Le scorie del Tour de France Femmes non sono rimaste solo nelle gambe delle atlete. Quella che ci accoglie è una solare Erica Magnaldi, accompagnata però da una tosse che scandisce la nostra intervista.
«Negli ultimi giorni – racconta l’atleta della UAE ADQ– ho preso un brutto raffreddore, probabilmente dovuto alla stanchezza ed alla discesa del Tourmalet».
La tappa è terminata in cima ma, come in ogni frazione di montagna, i bus delle squadre erano sotto. «Cinque chilometri più in basso – conferma Magnaldi – faceva molto freddo ed era umido. In più bisognava scendere piano a causa dei tanti tifosi presenti».
Stacco programmato
Dopo il Tour Femmes Erica Magnaldi si è fermata, lei è stata una delle ragazze che ha corso prima il Giro Donne e poi il Tour. Una pausa meritata insomma, nella quale questo malanno non porta a molti intoppi o contrattempi.
«Era già previsto uno stacco di tre o quattro giorni – spiega – tutti senza bici. Poi pian piano ho ripreso con gli allenamenti. Un mese senza gare lo farò tutto, prima però mi farò un periodo di altura al Sestriere. Questi giorni di vacanza me li sono goduti a metà, a causa del raffreddore, ma meglio ora che durante la preparazione».
Tu hai corso Giro e Tour, come è andata?
Bene. Il mio obiettivo principale, a livello di classifica, doveva essere il Giro Donne. Il Tour avrei dovuto correrlo in supporto alla squadra, infatti il mio programma prevedeva il picco di forma alla corsa rosa.
Come ti sei sentita durante il Tour, hai risentito delle fatiche precedenti?
La stanchezza accumulata si è sentita maggiormente nel giorno del Tourmalet. Nelle prime tappe stavo bene e avrei dovuto supportare Olivia (Baril, ndr) che però è rimasta attardata fin da subito. Succede al Tour, l’imprevisto è sempre dietro l’angolo.
Così hai curato ancora la classifica?
Sì, ho provato a tenere duro. Ho pagato tanta stanchezza accumulata al Giro. Non sono sicura fossero incompatibili, la Labous è andata bene in entrambi, così come la Santesteban e la Ludwig. Correre Giro e Tour al top non sarebbe stato possibile, ma fare il primo in preparazione dell’altro sì. Poteva essere la chiave giusta di lettura.
Anche se il podio del Tour dice il contrario forse, no?
La mia preparazione prevedeva di arrivare al Giro al top e di quello sono molto contenta. Se si vuole puntare al Tour, probabilmente si deve fare un periodo di preparazione mirato e correre solo quello.
Hai parlato di stanchezza che poi hai pagato sul Tourmalet, cosa ti è mancato?
Più che lo sforzo prolungato di un’ora (tempo della scalata del Tourmalet, ndr) direi che mi è mancata la freschezza. Non sono riuscita a tenere il ritmo altissimo che si è fatto sull’Aspin, quei cinque minuti di cambio di andatura. Mi mancava la brillantezza per resistere a quel cambio di passo, per soffrire e rimanere con le prime. Infatti mi sono staccata sull’aumento di ritmo della Van Vleuten. Silvia Persico ed io stavamo anche rientrando in discesa, ma davanti hanno spinto forte e non siamo riuscite a ricucire.
Van Vleuten secondo te ha pagato quel fuori giri?
Probabilmente non si aspettava una Vollering così forte e sperava di staccarla fin dall’Aspin. Ma lei arrivava da un periodo di preparazione specifica, mentre Van Vleuten no.
Poi le tappe prima del Tourmalet non erano semplici…
Di frazioni piatte ne abbiamo fatta una sola, per il resto era tutto un sali e scendi. Anche le volate che ci sono state sono arrivate dopo giornate intense e di grande fatica. Dovevi costantemente guardarti alle spalle, correre davanti e questo per tutti i giorni. Avrei preferito avere una compagna che curasse la classifica, così io avrei puntato ad una tappa. Invece ho dovuto sempre correre sul “chi va là” e in attesa del Tourmalet.
Si è parlato molto dei 21 giorni tra Giro e Tour, tu come li hai gestiti?
Sono stata in altura, a Sestriere, è vicino a casa e mi è comodo andarci, ci impiego meno di due ore in macchina. Ho riposato bene, dormito al fresco e recuperato. Nei primi sette giorni ho fatto poco in bici, giusto una leggera ripresa. Nella settimana successiva ho “acceso” il motore con più intensità.
Come ti sentivi?
Bene, però ero consapevole che 21 giorni sono pochi, non ho potuto allenarmi sul ritmo gara e l’intensità. Alla fine in corsa mi sono resa conto di avere quel due per cento di freschezza in meno per seguire le prime. Per quello che doveva essere però, alla fine è stato un buon Tour Femmes.