Aaron Dockx è l’unico corridore non olandese ad aver conquistato un titolo nella domenica dei campionati europei di ciclocross: di lui e della sfida fra gli juniores parleremo a breve. Anche l’ultima gara, quella degli uomini elite che sembrava saldamente nelle mani dei belgi, si è risolta con la più colossale delle beffe ai danni dei conquistatori fiamminghi. La rimonta di Van der Haar, tradito da un cambio bici mal pianificato, è stata così coinvolgente che in parecchi si sono ritrovati a fare il tifo per lui.
«Mi sentivo davvero forte – ha detto l’olandese – ma anche quando ero in seconda posizione, mi sono accorto che i belgi mi stavano controllando. Dovevo escogitare qualcosa, così ho pensato che se avessi cambiato bici, mi sarei ritrovato a centro gruppo, ma ho perso un po’ troppe posizioni. Una cosa che non mi aspettavo».
Errore di valutazione
Infatti di colpo è sparito, salvo riapparire a ruota di Iserbyt, atteso al bis non avendo tuttavia le gambe per farlo. Nel frattempo in testa alla corsa tre belgi come tre levrieri da corsa si sono scatenati. Finché, giunti a metà percorso e approfittando della salita più lunga del percorso, Hermans ha preso il largo con un allungo apparentemente impossibile da rintuzzare.
«E’ stato un lungo e costante inseguimento – spiega ancora Van der Haar – ma il fatto che davanti sapessero che stavo arrivando li ha costretti a dare tutto troppo presto. Questo ha reso la gara davvero dura e per me è stato un vantaggio. Era pianificato che venissi fuori alla distanza, ma ho rischiato grosso. Mi sentivo forte, ma riprendere Hermans non era scontato. Sapevo solo che sarebbe stata una gara lunga e difficile, quindi ho continuato a provarci».
Nys gongola
Dal suo box è giunta in tempo quasi reale la soddisfazione di Sven Nys, belga di passaporto, ma manager del Baloise Trek Lions in cui corre Van der Haar.
«Lars ha corso quasi la gara perfetta – ha sorriso il vincitore di 4 mondiali, 3 Coppe del mondo e 13 Superprestige – si sentiva bene, ha ricevuto supporto dal pubblico e ha guidato alla grande su un percorso adatto a lui. E’ fantastico che sia riuscito a vincere, malgrado il suo errore al cambio bici. Soltanto per quello la gara non si può definire perfetta. Ora possiamo continuare a lavorare su questo flusso positivo, sono certo che questo titolo metterà le ali a Lars».
Il vuoto subito
Dicevamo di Dockx, solo belga nella domenica degli olandesi, che ha battuto per 47 secondi l’olandese Haverdings e il nostro Paletti.
«Il mio piano era di partire molto velocemente – ha detto il belga – perché sapevo che Haverdings era molto forte nella seconda parte. Volevo fare prima possibile il vuoto e consolidarlo fino alla fine. Quando a ogni giro senti che il margine sta diventando un po’ più grande, il morale fa il resto. E’ stato un fatto di potenza, avevo buone gambe. Dopo il secondo giro ho guardato il tabellone e ho visto che mancavano ancora cinque giri. “Wow – ho pensato – è ancora molto”. Ero già abbastanza a tutta, ma sentivo di poter tenere quel ritmo fino alla fine».
Fra cross e strada
Per Dockx si tratta della quinta vittoria stagionale. E’ stato il migliore anche lo scorso fine settimana al Koppenberg.
«Haverdings era in realtà il favorito in assoluto all’inizio – ha proseguito – ma sapevo di non essere troppo lontano. E’ stato fantastico vincere, davvero fantastico. Cross e strada sono tutto il mio mondo. Continuerò ad abbinarli il più possibile, perché si riescono a integrare, ma il mio primo amore per ora è proprio il ciclocross».
Paletti sul podio
Il podio di Paletti (in apertura il suo arrivo) ha probabilmente radici precedenti a queste settimane del 2021. Il cittì Scotti lo scorso anno si rammaricò che a causa del Covid lo spazio per gli juniores fosse stato compresso, avendo fiutato aria di talento proprio nella categoria più giovane. Aveva ragione e Pontoni è stato bravissimo a raccogliere il testimone e scalare il podio degli europei.
«Esordire così ad un europeo e portare a casa una medaglia non è cosa da poco – ha ammesso il cittì friulano – sono veramente emozionato. Paletti ha fatto una gara esemplare, partendo dalla terza fila e portandosi sempre più avanti. Il belga era ormai inarrivabile, perciò abbiamo impostato il resto della gara puntando al podio. Un risultato voluto, che incorona il grande lavoro di Luca e di un intero gruppo: quello di staff, meccanici, massaggiatori… Tutte persone che lavorano dietro le quinte e senza le quali noi oggi non saremmo qui a festeggiare».
Il bilancio di Pontoni
Il bilancio degli azzurri è l’ultimo racconto di Pontoni, che va avanti nella sua disamina, prima dei meritati festeggiamenti e del brindisi.
«Mi vorrei soffermare sul 9° posto di Dorigoni fra gli elite, un gran bel risultato. Sono contento di come ha corso pur partendo dalla quarta fila. Fra le donne under 23 invece torniamo a casa con il 6° posto di Gaia Realini. A un certo punto c’è stata quasi una tromba d’aria che ha danneggiato tutte le ragazze. Gaia era 7ª quando un arco ha divelto le transenne ed è finito nel percorso. Ha dovuto uscirne e poi rientrare e ha perso il tempo che magari le avrebbe consentito di guadagnare un’altra posizione. Comunque un bel piazzamento.
«In pratica chiudiamo con un piazzamento nei primi 10 in tutte le categorie e ci teniamo stretti la medaglia di Paletti perché il futuro passa per gli juniores. Da domani perciò penseremo alla Coppa del mondo di Tabor del prossimo weekend, cui parteciperemo con gli U23 e per la prima volta con gli juniores, passando per un mini ritiro in Friuli, come ce ne saranno tanti, che ci permetterà di conoscerci bene. Ma prima si brinda, non mi dimenticherò tanto facilmente questa prima medaglia».