Il gravel è realtà, ma l’Uci deve lavorare sul regolamento

17.10.2022
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Bici da strada o gravel? Che tipo di percorsi? Quali partenze? Se il primo campionato del mondo gravel è stato un successo è anche vero che c’è ancora molto da mettere a punto dal punto di vista del regolamento. E il grosso della torta spetta all’Uci.

Dopo il tricolore di Argenta ne parlammo con Massimo Ghirotto. Adesso sempre con lui, presidente della commissione fuoristrada della Federazione ciclistica italiana, ritorniamo sull’argomento.

Da sinistra: Ghirotto, Celestino e Amadio lo scorso anno alla Serenissima Gravel
Da sinistra: Ghirotto, Celestino e Amadio lo scorso anno alla Serenissima Gravel

Giudici in fermento

Oltre al loro solito lavoro di controllo, a Cittadella i giudici UCI hanno anche preso appunti, studiato la situazione e incamerato osservazioni. Più di altre volte hanno fatto delle foto da usare, immaginiamo, nel report. Un report più importante di altre occasioni. La base parte da qui.

«Diciamo che da adesso in poi – spiega Ghirotto – ci penseranno i responsabili UCI. Qualcosa va studiato. Come ad Argenta, più che una prima edizione è stata un’edizione zero per capire come andranno davvero le gare gravel.

«L’organizzazione e Filippo Pozzato hanno fatto dei miracoli, specie per mettere in sicurezza il percorso: 140 chilometri linea, più il circuito finale. Per me quella è stata la cosa più difficile. La domenica sera, a mondiale concluso, ho visto un Pippo più disteso. Sono stati coinvolti 40 Comuni, si è spaziato da strade su ghiaia e asfalto, strade private e nazionali… Anche per questo credo che per il futuro l’UCI, come stiamo già facendo noi della FCI, potrà prendere in considerazione l’idea di correre in circuito. Circuiti anche grandi, di 40-50 chilometri, sicuramente più facili da controllare».

Il format c’è. I corridori sono rimasti positivamente colpiti: ora va messo a punto il tutto. Va portato a regime.

«Una delle problematiche da risolvere – continua Ghirotto – è senza dubbio quella della partenza femminile e delle partenze maschili amatoriali. E’ inevitabile che ad un certo punto alcuni degli uomini vadano a riprendere le donne (magari non le primissime, ndr). Si mescolano e in qualche modo la gara femminile non è più perfettamente lineare».

Al mondiale Zoccarato ha utilizzato una bici gravel… Oss e VdP una da strada adattata. Alla Serenissima (in foto) la gravel era obbligatoria
Al mondiale Zoccarato ha utilizzato una bici gravel… Oss e VdP una da strada adattata. Alla Serenissima (in foto) la gravel era obbligatoria

Quali bici?

Altro tema: bici libere o bici gravel obbligatorie? Qui, a nostro avviso conterà molto anche la presa di posizione dei marchi, un po’ come avvenne per l’avvento del freno a disco. Al netto del percorso più o meno tecnico, è ipotizzabile che i costruttori vogliano imporre la bici gravel. Specie se questa specialità dovesse arrivare alle Olimpiadi, come già si vocifera.

L’esempio di Canyon è stato emblematico. La casa tedesca ha un po’ giocato con l’utilizzo della Grizl (il modello gravel) da parte di Van der Poel, quando poi in extremis l’olandese ha scelto la bici da strada adattata. E VdP lo sapeva… Ma intanto per tre giorni in tutto il mondo si è parlato della Grizl.

«Bici gravel o meno – commenta Ghirotto – si torna sempre lì: partire dalle norme. Noi come Federazione dobbiamo seguire l’UCI, già l’ho detto la volta scorsa. Aspettiamo. Credo che ci siano allo studio già delle precisazioni importanti.

«Personalmente la vedo difficile che il campionato del mondo sarà ristretto alle sole bici gravel. Perché si va a limitare il panorama mondiale, la presenza di certi atleti. Una bici da strada che consente il montaggio di gomme larghe la vedo più facile».

Argenta, Serenissima, mondiale… per ora sempre percorsi filanti nel gravel race
Argenta, Serenissima, mondiale… per ora sempre percorsi filanti nel gravel race

Percorsi filanti

Oss e molti altri pro’ hanno detto che alla fine sono stati sufficienti tre cambi di direzione e due ponticelli per fare la differenza. La tipologia dei tracciati quindi può andare bene per una gara. Poi ci può essere qualche tratto tecnico in più o in meno, o qualche salita in più, ma non si vedranno i tracciati da 300-400 chilometri super wild.

«Direi di no – dice Ghirotto – mi sembra che l’UCI abbia già messo un paletto in tal senso, specie se si vuol coinvolgere gli atleti dei team importanti. Se il gravel diventa una cosa eroica a quel punto non è più race. 

«A Cittadella c’era un piattone okay, ma se ci dovesse essere un po’ di dislivello in più di certo ci sarebbe qualche chilometro in meno. Altrimenti la gara diventerebbe troppo dura. In generale dico che mi aspetto che l’UCI prenda in mano questa specialità».

Il cittì Pontoni con le sue ragazze
Il cittì Pontoni con le sue ragazze

Atmosfera azzurra

Infine a Ghirotto, che ha sempre sentito molto la maglia della nazionale, chiediamo che atmosfera si respirasse nel clan dell’Italia. Un clan misto di crossisti, stradisti e biker.

«Bellissimo – conclude Ghirotto – ho avuto l’onore di assistere alla riunione tecnica sia delle donne che degli uomini e ho visto corridori come Daniel Oss, che hanno vissuto il ciclismo più importante al mondo, ascoltare con interesse i consigli di Pontoni e Celestino. I ragazzi e le ragazze erano attenti, umili, sinceri. E poi li ho visti divertirsi. Un gruppo differente dal solito.

«Mi sono un po’ rivisto io corridore che ascoltavo i consigli di Boifava e sempre io che davo i consigli da team manager ai miei ragazzi e alle mie ragazze della mtb».