«La delusione? Ormai è passata, alla mia età si è abituati a voltare pagina in fretta. Il giudice ha deciso così e amen, prendo atto ma non sarò mai convinta che sia stata la decisione giusta». Il verdetto finale del Giro di Toscana fa ancora discutere, a giorni dalla sua chiusura. Un verdetto arrivato attraverso l’esame del Var, durato oltre un’ora, al termine della quale Rasa Leleivyte che aveva chiuso la volata al terzo posto guadagnando così gli abbuoni necessari per scavalcare la Vigilia, è stata retrocessa, finendo così seconda in classifica.
Ripensando a com’è andata, si capisce però che la lituana dell’Aromitalia Basso Bikes ha digerito a fatica il responso: «Intanto non trovo giusto che sia un solo giudice a visionare il filmato e decidere. Ancor meno che non sia possibile fare reclamo. Le immagini dicono che io sono davanti e che non ho cambiato direzione, sui social le immagini ci sono e sono chiare. Al Tour de France in una situazione simile, Philipsen si è vista confermata la vittoria e in quell’occasione c’era lo stesso giudice del Toscana… Comunque è andata».
A parte la normale delusione per la mancata vittoria, è però la dimostrazione che stai tornando la Leleivyte che conosciamo…
Non mi aspettavo neanch’io di andare così bene, visto che questa stagione è stata costellata di problemi fisici dopo un inverno blando come da qualche anno a questa parte. Al primo ritiro della squadra ho preso una brutta forma di influenza, al punto che sono dovuta andare in pronto soccorso. Questo ha influito sulle prime corse nelle quali non andavo proprio. Fino allo Scheldeprijs in Belgio dove sono caduta a 400 metri dal traguardo. Ma non è stata una caduta qualsiasi…
Perché?
Sono volata contro le transenne e ho rischiato di farmi davvero male. Il casco è andato in pezzi, tanto che chi mi ha soccorso temeva un colpo alla testa. Mi hanno portata a fare una Tac addominale e per fortuna non c’era nulla di grave, ma chi ha visto la caduta dice che sono una miracolata… Quella caduta però ha pesato per un po’ su di me, ho perso l’assetto giusto in bici, nelle gare successive non andavo bene. Sto entrando in forma ora, come spesso mi capita nella seconda parte di stagione.
Prima accennavi a un inverno blando. Perché?
Perché nei mesi freddi mi dedico a fare la mamma a tempo pieno, a dedicare tempo ad Alberto che il 22 settembre compirà 10 anni. In bici esco, ma io sono una all’antica, non uso particolari aggeggi elettronici, vado semplicemente a sensazione e in quei mesi penso solo a tenere un po’ di forma fisica.
Stai contagiando tuo figlio con la passione per la bici?
Ha seguito tante mie corse, ha visto tante mie cadute, diciamo che la bici gli piace, ma esclusivamente per uscire con gli amici. E’ anche piuttosto bravo, ma certamente non lo forzo, dice che per fare quello che faccio io si fa troppa fatica…
Tu due anni fa sei salita sul podio degli Europei, ennesimo risultato di spicco di una carriera lunga e a fasi alterne (la lituana è stata sospesa dal 2012 al ’14, ndr). Punti ancora alla gara continentale?
Sempre, per me è un orgoglio poter indossare la maglia della mia nazionale. Io non mi alleno tantissimo, diciamo che vado in condizione gareggiando, come avveniva una volta. Nelle prime gare soffro, faccio fatica ma man mano che si va avanti la situazione migliora ogni giorno e quindi voglio arrivare a Drenthe con la gamba giusta.
Rispetto ai tuoi inizi, qual è la situazione del ciclismo lituano, perché non escono più tante campionesse come con la tua generazione?
Allora c’erano più sponsor che favorivano l’attività e le ragazze emergevano, al punto di poter trovare ingaggi all’estero. La situazione economica ora pesa anche sul ciclismo, c’è un numero molto più ristretto di praticanti, nelle gare non sono più di una ventina a correre. Io ho avuto la fortuna di arrivare subito dopo l’esempio della Pucinskaite che aveva davvero aperto un cancello. A ben guardare anche ora ragazze forti ci sono, ma bisogna dare loro la possibilità di crescere nella maniera giusta.
Ora hai detto di puntare agli europei, e poi?
Poi si finisce la stagione con le ultime gare italiane e si va dritti verso il mondiale gravel in Veneto, un altro mio pallino, dove penso di poter far bene. Poi si penserà alla prossima stagione, sempre nell’Aromitalia che per me è come una seconda famiglia.