Alla fine fu più sorprendente il podio di Fayetteville, ai mondiali di cross dello scorso gennaio. Silvia Persico si infilò di forza nel dominio olandese, arrendendosi solo a Marianne Vos e Lucinda Brand. Oggi a Wollongong, sotto il diluvio australiano che ha portato freddo e sporco sulla corsa, la sensazione che la bergamasca potesse fare qualcosa di buono in fondo c’era. La tappa vinta alla Vuelta e prima ancora il quinto posto del Tour facevano pensare a una svolta imminente. Solo sensazioni, insomma, che lei con il suo fare schivo non sempre autorizzava.
«Le vittorie danno fiducia – diceva l’altra mattina in albergo mentre fuori pioveva – l’ultima alla Vuelta me ne ha data tanta e sono qua. Sono tranquilla, molto tranquilla e vediamo come va. Sicuramente supporterò Elisa Longo Borghini e Balsamo. Poi andrà come deve».
Il treno Kopecky
Oggi in quel finale pazzesco incendiato dalla Van Vleuten e dal suo scatto, si è avuta la sensazione che Silvia non sia riuscita a parlare con Elisa Longo Borghini che, in testa alla corsa dall’ultima salita, pensava a come fare la sua volata e poi la dedica giusta. Senza radioline, per parlare bisogna affiancarsi. E proprio mentre Persico si accodava al gruppo di testa e non aveva ancora cominciato a risalirlo, l’olandese col gomito fasciato ha sferrato l’attacco. E per le altre, che cullavano volate e tattiche, si è spenta la luce.
«Non ero il capitano – dice Silvia – ma quando ho visto che Elisa (Balsamo, ndr) si staccava, ho capito che avrei dovuto fare io la volata. Dire che ci sarei riuscita poi era un’altra cosa. Per fortuna mi sono resa conto che nel mio gruppetto c’era Lotte Kopecky e ho avuto la certezza che saremmo rientrate. Quest’anno è cominciato con un bronzo nel cross e finisce con un bronzo su strada. E’ stato decisamente un buon anno».
Decide Van Vleuten
Aveva visto giusto l’altro giorno, individuando nell’Olanda il faro della corsa e nella Van Vleuten l’ago della bilancia nonostante il brutto incidente. Anche sulla necessità di stare unite aveva visto bene. Oggi infatti il ruolo compatto l’abbiamo svolto noi, ma alla fine sono state le arancioni a portarsi via tutto.
«Mi piace questo percorso – diceva Silvia – molto duro e molto veloce. La gara dipenderà anche dall’Olanda e da come faremo la prima salita. Si continua a dire che non andrà via nessuno sullo strappo, ma la penso come Elisa Balsamo. Una Van Vleuten in forma, quando vuole va. Sarebbe capace anche di farsi 100 chilometri da sola, quindi alla fine dipenderà tutto da lei. Da come ha recuperato dalla caduta. L’importante per noi sarà stare tutti insieme».
Da un bronzo all’altro
Si apre con un bronzo e con un bronzo si chiude, perché poi non ci saranno altre corse. Quattro settimane di meritata vacanza e il primo training camp con la nuova squadra che si sussurra sarà la UAE Team Adq.
«In questi mesi sono cambiate tante cose – ammette Silvia venendosi a sedere accanto dopo la conferenza stampa – e secondo me questo bronzo vale più di quello, perché c’è dietro un grande lavoro di squadra. Ringrazio le compagne, perché nonostante non fossi leader della squadra, mi hanno supportato. Quanto allo sprint, credo che semplicemente non ci siamo organizzate con Elisa perché non abbiamo fatto in tempo a capire. La Van Vleuten ci ha beccate mentre pensavamo a cosa fare. Per cui mi prendo questo terzo posto e diciamo che mi aspettavo di fare bene. Sono venuta qua con l’idea di un podio. Magari mi sarebbe piaciuto il bersaglio pieno, ma per chiudere l’anno anche questo bronzo va davvero benissimo».