«Gli atleti più sensibili sono anche quelli in grado di dare di più in certi momenti. E più gli appuntamenti sono importanti e più rendono». Dario Broccardo presenta così la sua campionessa.
Con il tecnico trentino cerchiamo di capire la rinascita della Paternoster. Quanto c’è di suo? Letizia aveva detto che Dario era tra i pochissimi a non averla abbandonata.


La sensibilità della Pater
Tutto era nato dal ringraziamento pubblico che la trentina aveva fatto nei confronti del suo tecnico. Letizia si era lasciata ad un pianto a dirotto. Anche se gioiva veramente. E questo ve lo possiamo garantire.
«La sua è stata un’uscita a caldo – dice Broccardo – quel pianto liberatorio al primo giro di pista dopo il traguardo è stato la chiusura di un anno e mezzo vissuto con difficoltà. Era dal primo marzo del 2020, dal mondiale nella madison corsa con una Balsamo che andava meno di lei, che non aveva certe buone sensazioni».
«Letizia è molto sensibile. E’ emotiva e come tutti gli atleti vincenti che ho avuto e che lo sono, ho capito che riescono a tirare fuori il massimo in certi momenti. Proprio con questa loro sensibilità riescono ad irrorare ogni fibra del muscolo. Danno qualcosa in più degli altri. Il primo che ho avuto così è stato Giovanni Lombardi. Iniziai con lui la mia carriera da tecnico. Era uno junior ma capii subito di che pasta era fatto. Gli dissi: fra quattro anni vinciamo le Olimpiadi e così andò».


Da un trentino all’altra
La storia fra Broccardo e Paternoster inizia tre anni e mezzo fa. Dopo aver vinto tutto tra le juniores Letizia rimase senza tecnico.
«Venne a parlarmi con suo papà – racconta Broccardo – e per me questa cosa fu strana. Di solito era il contrario. Ero io che, da tecnico, “sceglievo” gli atleti. E poi avevo più da perdere che da guadagnarci: se fino adesso ha vinto tutto e con me non vince è colpa mia, diranno… Ma alla fine ci accordammo per fare una prova. Vediamo come va, ci conosciamo meglio. Con una ragazza del suo talento il preparatore deve solo non commettere grandi errori.
«Questa sensibilità è una dote che però richiede un prezzo. E si paga. Tanto più lei che è una donna e le donne sono più sensibili. Una parola sbagliata e Letizia non ci dorme la notte. Oppure fino a pochi giorni dall’appuntamento che conta non rende. Trova la fiducia solo in corsa e nel finale diventa vincente».
Ed è proprio quello che è successo alla Paternoster. Fino all’europeo non stava benissimo, ma quelle gare anche se di livello inferiore, le hanno dato fiducia. Nell’eliminazione ai campionati europei fino a che non sono rimaste in 5-6 Letizia non ci credeva così tanto. Ma da lì la sua testa ha fatto “click”.
«Una campionessa così, una vincente, neanche ragiona in certi momenti ma si muove per istinto. A quel punto tira fuori anche quello che non ha. Oggi si misura tutto: potenza, secondi, pedalate.. Io non so cosa di preciso abbia fatto lei ai mondiali, ma si sicuro è andata oltre le sue possibilità. E ha vinto contro chi aveva più forza e più esperienza. Come quando in caso di guerra, col fucile puntato riesci a scavalcare un muro alto che in una situazione di normalità sarebbe impensabile».


Il lavoro in palestra
Tanto lavoro di testa quindi. Un aspetto che Broccardo sottolinea più volte durante la nostra chiacchierata. E’ questo che fa la vera differenza tra certi bravi campioni e i veri talenti. E la sensibilità, come abbiamo visto, ha il suo bel peso. Ma l’ex tecnico della pista ha lavorato anche sulla parte atletica.
«Letizia in questo anno e mezzo – spiega Broccardo – a volte è anche andata benino. Si era ripresa, ma poi ecco la “botta” successiva. La clavicola, la tendinite, il covid, le costole… di fatto come usciva dal tunnel trovava dei tornanti.
«Per le Olimpiadi era tornata a buoni livelli, ma anche le altre erano cresciute. Lei mi chiedeva come sarebbe andata. Io le dicevo che queste Olimpiadi ormai erano andate, ma erano comunque importanti per fare esperienza. Posto poi che nell’omnium proprio per quel che abbiamo detto sarebbe andata bene, avrebbe reso più dei suoi normali valori. Ma Salvoldi conosceva i valori delle altre ragazze e giustamente ha fatto le sue scelte. Però per il mondiale Letizia stava bene.
«Le mancava la potenza esplosiva. Non abbiamo potuto lavorarci con le costole incrinate. E così ha lavorato di più in palestra in modo statico. Non ha fatto partenze da ferma. E non era la stessa cosa. Poi in corsa è stata bravissima.
«Da fuori sembra che rischi tanto, in realtà lei si volta due, tre volte a giro e ha sempre tutto sotto controllo. Me ne rendo conto quando ci parlo dopo la gara e la rivedo. Ecco, qui hai rischiato, le dico. E lei: no, no… avevo visto che ero in quel punto. E questo le consente di non sprecare energie o di fare come le altre che cercano solo di mettere la ruota posteriore più avanti. L’unico atleta più bravo di lei in assoluto è dell’altro sesso ed è Elia Viviani».


Le parole giuste
Broccardo parla poi di un grande amore per la pista da parte della Paternoster. Certamente farà qualcosa di più su strada, specialmente nella prima parte della stagione 2022, ma certo se le si chiedesse cosa preferisce, Broccardo non ha dubbi. «La pista. Lei già pensa a Parigi».
E alla fine chiediamo al tecnico quali parole abbia usato per rilanciare Letizia. Visto che contano così tanto con una ragazza tanto sensibile.
«Certe cose non si dicono. Anche perché cambiano in continuazione. E’ un dialogo costante, posso dire però che la cosa più frequente che mi chiedeva era: tornerò quella di prima?». A quanto pare proprio sì, cara Letizia. Broccardo ha proprio trovato le parole giuste!