è anche quello di edulcorare quello che avviene. Le successive dichiarazioni sono molto più morbide, rilasciate via social (e naturalmente concordate): «Può sembrare sciocco, ma si può capire la nostra decisione solo se si sa quanto rispetto abbiamo l’una per l’altra. Abbiamo deciso di lasciare che Christine sprintasse per la vittoria. Anche se non è andata come previsto, avremmo comunque fatto la stessa scelta».

Christine è a terra. In tanti anni di carriera mai le era capitata una cosa simile, assaggiando tutto d’un colpo la delusione propria unita a quella delle compagne, delle capitane. Testa bassa, con le spalle che sembrano sostenere un peso enorme. I giornalisti sono impietosi, la notizia è la sua sconfitta, o meglio come essa è arrivata. Lei riesce a dire poche parole, in maniera sommessa: «È colpa mia se ho esultato troppo presto, ma complimenti a Ruby per aver creduto nelle sue possibilità fino al traguardo. Ringrazio le mie compagne per avermi dato la possibilità e mi dispiace di aver rovinato tutto».

Il fotofinish che all’Amstel ha punito la Wiebes, anche lei esultante troppo presto
Il fotofinish che all’Amstel ha punito la Wiebes, anche lei esultante troppo presto

Chi è senza peccato…

Conoscendo il suo impegno, la sua abnegazione, il rispetto per la sua carriera (è nel massimo circuito fin dal 2008) meritava un epilogo diverso. Anche perché qualcuno in passato diceva “Chi è senza peccato scagli la prima pietra” e non c’è neanche bisogno di andare troppo indietro nel tempo: Amstel Gold Race, la Wiebes alza la mano dal manubrio e la Vos la beffa. Forse prima di giudicare bisognerebbe pensarci due volte e venendo via da Manchester molti si chiedevano: ma le daranno un’altra chance?