Una gara strana, il ciclocross di Middelkerke che ha chiuso il Superprestige. Sicuramente la lotta per la vittoria finale nella challenge ha influito, ma l’immagine che rimane negli occhi è di una differenza quasi sconcertante per il movimento quando mancano i “tre tenori”. Chi pensava alla vigilia che dalla loro assenza ne potesse scaturire maggiore equilibrio è rimasto profondamente deluso, perché quello che si è visto è semplicemente un livello inferiore (il che era prevedibile) e una squadra in grado di fare il bello e il cattivo tempo, la Pauwels Sauzen Bingoal.
Forcing Pauwels
Per capire come si è evoluta la gara bisogna partire dalla vigilia: la classifica vedeva avanti il bronzo iridato Toon Aerts con 5 punti di vantaggio sul campione europeo Eli Iserbyt e tutti pensavano che il giovane belga avrebbe fatto di tutto per colmare il divario. La squadra si è messa al suo servizio, tanto che i primi due giri su un percorso intriso di fango e acqua, un tracciato tipico da ciclocross e molto diverso da quello inventato a Ostenda per i mondiali, vedevano la Pauwels “inventarsi” una sorta di cronometro a squadre con Iserbyt, Vanthourenhout e Sweeck in fila, a darsi cambi regolari, facendo così il vuoto alle proprie spalle.
Iserbyt addio
Per il piccolo Iserbyt le cose sembravano mettersi bene, anche perché dietro Aerts era vittima di uno scivolone che gli faceva perdere terreno e soprattutto posizioni preziose. Il problema però era tutto nella testa del campione continentale, che da quando ha vinto la prova titolata non è stato più lui. Già alla fine del primo giro si capiva che qualcosa non andava, appena passato il traguardo si toglieva i guanti e decideva di lasciarli ai meccanici al cambio di bici: una scelta dettata probabilmente più dal nervosismo e che era il prologo al suo cedimento, a dispetto del lavoro dei compagni, che inizialmente provavano a rallentare per tenerlo con sé, ma poi era chiaro che sarebbe diventata una corsa a perdere.
Sweeck bis
Vanthourenthout e Sweeck andavano così a giocarsi la vittoria che finiva a quest’ultimo, felice di ottenere il bis del successo dello scorso anno, con i due che arrivavano in parata cercando di mettere in bella mostra il marchio coperto dal fango. Iserbyt arrivava trafelato dopo 52”, ma il piazzamento non era sufficiente per superare Aerts nella classifica del Superprestige , che nel frattempo aveva fatto i suoi conti e si era messo dietro l’olandese Lars Van Der Haar, compagno di squadra pronto a cedergli il quinto posto se Iserbyt avesse vinto. Un’eventualità non necessaria, così nel finale il belga rallentava per aggiungere con il suo sesto posto un altro trofeo alla sua collezione, ricca già di due Coppe del mondo, un titolo europeo e uno nazionale oltre a tre bronzi iridati consecutivi. Certo, non la maniera più brillante per vincere, ma tanto bastava.
Vince Betsema
Discorso abbastanza parallelo fra le donne, dove l’iridata Lucinda Brand ha messo in bacheca un altro Superprestige seppur al termine di una giornata poco fortunata, iniziata con una caduta che di fatto l’ha estromessa dalla lotta per la vittoria. Mentre davanti la Betsema, a dispetto dei suoi soliti errori tecnici in salita, faceva il vuoto, la Brand piano piano risaliva fino al terzo posto, più che sufficiente per vincere, mentre seconda era la Alvarado, apparsa ancora lontana parente di quella che era data per grande favorita a Ostenda. Insomma, un podio tutto olandese, ma questa non è una notizia…