Un battito di ciglia e Van der Poel è per terra. Il momento è quello in cui invece ha deciso di prendere l’iniziativa. C’è quella dannata discesa sabbiosa in cui nel giro precedente Van Aert lo ha fatto dannare. Così Mathieu si è messo in testa di prenderla davanti per fare la sua linea. L’operazione funziona, almeno così sembra. Quel tratto è ormai alle spalle, Mathieu si ritrova in testa alla Coppa del mondo di Zonhoven.
L’errore fatale
Invece, come Pidcock qualche settimana prima a Baal, all’olandese si gira la ruota anteriore, che poi si impunta. Non può far altro che cadere (immagine UCI in apertura). La bici lo spara verso la piccola scarpata, mentre alle sue spalle Van Aert ha una freddezza da numero uno.
Mette piede a terra, gli gira intorno e poi riparte. Se quello del giro precedente era stato un attacco per sondare il terreno, questa volta Wout sa di doverne approfittare. Non ne avrebbe avuto bisogno, probabilmente: il suo colpo di pedale pareva già superiore. Ma non si può mai sapere e così fila via. L’altro dietro sarà sicuramente scosso. Si tratta della terza caduta, in più c’è il dolore alla schiena che si è riaffacciato, gli ha impedito ieri di correre a Gullegem e adesso si agita come uno spettro.
I due da domani lavoreranno in Spagna con l’obiettivo del mondiale di inizio febbraio. Ognuno di loro sa esattamente cosa fare per arrivarci al top, tenendo conto che di lì a tre settimane si ritroveranno per le prime sfide sul pavé.
La resa di Mathieu
Un paio di secondi nella gara di un’ora, come quel paio di secondi che fecero capire a Pantani che Tonkov fosse maturo. Spesso anche gli eventi più grandi sono determinati da una scintilla, all’interno della quale sta il racconto più grande.
Van Aert si ritrova presto da solo, in questo anfiteatro pazzesco che ha richiamato all’aperto una folla da stadio. Forse il colpo d’occhio sarebbe stato così anche ieri a Gullegem, ma la pioggia li aveva persuasi a restarsene a bere birra nei maxi tendoni. Oggi sono tutti fuori, richiamati dal duello fra i due giganti, che però questa volta ha un padrone e uno sconfitto.
«E’ un po’ strano dire che è una gara molto deludente quando arrivi secondo – dice Van der Poel – ma penso che tutti abbiano visto che al momento non sono al mio livello normale. Questo è molto frustrante. Da una parte ci sono i miei problemi alla schiena, dall’altra c’è che Wout è molto forte, non mi sognerei mai di sminuire la sua prestazione. Ho bisogno di più forza per essere al suo livello. Domani parto per uno stage in Spagna e forse è proprio il momento giusto per riprendermi e lavorare su questa schiena. Il pubblico è stato meraviglioso, ma non è stato bello essere incoraggiato nella sconfitta».
La diplomazia di Wout
In Spagna domattina volerà anche Van Aert, come ci ha già raccontato ieri. Fra i due ci sono agonismo e rispetto, anche nelle dichiarazioni. La superiorità del belga è stata palese, ma dalle sue parole emerge altro. E se l’acclamazione del pubblico è stata in qualche modo frustrante per Van der Poel, Wout se l’è proprio goduta, salutando la folla a mezzo giro dalla fine, quando si è reso conto di aver ormai la vittoria in tasca.
«Questo è l’unico cross del calendario – dice il campione belga – in cui hai un vero contatto con il pubblico. Capisci dalle loro urla se in un altro punto del percorso sta succedendo qualcosa. E se fai un bel numero, le voci esplodono. E’ un bel percorso, di quelli in cui si può provare piacere anche nel pieno della sofferenza e oggi nonostante tutto, ero stanco.
«Avevo la sensazione di poter tenere un ritmo elevato, ma dopo tante gare consecutive, non avevo il cambio di ritmo giusto. Ho cercato di approfittare degli errori commessi da Mathieu, perché è stato un giorno difficile per tutti. Nella seconda metà di gara si è visto che ciascuno cercava di prendere il suo ritmo. Ora ho bisogno di recuperare. Da domani mi allenerò anche io con la squadra in Spagna. Ho bisogno di chilometri al sole».