Quando correva, Giorgia Bronzini non è mai stata una atleta qualunque – 116 vittorie totali su strada compresi due mondiali consecutivi – e nemmeno ora, da quando nel 2019 è salita in ammiraglia, vuole essere da meno. Normale quindi che anche per i direttori sportivi, specialmente nel ciclismo femminile, ci sia mercato e normale quindi che il nome della piacentina sia stato tra i più richiesti.
Dopo tre anni lascerà la Trek-Segafredo e pochi giorni fa è arrivata l’ufficialità da parte della nuova formazione: la Bronzini dal 2022 (contratto biennale) sarà la diesse della Liv Racing. Per la verità, come capita in queste circostanze, qualche rumor circolava già da diverso tempo, ma è giusto aspettare sempre gli sviluppi delle trattative.
Insieme a lei (in apertura con Barbara Guarischi), la squadra olandese di WorldTour (che ha sede nel paesino di ‘s Gravenmoer, a pochi chilometri da Breda) gestita dal general manager Eric van den Boom ha annunciato l’ingaggio di un altro tecnico, Wim Stroetinga, dopo che lo scorso maggio si era dimesso Lars Boom (l’ex professionista che, fra le tante corse, vinse la tappa di Arenberg al Tour 2014) in procinto di passare l’anno prossimo alla corazzata Sd Worx.
Giorgia come siamo arrivati a questo trasferimento?
Nulla di che, si sono create alcune situazioni nuove come capita in ogni lavoro. Le ho valutate approfonditamente, ne ho parlato tranquillamente con la mia attuale società e poi ho deciso.
La stagione deve ancora finire ma parliamo di queste tre stagioni in Trek-Segafredo. Come sono state?
Sono state ottime, direi che sono stata nell’Oxford del ciclismo. E’ stata una scuola nella quale ho iniziato a colmare il gap per svolgere il mio ruolo. Mi hanno insegnato l’abc per le corse e sul come arrivarci preparati. E naturalmente ho imparato come gestire un gruppo di persone, tra atlete e staff.
C’è qualcuno che ti senti di ringraziare?
Non è mai bello fare dei nomi perché rischi di dimenticare qualcuno, quindi ti dico tutti quelli con cui ho lavorato, davvero. Ma se proprio devo farlo allora ne faccio tre. Luca Guercilena (general manager, ndr) che per primo mi ha dato l’opportunità di iniziare in questa mia nuova veste di diesse. Josu Larrazabal (capo dei preparatori, ndr) che è stato il mio referente fra i coach. Infine Elisabetta Borgia (psicologa sportiva e consulente esterna del team femminile, ndr) che prima di tutto è un’amica e poi una grande professionista, con cui mi sono confrontata spesso per preparare le nostre gare.
E tra le tue atlete?
Dico grazie a tutte, nessuna esclusa. Anche con loro ho sempre lavorato bene.
Che differenze hai trovato tra l’essere atleta e direttore sportivo?
Quando correvo trovavo tutto pronto e spesso, come tutte le mie ex colleghe, non mi chiedevo o non pensavo a cosa ci fosse dietro. Anzi già notavo che talvolta alcuni corridori erano un po’ viziati. Invece ho capito che dietro ad ogni singola cosa, anche la più insignificante, c’è una logica.
C’è qualche esempio?
Beh sì, uno dei più classici è quello di dare ordine ai corridori di chi rientra prima in hotel per fare i massaggi. E di conseguenza incastrare e ottimizzare i tempi con le altre ragazze. Devo dire che ancora mi dà un po’ fastidio chi pretende certi trattamenti di favore quando invece non ha dato il massimo o non se lo è meritato. Ci sono delle regole.
Parliamo del punto di vista tecnico come diesse. Qual è la tua qualità migliore in assoluto?
Senza dubbio l’empatia che ho con l’atleta o con lo staff. E questa cosa credo che sia ben riscontrata anche da loro. Difficilmente mi sbaglio nelle impressioni, poi ovvio che non sono perfetta.
Invece qual è l’aspetto in cui devi migliorare?
Nonostante abbia capito e migliorato già tante cose, direi nell’organizzazione generale. Forse più per un motivo mio personale perché di base, chi mi conosce lo sa, sono un po’ caotica, disordinata.
E in quale sei migliorata?
Nettamente nell’utilizzo dei mezzi tecnologici, anche questo lo sa chi mi conosce. In auto ce ne sono sempre di più fra tablet, navigatore, tv satellitare, radio corsa e radio del team per parlare con le ragazze. Bisogna sapere dove mettere le mani anche se è difficile ogni tanto.
Nel frattempo, visto che il diesse deve saper fare tutto, sai anche dove mettere le mani sulla bici?
Non scherziamo – ride – io sono ancora abituata alle bici che usavo alla Franco Zeppi di Piacenza (la sua prima società da giovanissima, ndr). Battute a parte, c’è molta tecnologia ed elettronica anche nelle bici e ho imparato cosa devo fare o controllare.
A questo punto, che squadra troverai nella Liv Racing?
Avremo 14 ragazze. Metà di quelle del roster di quest’anno saranno confermate e metà saranno nuovi arrivi, però non posso farvi nessuno spoiler, dobbiamo aspettare i comunicati ufficiali. Poi so che stanno cercando di lavorare per arrivare ad un nome importante, ma anche di questo non posso dirvi niente.
Kopecky alla Sd Worx, Paladin e Rooijakkers alla Canyon Sram sono già state annunciate dalle loro nuove squadre. Alla luce di quello che ci ha detto prima, che progetto avrete?
Di sviluppo. L’intenzione è quella di lavorare e far crescere le giovani. L’Olanda è un grande serbatoio in questo senso e vorremmo sfruttarlo a dovere, con pazienza.
Cosa porterà in dote Giorgia Bronzini alla Liv Racing?
Sicuramente il mio entusiasmo e la mia energia positiva, perché mi ha fatto piacere che mi abbiano cercata e voluta. Poi anche la mia esperienza, sia da diesse sia da corridore, visto che ancora un po’ mi sento di esserla. Lavorerò con intensità, ma non metterò troppa pressione perché sono contraria al forzare i risultati. Ho sempre pensato che col giusto tempo e giusti modi tutte le ragazze possono uscire e fare bene.